L’ultimo paradiso è un recente film italiano dal genere drammatico disponibile su Netflix dal 5 febbraio 2021. Prodotto da Lebowski e Silver Productions, diretto da Rocco Ricciardulli ed interpretato da Riccardo Scamarcio nel ruolo di protagonista, il film si è fin da subito posizionato in alto nella classifica dei film più visti sulla piattaforma di streaming online. L’ispirazione del regista pare sia nata partendo da una storia vera, scrivendo la sceneggiatura insieme allo stesso Scamarcio.
La trama è ambientata nel 1958 in un paesino del sud Italia, precisamente tra Puglia e Basilicata. Qui vive Ciccio, interpretato da Riccardo Scamarcio, agricoltore e sposato con Lucia, interpretata da Valentina Cervi, con la quale ha un figlio di 7 anni. Il sogno dell’uomo è quello di riuscire a cambiare le cose nel suo paese, affinché gli uomini socialmente deboli non vengano più sfruttati. Ciccio, infatti, lotta insieme ad alcuni suoi compaesani contro i soprusi dei proprietari terrieri della zona. Egli è inoltre segretamente innamorato di Bianca, interpretata da Gaia Bermani Amaral e figlia di Cumpà Schettino, interpretato da Antonio Gerardi, un ricco proprietario terriero dal carattere molto rude e che sfrutta i suoi contadini. Quando Cumpà Schettino, morbosamente geloso della figlia, scopre la loro relazione segreta, decide di farla pagare a Ciccio in maniera irreversibile.
Una storia di caporalato e sfruttamento, di umiliazione e lotta di classe, di amori e tradimenti, di assenza totale di legalità, di vendetta e delitti d’onore. Anche se la storia raccontata sembra assai lontana nel tempo, purtroppo il caporalato esiste ancora. Lo sfruttamento nei campi di coltivazione oggi riguarda per lo più gli extracomunitari, cioè coloro che vivono ai margini della società attuale.
“Abbiamo scritto il finale del film in soli dieci giorni, prima di girarlo” ha confessato Scamarcio, “così siamo stati più duttili, elastici e le cose sono apparse più organiche, specie perché non avevamo grosse risorse economiche” ha poi concluso. In realtà tale affermazione rilasciata dall’attore durante un’intervista, ci lascia un tantino perplessi. Il motivo di tale sconcerto, purtroppo, dipende dalla forte delusione che il finale ha lasciato in molti spettatori. Il racconto, infatti, scorre molto lentamente per circa due ore e la trama riesce ad essere avvincente fino all’ultimo, quando però poi si assiste ad un finale poco chiaro, frettoloso e quindi nell’insieme assai deludente. Un vero peccato se si pensa al lavoro nel suo insieme, ricco di storia vissuta e di emozioni, vere e crude come non mai, e grazie al quale Riccardo Scamarcio è riuscito a far uscire un’immagine di sé diversa da quella a cui il pubblico era abituato. Egli stavolta interpreta il ruolo di un uomo di mezza età rozzo ed ignorante, anche se molto intraprendente e furbo, un ruolo insomma che regala grande fascino al suo personaggio, sicuramente più maturo e quindi meno adolescenziale, in netto contrasto con la personalità stereotipata del quale l’attore è stato prigioniero per tanti anni. Un vero peccato perché senza dubbio sul finale si sarebbe potuto fare molto di più. Nonostante questa parziale critica, rivolta più alla regia che ad altri aspetti, è un film che vale comunque la pena vedere.
L’ultimo Paradiso racconta la voglia di rivendicare i propri diritti e di come la povera gente sia sempre costretta a subire. Una storia, quella sceneggiata da Ricciardulli e Scamarcio, che appartiene profondamente agli anni Sessanta del secolo scorso e che porta addosso i tratti peculiari di quella gente, di quella terra e di quella cultura tipicamente contadina, disperata e vogliosa di riscatto.