“Tu sei un negro, sei di una razza di merda. E rimanete sempre schiavi della vita. Devi fare solo il negro nella tua vita. Se ti acchiappo per strada ti mando in ospedale”. È questo uno dei messaggi vocali terribili che il titolare di un’officina a Materdei, nel centro di Napoli, ha mandato al suo dipendente, un 34enne richiedente asilo originario della Costa d’Avorio, il quale gli aveva semplicemente chiesto di essere regolarizzato in termini di tempi e retribuzione. Quest’ultimo, arrivato in Italia nel 2017 e residente in un centro di accoglienza in provincia di Caserta, come reso noto, da ben 4 anni, subiva le continue vessazioni e gli insulti profondamente razzisti del suo datore di lavoro, sebbene sarebbe meglio definirlo per quello che è, ovvero uno schiavista, dato che, per giunta, pagava il collaboratore – che nel frattempo aveva sviluppato notevoli capacità pure come elettrauto e gommista – solo poco più di un euro all’ora. Così, il lavoratore ha ora deciso di ribellarsi, sporgendo finalmente denuncia contro il capo officina. “Finquando lavoravo dodici ore al giorno e mi stavo zitto con i 15 euro che prendevo andava tutto bene, ma quando ho chiesto al mio ex datore di lavoro un contratto e una giusta retribuzione mi ha cacciato offendendomi per il colore della pelle e ora mi cerca per farmi male perché non vuole che vada a lavorare da altre parti“. Queste le sue parole, riportate pure dalla stampa.
L’ivoriano è, in queste ore, legalmente assistito dall’avvocato Hillary Sedu, italiano di origini nigeriane, il quale, come possiamo ricordare, già più volte si è espresso e battuto, in maniera assai lodevole, a favore dell’inclusione e contro il razzismo. “Il comportamento di questo indecoroso imprenditore – ha affermato Sedu – offende, oltre alla persona di pelle nera, anche tutte le persone che legittimamente chiedono la giusta retribuzione, ma soprattutto che chiedono di voler lavorare in condizioni di legalità. Il razzismo non è da sottovalutare, può essere, la mina che farà saltare le fondamenta della nostra democrazia“.
È, ovviamente, una notizia che ci dispiace molto apprendere e non possiamo non esprimere la nostra più totale solidarietà al lavoratore. Quanto accaduto, al tempo stesso, deve farci riflettere su come sia assolutamente necessario da parte nostra continuare a impegnarsi affinché la piaga del razzismo diventi sempre più marginale, così come quella dello schiavismo dilagante nel nostro Paese, che coinvolge tante persone, a prescindere dal colore della pelle. Basti pensare, per fare l’esampio più noto, ai braccianti agricoli nei campi di pomodori durante la stagione; ma molteplici sono i settori dove è possibile riscontrare questo triste fenomeno. Di certo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, aggravato dalla convinzione perversa e distorta di appartenere a una presunta razza superiore, è qualcosa di abominevole che ci riguarda tutti, semplicemente in quanto esseri umani. Qualcuno dovrebbe dire al capo officina sfruttatore, e ai tanti, troppi come lui, che non c’è assolutamente nessun merito nell’avere avuto la fortuna di essere nato nella parte ricca del pianeta ma che, anzi, ciò che ci qualifica è solo il nostro comportamento; e il suo, ci si consenta, fa decisamente ribrezzo.