Oggi, amici lettori, mi occupo di famiglia, o meglio di padri di famiglia. Daniele ha 51 anni, è fiorentino ed è un libero professionista. E’padre di un bellissimo ragazzo adolescente T. ed ha un nuovo compagno. Si, Daniele è gay, prima di fare coming out ed abbracciare la sua nuova vita, era impegnato con una donna dalla quale ha avuto un figlio, come dire “tutto normale”. Poco a poco scende a patti con la sua natura e si scopre gay. Che fare?
Oggi molti gay vogliono essere padri e con i propri compagni crearsi una famiglia. Nel nostro racconto il figlio c’era già, frutto di un amore passato. Questa che segue è un’ intervista a cuore aperto, senza entrare nel morboso, senza spiare nella vita altrui, con un uomo che ha il coraggio di essere se stesso fino in fondo, senza maschere, senza filtri, quando essere se stessi con chi ci sta attorno e ci ama è la prova d’amore più grande che si possa sostenere.
Ci sono uomini che si rendono conto di essere gay in età adulta, per te com’è andata?
Per me non è stato così semplice. Sicuramente i primi segnali c’erano già stati in età molto giovane, ma il mio pensiero é stato quello che fosse una fase passeggera e che non poteva essere così, dal momento che volevo una famiglia e fin dall’adolescenza avevo una fidanzata. Poi però arrivato ai 40, con un figlio piccolo sempre di più ho sentito la necessità di accontentare la mia natura omosessuale e, affrontando un periodo di crisi interna ed un percorso di psicoterapia, sono arrivato ad affrontare così la mia nuova vita. Ovviamente il contesto sociale e familiare ormai stabiliti sono stati molto difficili da affrontare ma, con molto dolore e molta fatica iniziale poi tutto ha preso un modus molto più semplice.
Il coming-out è sempre un passo difficile da fare, com’è stato dirlo a tuo figlio? E come ha reagito lui?
Devo fare una premessa, la mia ex era molto spaventata dal concedermi la possibilità di fare coming out con mio figlio ed inoltre aveva una forte omofobia (probabilmente accentuata dalla situazione in cui si é trovata) per cui per un lungo periodo me lo ha impedito (anche con minacce legali insensate). Nello stesso periodo io cercavo di affrontare questa mia sofferenza di non chiarezza e mi sono rivolto ad R.G.R.(RETE GENITORI RAINBOW (Associazioni di genitori gay con figli da precedenti relazioni etero)) dove potevo condividere con altri genitori questo mio grande peso. Per circa 5 anni di separazione, nei quali mio figlio viveva momenti con me e M., il mio (adesso ex) compagno vivendolo come mio amico. Poi un bel giorno eravamo al mare e lui continuava a chiedermi di M. perché non fosse con noi. A quel punto gli ho detto che non sarebbe venuto perché non era un mio amico ma il mio compagno, T. ha risposto solamente “ok” molto tranquillamente, a quel punto ho chiesto se avesse capito due volte e tutte e due ha risposto”si” … alla terza mia richiesta ha risposto “babbo sei omosessuale e allora?”…dopo un attimo di stupore ne abbiamo parlato. Da quel momento in poi finalmente la consapevolezza da parte di tutti e due della sincerità totale non ha fatto che rafforzare il nostro rapporto.
Avete subito, tu o tuo figlio, discriminazioni da i genitori di altri bambini, dagli amici (bullismo)?
Assolutamente no. Gli amici di famiglia che abbiamo sempre frequentato prima come famiglia unita e poi da separati sono stati estremamente naturali anche dopo il coming out e non hanno creato mai nessun problema. L’unica persona molto netta nel tagliarmi fuori è stato il mio ex suocero il quale addirittura non mi rivolge più la parola e con T. non parla mai di me. Per il resto a lui ho lasciato la libertà totale in ambito scolastico o dello sport di dirlo a chi volesse e di comunicarlo a me.
Oggi la politica italiana ha fatto passi avanti, vedi la legge della Cirinnà, i pride, lo sdoganamento in tv, ma ancora siamo indietro rispetto a tanti paesi. Secondo te cosa ci manca per essere cittadini e gay a pieno titolo?
Beh fondamentalmente manca una “normale inclusione”, e in alcuni casi manca soprattutto la voglia di lottare lasciando sempre che sia qualcun’altro a farlo per noi.
Ci sono tanti padri che fanno una doppia vita, se gli potessi dare un consiglio, cosa gli diresti?
Ad un genitore che vive una doppia vita, potrei portare solamente la mia esperienza, dicendogli che la sincerità di un rapporto genitore/figlio PER ME non ha paragone. Il solo guardare mio figlio negli occhi e pensare che lui stesse guardando un padre “diverso” da quello che sentivo di essere mi uccideva. Così fortunatamente non è stato. anzi, è stata la sensazione più bella e forte della mia vita ed ho avuto la netta sensazione (anche se non detta a chiare lettere) di sentirmi dire “sei mio padre e che tu sia gay non mi importa ti amo così come sei”. Non lo ha detto a parole ma lo ha detto con il cuore, le emozioni hanno parlato per lui ed adesso il rapporto ha tutto un altro spessore!
Daniele ha il coraggio delle proprie azioni.
La normalità, (intesa come vivere come chiunque altro) che alcuni vogliono negare agli omosessuali, è solo un parametro imposto, un muro oltre cui non sia possibile andare oltre. Le istituzioni per prime hanno sempre mirato a volerci imporre cosa sia normale e cosa sia una famiglia. Daniele è un padre come tutti gli altri, preleva il figlio a scuola e lo sgrida se torna tardi, niente di strano, forse quasi banale, ma sono i padri come lui che ci insegnano che la normalità si crea con le parole, il coraggio. I muri, che siano di cemento o invisibili, si abbattono spinti da una forza maggiore che è l’amore per se stessi e per gli altri.
Si è gay e padri ma su ogni cosa si è uomini liberi.