Il 7 gennaio è morto Vitaliano Trevisan, aveva da poco compiuto 61 anni. E’ stato uno scrittore, attore, drammaturgo, regista teatrale, librettista, sceneggiatore e saggista
Lo rende noto il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco: “A nome dell’amministrazione comunale esprimo cordoglio per la prematura scomparsa di Vitaliano Trevisan, eclettico artista vicentino le cui doti di scrittore, attore e regista sono state in più occasioni riconosciute a livello nazionale e internazionale”.
Trevisan pubblicò i suoi primi racconti – “Un mondo meraviglioso” nel 1997 e “Trio senza pianoforte/oscillazioni” nel 1998 – per l’editrice Theoria, ma divenne famoso con il romanzo “I quindicimila passi” (Einaudi, 2002). Nel 2003 fu autore del soggetto e della sceneggiatura, e poi protagonista, di “Primo amore” di Matteo Garrone.
I quindicimila passi
Thomas conta i passi. Da casa alla questura, millecinquantatré passi. Da casa al tabaccaio, settecentonovantuno. Da casa al negozio di alimentari, milleottocentocinquantuno. Conta con una precisione metodica, senza lasciarsi distrarre da niente, gli occhi fissi a terra, un gessetto sempre in tasca per segnare il punto da cui ripartire in caso di una deviazione imprevista. Scandire il numero dei passi lo aiuta a tenere la morte un passo indietro, tra le macchine che gli sfrecciano accanto lungo strade tutte uguali, perché in definitiva la strada è sempre una sola.
Standards. Vol. 1
“Nei cinque racconti che compongono questo libro Trevisan reinventa virtuosisticamente la canzone “When I fall in love” di Viktor Young e Edward Heyman, il racconto “Un canto di Natale” di Charles Dickens, e altri “pezzi celebri” di Samuel Beckett, Soren Kierkegaard e Thomas Bernhard. Cinque astratti esercizi di stile, dunque? No: cinque corpo a corpo con l’esistenza. Le appropriazioni-reinvenzioni di Trevisan mostrano, come meglio non si potrebbe, che la distanza tra la letteratura e la vita è minima, o nulla. E come i libri che leggiamo ci modificano, aumentando la nostra vitalità, così la nostra vita modifica i libri che leggiamo. In questo modo i libri vivono.” (Giulio Mozzi)
Un mondo meraviglioso
Con questo libro Trevisan, uno dei talenti piú originali della nostra narrativa, si rivela spigoloso auscultatore dei sintomi di una società malata, anatomopatologo che racconta, in un pietoso referto, le cause di quella insopportabile euforia suicida che inquina i nostri rapporti sociali ed esistenziali.
Scritto come un’improvvisazione jazzistica, il romanzo è la trascrizione letteraria dell’incessante ruminare di pensieri, ricordi, immagini che si presentano nella mente del protagonista, un giovane disoccupato in perenne rivolta contro se stesso, gli amici, il padre, i suoi concittadini.
Nel vorticante monologo di Thomas appaiono squarci di una provincia italiana descritta come il corpo putrescente di un cadavere, si aprono ricordi d’infanzia dove un padre impettito regala al figlio un’insopportabile filosofia di vita che tende a normalizzare la sua follia solitaria, reintegrandola nella piú conformistica follia sociale condivisa dagli altri. Thomas è invece l’antieroe moderno che non ci sta, ma che non ha altre armi per esprimere il suo rifiuto oltre la nevrosi e la scrittura.
Shorts
Negli anni Quaranta erano chiamati shorts i minifilmati di presentazione di pezzi jazzistici: i precursori dei videoclip. In questo libro, composto da brevissimi racconti, Trevisan scrive dei temi a lui piú cari – lo sradicamento, l’orrore-amore per la provincia, il lavoro – riprendendo la musicalità improvvisata e geometrica degli shorts, per narrarci un mondo perverso, deformato dal progresso, abitato da creature sbandate, vagabondi dell’anima, ragazzi alla deriva. Un libro di forte tensione etica nel quale la comicità esala come dal tessuto putrescente di una terra infetta.
Shorts è uscito in contemporanea con il film di Matteo Garrone Primo amore, di cui Trevisan è sceneggiatore e, a sopresa, attore protagonista.
Il ponte
Un uomo ha lasciato per sempre la sua famiglia e l’italia. A distanza di anni, la notizia della morte del suo fratello di sangue lo induce a tornare. Nel corso del viaggio mentale, che precede quello fisico, il protagonista, costretto a vagare a ritroso tra le macerie della sua vita, finirà per imbattersi in una verità pericolosa. Raccontando la storia di Thomas, un uomo deciso a fare i conti definitivamente con il passato e col peso della colpa, Trevisan crea un personaggio che nella sua ambigua nostalgia delle radici distrutte dà voce al senso di spaesamento di tutti noi.
Grotteschi e arabeschi
Dall’incontro fra Vitaliano Trevisan e l’universo di Poe nasce uno sguardo limpidamente classico e insieme feroce, capace di narrare l’autentico orrore. Che si tratti di una famiglia oscena e di una madre moribonda che sa nascondere segreti – il più atroce dei quali solo al lettore sarà svelato – o di un uomo che vuol raschiare via dalla casa ogni traccia della donna che l’abitava, o del più spietato ritratto di artista italiano contemporaneo che possiate immaginare. In questo libro la lingua dello scrittore vicentino raggiunge un equilibrio e una originalità nuovi proprio mentre l’autore fa un salto all’indietro di due secoli e dichiara di ispirarsi al maestro del racconto: Edgar Allan Poe.