Lella Costa è senza dubbio una delle attrici più originali e iconoclaste della scena teatrale italiana e la sua verve, congiunta alla grande esperienza d’interprete completa e impegnata, le hanno sempre garantito apprezzamenti sia di critica che di pubblico.
Recentemente, Lella Costa ha portato in scena “Questioni di Cuore”, uno spettacolo reading tratto dalla celebre rubrica di Natalia Aspesi “Le Lettere del Cuore” sul Venerdì de La Repubblica. Un viaggio attraverso la vita affettiva e sessuale degli italiani, tra tradimenti, trasgressioni, remore, inibizioni e falsi miti. Migliaia di storie che ci restituiscono la temperatura del desiderio e la capacità o la difficoltà di relazionarsi ad esso: dalla ragazzina infatuata per un uomo maturo, alla donna che ama essere sottomessa, dalla signora che s’invaghisce di un sacerdote, alla moglie tradita e abbandonata, dal giovane fa i conti con la propria omosessualità, al maschio orgoglioso della sua virilità. In tantissimi, negli anni, hanno scritto a Natalia Aspesi chiedendo un consiglio, un parere. Lella Costa ha trasformato il tutto in uno spettacolo.
Incontriamo Lella Costa pochi giorni dopo lo spettacolo di Padova.
Da poco tempo hai portato sul palco del Padova Pride Village uno spettacolo tratto dalla rubrica di Natalia Aspesi “Le Lettere del Cuore” che racconta i desideri più reconditi degli italiani. All’interno c’è spazio anche per storie riguardanti le persone Lgbt. Come sei riuscita a rappresentare queste storie all’interno dello spettacolo ?
Credo che bisogna distinguere gli ambiti in cui queste storie sono raccontate e credo che Natalia abbia fatto un ottimo lavoro perché non ha dato né giudizi né consigli e cosi le ha restituite ai lettori senza essere mai banale o ipocrita. Lei mi ha confermato, facendomi leggere anche lettere mai pubblicate, il grande affetto reciproco con la comunità lgbt, un affetto che è dovuto alla sua grande onestà intellettuale. Lei mi ha rilevato che dopo la legge Cirinnà, le lettere che riceve hanno assunto un tono molto più speranzoso.
Nella tua lunga carriera ti è mai capitato anche solo di vedere e respirare azioni di omofobia all’interno del tuo mondo lavorativo ?
Quello che mi ha sempre spaventato e infastidito, più delle azioni vere e proprie, è la “discriminazione strisciante” nei confronti delle persone lgbt. Mi dà fastidio come oggi, nella nostra società, venga dato per scontato che tu sia eterosessuale. Credo che se hai a cuore i diritti e li vedi come valori inalienabili, troppo preziosi per essere negoziati, allora non puoi non combattere per farli valere per tutti. Mi ha sempre infastidito vedere come le persone lgbt siano considerati troppo spesso, in maniera subdola, cittadini di seconda classe.
Tu sei socia onoraria di Arcigay, come vivi il tuo ruolo di icona gay?
In primis, voglio chiarire che non ci si propone come icona, bensì vieni “eletta” come tale nell’immaginario collettivo di una comunità e a me ha sempre fatto un enorme piacere essere un’icona del mondo lgbt anche se non ho alcun merito. Semplicemente ho avuto la grande fortuna di aver conosciuto, fin da subito, persone omosessuali e in seguito anche le mie figlie sono cresciute in mezzo a tante coppie durature che erano omosessuali. Ho vissuto all’interno della comunità lgbt e per questo motivo non sono mai riuscita a capire il perché delle discriminazioni, perché è tutto molto naturale e per questo sono fiera del mio ruolo di icona gay e non abdicherò mai.