Tra macabri gadjets di feti ed esternazioni che sono andate dal discutibile al raccapricciante, il Congresso della Famiglia, che ha radunato a Verona i rappresentanti delle estreme destre, quelle più fortemente anti-femministe e anti-Lgbtqi, è ormai concluso. A partire da ora, dunque, si possono iniziare a tirare le somme di ciò che è accaduto in questo fine settimana caldo, soprattutto per comprendere quali sono e quali saranno le conseguenze sul piano politico. Il primo dato da sottolineare con soddisfazione è che la contromanifestazione organizzata, sabato 30 marzo, dalle attiviste di Non Una Di Meno, ha riscosso un successo enorme, tanto da gettare le basi per un dibattito che davvero presenta le potenzialità per produrre dei risultati importanti. Migliaia e migliaia di persone, provenienti da tutta Italia e non solo, infatti, hanno sfilato per le vie della città scaligera per la tutela delle libertà di tutti e per muovere un forte dissenso contro le politiche oscurantiste promosse nel suddetto convegno. In pratica, tutte le sigle dell’attivismo e dell’associazionismo a favore dei diritti civili e umani e tutti i partiti della sinistra, tanto parlamentare quanto extraparlamentare, si sono unite nella marcia, e questo è un segnale importante sul quale poter costruire. Tra gli esponenti politici di spicco che hanno preso parte al corteo, tra gli altri, possiamo citare, in prima linea, Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico, relatrice e prima firmataria del disegno di legge sulle Unioni Civili, approvato nel 2014; poi, l’ex Presidente della Camera e attuale deputata di Liberi e Uguali, Laura Boldrini; Nicola Fratoianni, deputato e segretario nazionale di Sinistra Italiana; Giuseppe Civati, segretario di Possibile; e anche Maurizio Landini, segretario nazionale della Cigil, il più grande sindacato italiano. Ma al di là di coloro che hanno attivamente partecipato alla giornata di mobilitazione, pure altri soggetti della politica hanno espresso la loro posizione di sostegno. Ad esempio, Comuni come quello di Torino, Palermo, Bologna e Napoli hanno esposto bandiere arcobaleno e manifesti per le famiglie omogenitoriali, e in tal senso, con un post su Facebook, si è pronunciato anche Pizzarotti, sindaco di Parma.
Di certo, vi è da segnalare con piacere che persino nel Movimento Cinquestelle, sempre alquanto timido nello sposare la tematica, si è aperta una grossa breccia e in molti hanno manifestato il proprio disappunto verso le posizioni retrive della Lega Nord, che attualmente governa con loro. La frizione tra i due partiti di governo, pure in vista delle europee del prossimo maggio, sulla questione, è stata molto rimarcata. Dopo Luigi Di Maio, che ha definito i partecipanti al Congresso “destra di sfigati” e “fanatici” – mantenendo, però, un profilo moderato e non di totale apertura sul tema delle famiglie arcobaleno – il Presidente della Camera, Roberto Fico, in un intervento al Tg1, poi riportato sulla sua pagina Facebook, ha sostenuto quanto segue: “Famiglia significa volersi bene, riconoscersi e scegliere di costruire un progetto di vita insieme. Famiglia significa prendersi cura dei propri figli e dei bambini che vengono adottati. L’evoluzione della famiglia è quanto di più bello ci sia, perché significa che il nostro mondo è in movimento. E racconta una splendida evoluzione culturale. Le famiglie non vanno messe le une contro le altre. Vanno tutte tutelate perché tutte arricchiscono la nostra società. Abbiamo il compito di supportarle, di guardare ai cambiamenti che di fatto esistono nella nostra comunità e di non arretrare sui diritti, mai. Ed è per questo che voglio organizzare un’iniziativa alla Camera sull’evoluzione della famiglia, sulle famiglie arcobaleno e per ascoltare le esigenze di tutti.”
Dello stesso avviso è stato Vincenzo Spadafora, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità, il quale fin dal suo insediamento si è sempre posto in rotta di collisione con il ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana. In due interviste televisive, a In Mezz’Ora e a Omnibus, Spadafora ha sottolineato il suo impegno affinché sui diritti civili delle donne – a partire dal contrasto all’ambiguo ddl Pillon – e della comunità gay e trans non si torni indietro, annunciando, inoltre, che per il prossimo 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, verrà organizzato un evento per tutte le famiglie, incluse quelle omogenitoriali.
Ma c’è di più, in quanto, come appreso da diverse testate giornalistiche, ben 36 senatori del Movimento hanno presentato un disegno di legge, per includere nell’attuale legge Mancino, oltre alle condanne per le violenza e le discriminazioni sulla base dei motivi razziali, etnici e religiosi, anche quelle di matrice omotransfobica.
A dire il vero, già in passato sono state proposte iniziative di questo tipo – ad esempio, nella scorsa legislatura con Ivan Scalfarotto del Pd – ma non si è mai riusciti a portare il risultato a casa; speriamo, pertanto, che questa possa essere la volta giusta, sebbene l’ingombranza della destra, da Fratelli d’Italia e Forza Italia, fino, ovviamente, alla Lega Nord, non ci consenta di essere molto ottimisti.
In conclusione, però, ciò che emerge è che, grazie alla R-esistenza delle donne e degli uomini che sabato, come un uragano, hanno invaso Verona, portando un messaggio di libertà e civiltà, qualcosa si è mosso, a testimonianza che le piazze, quelle vere, fatte di carne ed ossa, a dispetto dell’odio dilagante dei social, riescono ancora ad avere un peso fondamentale. E non è neppure un caso che, proprio in questa settimana, in base a ciò che rivelano i sondaggi, la Lega abbia perso un punto nella percentuale dei consensi.
Insomma, siamo tanti, ci siamo riscoperti e questa è la via giusta! Ora, impegniamoci tutti insieme per far sì che l’Italia possa essere sempre di più un Paese libero e laico, contro tutti coloro che, fomentando astio e contrapposizioni, vogliono inglobarla in un modello di società che comprime le diversità e le felicità altrui.