San Gennaro è uno dei Santi più amati dai napoletani che lo hanno eletto a patrono della città dopo averla salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio. Vescovo di Benevento, amato da cristiani e pagani, fu martirizzato sotto Dioclezano. Il miracolo della liquefazione del sangue avviene nel Duomo di Napoli tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre – giorno della ricorrenza di San Gennaro – e il 16 dicembre; ogni volta segue la stessa procedura, Il rito prevede l’estrazione di una ampolla che contiene il sangue, da una nicchia chiusa a chiave, che si trova nella cappella del Tesoro di San Gennaro, e l’esibizione dell’ampolla ai fedeli.
L’ampolla ha la forma di una grossa lente di ingrandimento, con il manico in argento e al posto della lente da due vetri. Tra i due vetri sono sistemati due piccoli contenitori di vetro. Il più piccolo è vuoto, mentre il secondo, più grande, è per metà pieno di una sostanza che quando l’ampolla viene estratta appare solida e di un rosso molto scuro.
Dopo aver estratto l’ampolla, l’arcivescovo di Napoli inizia a scuoterla facendo una serie di movimenti bruschi tramandati dalla tradizione ( la rovescia più volte) facendo ampi gesti di modo che tutti i fedeli presenti nel Duomo possano vedere. Dopo un tempo imprecisato, a volte immediato altre volte di ore e ore la sostanza contenuta nel contenitore più grande inizia a diventare liquida: è la “liquefazione”, che è considerata un segno di buon auspicio. L’ampolla viene quindi mostrata ai fedeli e il Cardinale ringrazia Dio per aver permesso l’avvenimento miracoloso.
Nonostante questo rituale solenne, la Chiesa ha un atteggiamento prudente nei confronti di San Gennaro, del suo culto e del fenomeno della liquefazione del sangue.
Chi era San Gennaro?
Secondo la tradizione, San Gennaro nacque nel III secolo dopo Cristo e divenne Vescovo di Benevento. Fu arrestato a causa della sua attività di proselitismo, ma eseguire la sua condanna a morte non fu semplice. Prima fu portato ne l’anfiteatro di Pozzuoli per essere sbranato vivo, ma una volta ne l’arena egli benedì gli animali feroci e invece di sbranarlo si inchinarono miracolosamente al suo cospetto. I giudici allora lo condannarono alla decapitazione e questo metodo funzionò. Sembra che dopo la decapitazione, Il sangue di San Gennaro sarebbe stato raccolto da alcune donne devote e conservato ne l’ampolla che oggi vediamo.
In seguito al Concilio Vaticano II, San Gennaro fu rimosso dal calendario dei Santi con una riforma liturgica del 1969, e lo scioglimento del sangue fu definito come un “fatto prodigioso”. La reazione del popolo partenopeo non si fece attendere, i Napoletani insieme alla curia insorsero contro questa comunicazione. Dopo questa reazione il Vaticano decise di restituire san Gennaro ai propri fedeli, declassandolo però a santo di serie B, specificando che il suo culto doveva avere una diffusione esclusivamente locale. Ma anche così ai napoletani non andò bene e durante la notte ricoprirono i muri della città con svariate scritte. Tra le più celebri si ricorda: “San Gennà, futtatenne!”
Giovanni Paolo II accortosi dell’amore sviscerato dei napoletani per il santo, lo proclamò ufficialmente patrono di Napoli e della Campania nel 1980
Una spiegazione della liquefazione del sangue (secondo il POST)
La reliquia e il resto del tesoro di San Gennaro sono gestiti dalla Deputazione della Cappella del tesoro di San Gennaro, un organo laico che esiste dal 1601 e di cui fanno parte, oltre al sindaco di Napoli, i discendenti di tutte le principali famiglie nobiliari napoletane. La Deputazione non ha mai consentito approfonditi esami scientifici sulla reliquia, ma – come racconta questo articolo del CICAP – la spiegazione della liquefazione ha probabilmente a che fare con un fenomeno chiamato “tissotropia”. Le sostanze tissotropiche si trovano naturalmente allo stato solido, ma sono in grado di passare a quello liquido in seguito a scossoni e vibrazioni, come quelle subite dall’ampolla durante il rituale. Alcuni inchiostri per penne sono un tipico esempio di sostanza tissotropiche. Secondo il CICAP, uno degli ingredienti con cui nel Medioevo sarebbe stato possibile produrre una sostanza tissotropica è un minerale, la molisite, che si trova in abbondanza sulle pendici del Vesuvio. Questo potrebbe spiegare come mai nell’area sono presenti diversi culti di santi che, come quello di San Gennaro, comprendono l’esibizione di una sostanza che passa dallo stato solido a quello liquido.
In occasione della festa di San Gennaro 11 Musei si potranno visitare GRATIS:
Palazzo Reale di Napoli
Piazza del Plebiscito 1.
09.00-20-00.
Museo archeologico nazionale di Napoli
Piazza Museo Nazionale, 19.
9.00-19.30.
Certosa e Museo di San Martino
Largo San Martino, 5.
8:30 – 19:30 (ultimo ingresso 18:30).
Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento a Napoli
Via Tito Angelini, 22.
9.30-17.00.
Museo della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana
Via Cimarosa, 77.
Museo, 8.30-17.00; Parco, 8.30-17.15.
Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes e Museo delle Carrozze
Riviera di Chiaia, 200.
8.30-17.00.
Palazzo Zevallos – Stigliano
Via Toledo, 185.
10 – 18 (ultimo ingresso alle 17:30).
Parco archeologico di Cuma
Via Monte di Cuma, 3 Pozzuoli.
:9.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00).
Parco archeologico delle terme di Baia
Via Sella di Baia, 22 Bacoli.
9.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00).
Anfiteatro Flavio e Tempio di Serapide
Via Serapide, Pozzuoli.
9.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00).
Museo archeologico dei Campi Flegrei
Via Castello, 39 Bacoli.
9.00 – 14:20 (ultimo ingresso alle 13.00).