“E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, ed i grandi flutti del mare, ed il lungo corso dei fiumi, e l’immensità dell’oceano, ed il volgere degli astri, mentre si dimenticano di se medesimi”. Questa frase di Agostino m’è rimasta impressa nella mente sin dalla prima volta che l’ho incontrata durante gli studi giovanili. Un’osservazione che anno dopo anno appare più moderna, in una società schizofrenica ed intenta solo ad osservare l’altro e l’esterno. Un peccato di cui tutti ci macchiamo quotidianamente, per quanto si provi ad esser virtuosi. In questi mesi di viaggi nello spazio-tempo del cinema, ci si è ritrovati in molteplici luoghi e momenti storici, sempre lontani, sempre tanto distanti da apparire completamente slegati da ciò che siamo oggi. Eppure ciò che siamo oggi ne è la diretta conseguenza. Perché non provare allora a mettere una toppa a questa falla della coscienza?
Trattiamo di cinema, nello specifico del cinema delle origini. Trattiamo di quel periodo che ha visto la nascita di una nuova forma d’espressione, che per alcuni racchiude in sé tutte le altre. Scriviamo da Napoli, città che storicamente della cultura ha fatto vanto. Possibile che le due realtà siano sempre state così distanti come appare essere oggi? Possibile che in questo pullulare di creatività i loro destini non si siano mai incontrati? La risposta alla domanda è quanto mai semplice ed è assolutamente negativa: no, non è possibile. Nonostante non ce ne siano oramai quasi più tracce nella memoria collettiva, questa città ha vissuto un periodo d’oro del cinema, fungendo da propulsore per tutte le attività correlate al settore nella penisola. Napoli può essere infatti definita la prima vera città del cinema, la prima vera Cinecittà. Fu infatti solo a partire dal 1937, grazie ad una precisa volontà di Mussolini, che la produzione cinematografica inizia ad accentrarsi nella capitale. Nei quaranta anni precedenti, sorge spontanea la domanda, in Italia, dove risiedeva la dimora del cinematografo? Procediamo con ordine.
Sul finire dell’ottocento, i celeberrimi fratelli Lumière al fine di pubblicizzare la loro neonata invenzione decisero di compiere un tour europeo, toccando i più importanti centri culturali dell’epoca. Dopo Parigi, la loro tappa fu proprio Napoli. Qui si trovarono nel 1898 a presentare al Salone Margherita i loro primi cortometraggi. Rimasero inoltre così affascinati dalla bellezza della città da decidere di girare un cortometraggio che ne documentasse la quotidianità. In Italia nessun’altra città ebbe questo onore!
Immediatamente sorse presso la Galleria Umberto I la prima sala di proiezione per opera di Mario Recanati. A lui si deve anche il primo tentativo di dar voce agli attori sullo schermo. Ovviamente a quell’epoca il cinema non aveva ancora imparato a parlare e risultava muto, ma durante le sue proiezioni venivano assoldati degli attori di prosa che dai lati del palco recitavano le didascalie del film.
In brevissimo tempo le sale cinematografiche sorsero in tutta la città e già ad inizio novecento se ne contavano a decine. Se inizialmente le pellicole venivano importate dalla Francia, dopo poco nacque l’esigenza di produrne di proprie. Così la città partenopea si ritrovò con un numero sempre crescente di case di distribuzione e produzione, di registi ed attori. In questo contesto il quartiere del Vomero, per la posizione strategica di parziale isolamento dal resto della città divenne la sede della quasi totalità dei set cinematografici fino alla fine degli anni venti. Era cosa comune infatti incontrare per le sue strade i più celebri e quotati attori dell’epoca.
La spiccata tendenza folkloristica e dialettale della produzione napoletana però si scontrò fortemente con la visione nazionalistica ed unitaria dell’ideologia fascista, tanto che nel 1928 si arriva a vietare la produzione di film in dialetto, sferrando un colpo mortale alla produzione napoletana. I grandi incentivi economici elargiti alle case di produzione affinché si trasferissero nella capitale fecero il resto. In pochi anni questa politica decretò la morte della culla del cinema italiano.
Quest’epoca oggi è quasi del tutto dimenticata e sono davvero in pochi a conoscere i retroscena di un mondo perduto, ma che ha dato i natali alla settima arte in questa penisola ecullandola per svariati decenni.
“E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, ed i grandi flutti del mare, ed il lungo corso dei fiumi, e l’immensità dell’oceano, ed il volgere degli astri, mentre si dimenticano di se medesimi”.
Ci sarebbe davvero tanto da raccontare ancora. Oggi abbiamo però imparato che le rivoluzioni più grandi, quelle che ci appaiono più lontane, a volte si svolgono dove ogni giorno poggiano i nostri piedi.