Giovedì 8 ottobre alle 13 è stato annunciato il Premio Nobel per la Letteratura 2020: ha vinto la poetessa e saggista statunitense Louise Glück per “la sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”, come si legge nelle motivazioni rese pubbliche dall’Accademia di Svezia.
La vittoria ha spiazzato tutti essendo la poetessa poco conosciuta nel nostro Paese: solo due dei suoi libri sono stati pubblicati in Italia e qui entra in gioco l’orgoglio campano, più precisamente partenopeo grazie a la casa editrice e Libreria Dante & Descartes di Raimondo Di Maio che, insieme alla Casa editrice Partenope, ha deciso, in tempi non sospetti, di pubblicare una raccolta di poesie di una quasi ignota scrittrice statunitense: “Averno”. Si tratta della decima raccolta di poesie di Glück, per un totale di 12, ed è una riscrittura del mito di Proserpina, la figlia della dea Cerere, rapita dal dio Plutone che la trascinò con sé negli Inferi. Secondo gli antichi romani, uno degli accessi agli Inferi si trovava nell’Averno, ora un lago vulcanico nel comune di Pozzuoli, non lontano dal sito archeologico di Cuma, la cui fama sopravvive in nomi turistici come quello del bar “Caronte”.
L’altro titolo tradotto nella nostra lingua è “L’iris selvatico” del 1992 (pubblicato dall’editore vicentino Giano), ma risulta introvabile.
Di “Averno” sono state vendute appena trecento copie, ma dall’annuncio della vittoria del Premio Nobel a Dante & Descartes sono arrivate circa 7 mila prenotazioni.
Louise Elisabeth Glück, nata a New York il 22 aprile 1943 nel corso della sua carriera ha pubblicato dodici antologie di poesie. Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per la sua raccolta The Wild Iris, ottenendo il primo di una lunga serie di riconoscimenti. Nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia, mentre nel 2003 era stata insignita del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti.
Le poesie di Glück sono conosciute per la loro precisione linguistica e il tono austero. Il poeta Craig Morgan Teicher l’ha definita una scrittrice per la quale “le parole sono sempre scarse, faticosamente vinte e da non sprecare”.
Sebbene il lavoro di Glück sia tematicamente diversificato, studiosi e critici hanno identificato alcuni temi di primaria importanza. Uno di questi è rappresentato dal trauma: Glück durante la sua carriera ha scritto sulla morte, la perdita, il rifiuto, il fallimento delle relazioni e i tentativi di guarigione e ripresa. Il rapporto tra le forze opposte della vita e della morte nell’opera di Glück indica un altro dei suoi temi comuni: il desiderio. Glück ha spesso scritto in modo esplicito su molte forme di desiderio, ad esempio il desiderio di amore e attenzione, di intuizione o di capacità di trasmettere la verità, ma il suo approccio al desiderio è contrassegnato dall’ambivalenza. Un’altra dimensione presente in Glück è la natura, che fa da ambientazione a molte delle sue poesie. In L’iris selvatico la scena poetica è rappresentata da un giardino, nel quale si intrecciano tre tipi di monologo: quello dei fiori e delle piante, quello di un essere umano che si rivolge a dio, quello della divinità.
La stessa autrice ha ribadito che la poesia non sopravvive “sui contenuti, ma attraverso la voce. Per voce intendo lo stile del pensiero, che lo stile del discorso non può sostituire mai in modo convincente”.
Mats Malm dell’Accademia Svedese ha riferito la sua reazione dopo la telefonata che le annunciava la vittoria: si è dichiarata “sorpresa e contenta” della notizia, “la prima cosa che ho pensato: potrò comprarmi una casa in Vermont”, ha commentato a caldo. L’altro pensiero – ha detto la Gluck al telefono con l’Accademia di Svezia subito dopo l’annuncio – è stato “come preservare la vita quotidiana delle persone che amo”.
La conferenza celebrativa del premio Nobel si terrà negli Stati Uniti per via delle restrizioni ai viaggi imposte dalla pandemia.