Il sottosuolo di Napoli è attraversato da una grande rete di cunicoli, gallerie. Opere di grande ingegneria, lasciate per moltissimi anni in uno stato di totale abbandono e finalmente, possiamo dire, che oggi grazie al sapiente lavoro di Napoli Sotterranea recuperate a nuova vita, un viaggio nella storia lungo ben 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna, tra i resti dell’antico acquedotto greco-romano ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale
I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi e il loro acquedotto. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città superiore. I sotterranei lasciati all’incuria per secoli, furono utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai bombardamenti sulla città. Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi i periodi che le persone passavano nei cunicoli, uno spaccato di vita della storia cittadina.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale questo luogo divenne un bidone della spazzatura.
Gli speleologi continuano a studiare ed ispezionare le cavità e i cunicoli che riaffiorano in occasione di sprofondamenti e/o crolli ed inserirle nel cosiddetto censimento delle cavità cittadine.
Sono noti ad oggi 900’000 m2 di cavità sotterranee sotto la città di Napoli, di cui solo due sono di origine naturale.