Dio m’arrassa da mali vicine, d’arraggia canina,e d’a buscìa e ommo da bbene!”
Cioè: “Dio mi scampi dai vicini cattivi, dalla rabbia dei cani, e dalle bugie degli uomini perbene”. Avete mai sentito questo detto?
La lapide è in realtà un blocco di marmo fatto incastonare nel muro di un palazzo, che riporta la scritta su citata. Attualmente se ne può osservare una copia al posto dell’originale, in Via San Nicola dei Caserti. Ma la vera lapide è stata sistemata a partire dal 1893 in un portale che collega il chiostro al cortile del vecchio ospedale S. Maria della Pace
LA STORIA
Nel 1893 nell’ex ospedale della Pace fu collocata dai padri di san Giovanni una particolare lapide del sec. XVI, proveniente dal vicolo di San Nicola dei Caserti distante pochi passi. Essa fu murata per desiderio di un ricco e sfortunato napoletano che non riuscì a difendersi dalle calunnie dei nemici e da coloro che si reputavano amici, che lo accusavano di omicidio, i quali, grazie anche a numerose testimonianze false, lo fecero giustiziare.
Prima di morire il disgraziato lasciò tutti i suoi averi ai frati ad una condizione: all’interno dell’ospedale doveva essere esposta una targa (con le parole sopra citate) che l’uomo aveva fatto incidere proprio poco prima di morire e se qualcuno per qualche ragione avesse rimosso la targa, tutta la sua eredità sarebbe passata all’Ospedale degli Incurabili, alle medesime condizioni.
- L’Ospedale della Pace mise la lapide, mentre l’Ospedale degli Incurabili di tanto in tanto mandava un uomo a controllare che la targa non venisse rimossa. La targa poi fu spostata per alcuni lavori murari necessari
La storia è narrata anche da Benedetto Croce:
“ E vogliono che fosse l’ estrema voce, l’ ammonimento che andava oltre la tomba, di un dovizioso cittadino dimorante colà presso, il quale, per invidia e sopra false testimonianze accusato di omicidio, fu tratto al patibolo, e, prima di morire, legò tutto il suo all’ ospedale della Pace con l’ obbligo di fare scolpire quella lapide e mantenerla in perpetuo”.
L’obiettivo della targa era quello di ammonire le future generazioni di napoletani a diffidare delle persone che appaiono troppo perbene, dell’invidia dei cani, e della cattiveria dei vicini. (L’invidia dei cani sta a significare la predisposizione dell’uomo a mordere i propri simili).
Ancora oggi si narra che c’è qualcuno che quasi ogni notte si aggira nei pressi della targa. Alcune persone poi sono pronte a giurare di aver visto una strana sagoma vestita con abiti antichi vagare intorno ad essa per poi sparire nel nulla.