Salendo per via Mezzocannone, troviamo uno strano bassorilievo, rappresentante un uomo eccessivamente villoso ed armato di un lungo coltello, collocato sulla facciata di un fabbricato.
Sotto il bassorilievo, un’iscrizione datata 1742 ci dice che quest’opera fu rinvenuta nel ‘500 durante gli scavi per le fondazioni del Sedile di Porto, quartiere di Napoli adiacente al mare, il cui antico stemma presenta una figura molto simile a questa.
Il fregio scultoreo rappresentava Orione, che nella mitologia era il gigante cacciatore . Il bassorilievo, il cui originale è conservato al Museo di San Martino, è stato per molti anni oggetto di discussione per l’identità del soggetto raffigurato e per l’autenticità della datazione. Ciò nonostante il popolo napoletano decide di attribuire a quella scultura il volto di Colapesce, che simboleggiava l’antico Sedile di Porto.
La leggenda legata al mare di Colapesce si diffuse in tutto il meridione fin dal 1.200 e il mito narra che egli facesse parte dei “figli di Nettuno”, una setta di sommozzatori votati al dio del mare. Gli adepti della setta segreta erano aiutati dalla Sirena Partenope che li dotava di poteri magici, grazie all’uso di una misteriosa alga che, opportunamente trattata, aveva il potere di rallentare il processo respiratorio, grazie alla quale, riuscivano a scendere negli abissi più profondi, per recuperare reperti storici e altri oggetti. Nicola (Cola) pesce era un ragazzo dalle grandi abilità natatorie e spesso effettuava immersioni subacquee,
Nicola, a causa delle sue continue lunghissime immersioni, cominciò a cambiare aspetto, e la sua pelle cominciò a squamarsi, facendolo diventare sempre più simile ad un pesce.
La sua fama giunse al re di Sicilia ed imperatore Federico II di Svevia che decise di metterlo alla prova. Un giorno, il re e la sua corte, si recarono al largo a bordo di un’imbarcazione e buttò in acqua una coppa che venne subito recuperata da Colapesce. Il re gettò allora la sua corona in un luogo più profondo e Colapesce riuscì nuovamente nell’impresa. La terza volta il re mise alla prova “Cola” gettando un anello in un posto ancora più profondo ed in quell’occasione Colapesce non riemerse più.