Dalla letteratura al cinema passando per il teatro. Il romanzo “Orgoglio e pregiudizio” del 1813 di Jean Austen, caratterizzato da una miriade di personaggi e da una trama molto intensa, solca i palcoscenici teatrali. Una rappresentazione molto interessante è quella proposta al Teatro Mercadante di Napoli fino al 1 marzo 2020, con l’adattamento di Antonio Piccolo e la regia di Arturo Cirillo. I vari protagonisti di epoca vittoriana interagiscono all’interno di una scenografia essenziale, con specchi mobili in legno che danno una ulteriore profondità all’oscurità della parete di fondo.
La storia è incentrata su un giovane ricco e di buona famiglia, Charles Bingley, (Giacomo Vigentini) che affitta una tenuta nell’Hertfordshire, provocando scompiglio e disaccordi fra le fanciulle del paese, che vedono in lui un ottimo partito. Egli organizza un ballo a Netherfield, durante il quale si innamora della primogenita della famiglia Bennet, Jane (Sara Putignano). Il suo amico Fitz-William Darcy (Riccardo Buffonini) li disprezza per le condizioni molto modeste in cui vivono, e in modo particolare la secondogenita Elizabeth (Valentina Picello). La signora Bennet, (Alessandra De Santis), priva di tatto, mette in cattiva luce le figlie, e Darcy, vedendo l’amico destinato ad un matrimonio privo di prestigio, cerca di fargli cambiare idea. La situazione diventa più complessa quando subentrano gli altri personaggi, con continui ribaltamenti del campo di azione e colpi di scena.
Alla fine le due sorelle, Elizabeth e Jane, intrecciano una relazione amorosa con i due amici, Darcy e Charles Bingley. Nascono una serie di impedimenti all’unione, dove prevalgono l’orgoglio e il pregiudizio, i valori sentimentali contrastano con quelli economici. Altra figura di rilievo è il cugino del Signor Bennet, William Collins (Rosario Giglio), che alla sua morte erediterà la tenuta di Longbourn. Dopo essersi dichiarato a Elizabeth, sposa Charlotte Lucas, (Giulia Trippetta), amica delle sorelle Bennet.
La messa in scena procede con un ritmo incalzante e ai toni parodistici fra i protagonisti, si contrappongono sentimenti di profonda inquietudine per il raggiungimento dei propri obiettivi. La protagonista, Elizabeth, è l’espressione di come dovrebbe essere la donna per Jane Austen. Pur non essendo bellissima, riesce, grazie alla sua intelligenza e vivacità, a sposare Darcy. I rapporti tra i due non si presentano facili all’inizio. Le barriere sociali li pongono in contrasto. Da una parte c’è l’orgoglio dell’uomo che subisce un colpo terribile quando si rende conto di essere innamorato di una donna di ceto inferiore e con parentele poco “degne”; dall’altra c’è il pregiudizio di Elizabeth nei confronti dell’uomo che in un primo momento l’aveva considerata appena passabile. Entrambi alla fine si ricredono.
Altro spunto di riflessione è il matrimonio forzato della giovane Charlotte con Collins, un uomo poco attraente che riesce a sposarsi rendendo quell’unione qualcosa di disdicevole, dove lei è interessata più ai soldi che alla persona. Ai valori puri, dell’amore e della passione, si contrappongono quelli materiali, basati sulla ricchezza, sulla dote e sulle proprietà, in una società, quella vittoriana, ma anche in quella attuale, dove si riscontra ancora tale fenomeno, il potere patriarcale opprimente non è ancora stato eliminato.
In questo intreccio, gli attori dimostrano una certa versatilità interpretando diversi ruoli. Oltre alla regia, Arturo Cirillo si cala nelle vesti di due figure completamente differenti l’uno dall’altra: il signor Bennet, gentiluomo flemmatico e indolente di Longbourn; simpatico, ma impertinente e disilluso nei confronti del genere umano; e Lady Catherine de Bourgh, l’aristocratica zia di Darcy, donna altera e autoritaria. Cirillo racconta i personaggi della Austen attraverso la descrizione dei loro comportamenti, dal loro modo di vestire e di parlare, in un perfetto mix che unisce la trama e lo stile della scrittrice. Non potendo narrare l’intera vicenda, poiché sarebbe durato moltissimo, si è concentrato sulla relazione tra Elizabeth e Darcy, eliminando le tre sorelle più piccole della famiglia Bennet e la figura di Wickham.
Giulia Trippetta, invece, interpreta la vicina di casa e parente dei Bennet, Charlotte Lucas, e Caroline Bingley, sorella di Charles. Riesce con delicatezza e istinto teatrale, a immedesimarsi in una certa amarezza di Charlotte, che per eccesso di pragmatismo rinuncia a combattere per una propria realizzazione. Sposando il reverendo Collins sarà tra quelle maggiormente sconfitte dalla vita. Nel ruolo di Elizabeth, Valentina Picello, calata perfettamente sia nel personaggio, sia in quella della autrice, con una sensibilità che la avvicina alle donne moderne. Giacomo Vigentini, nelle vesti di Charles Bingley, mostra una leggerezza e frivolezza che nascondono un animo sensibile e molto romantico. Rosario Giglio interpreta il reverendo Collins, personaggio ipocrita che riesce a manifestare varie personalità allo stesso tempo per il raggiungimento dei propri obiettivi. Riccardo Buffonini, interpreta Darcy, un giovane che non vuole accettare passivamente le regole di una società fortemente rigida e regolamentata. E’ l’interprete capace di lavorare su una linea sottile tra l’essere e l’apparire, soprattutto quando essi sono molto in contraddizione tra loro. Darcy vive un dissidio interiore, è in fondo sia ciò che nasconde che ciò che mostra. Alessandra De Santis è una Signora Bennet a tutti gli effetti. Il suo è un personaggio faticoso e non facile nel suo essere così volitivo. Agisce in totale indipendenza, consapevole che in quanto donna e di famiglia non agiata, tutto va conquistato a prezzo di grandi sforzi e macchinazioni: ciò la rende una persona cattiva. Sara Putignano è Jane Bennet e mostra una straordinaria sensibilità nel cogliere la sofferenza del personaggio. Infatti, Jane, sembra accettare, a differenza della sorella Elizabeth, con passività il proprio destino, consapevole che loro non possano fare nulla a riguardo. In realtà, questa donna ha l’intelligenza di voler combattere e scegliere la propria vita.
Cirillo porta il romanzo a teatro partendo dalla leggerezza della scrittura della Austen, raccontando non solo la storia, ma anche qualcosa in cui gli attori e il pubblico possono immedesimarsi.