“Se lui è la tua salvezza, salvalo e verrai salvato”.
- Trama: Alex e Daniel sono due ragazzi, due adolescenti che vengono in contatto con un luogo oscuro, quello del riformatorio che li metterà profondamente in crisi, sconvolgendo la loro innocenza. Come bambini che credono alle favole, cercheranno ancora di opporsi all’orrore, in una scansione temporale travolgente e pressante che li porterà a scontrarsi con se stessi, tra di loro e con tutto il mondo che li circonda.
- Recensione: non immaginavo di potermi imbattere in una storia simile: ero pronta a qualcosa di “immaturo” ed anche un po’ banale, ma questa giovane scrittrice mi ha travolta. Il suo pennino è bagnato nel patos, riesce a trasmettere le sensazioni come una scarica elettrica. Ha un modus scrivendi adulto ed una capacità narrativa fuori dall’ordinario. Posso assicurare che ci si dimentica di essere al cospetto di una scrittrice alle prime armi. E’ una storia dove le metafore e la realtà si confondono, dando chiavi di lettura più svariate; si ha la sensazione di essere in un incubo dove i carnefici assumono sembianze di lupo e le vittime si fondono per essere un’unica persona e non si sa se ci si trovi davanti ad uno specchio dove il riflesso è il proprio opposto o innanzi ad una persona in carne ed ossa. I lividi inflitti restano indelebili imprimendosi anche nel cuore e nel cervello, i protagonisti si aggrappano l’uno all’altro con grande forza, ma è come aggrapparsi ad una cascata che non da appiglio e trascina giù tra i flutti. Una storia che con la sua ruvidezza addolcita dalla fragilità dei personaggi graffia l’anima ed entrerà nel cuore del lettore in maniera invasiva. Imperdibile.
- La scrittrice, Greta Altamura è nata il 7 Novembre 1999 a Genova. Fin piccola ha coltivato la passione per la scrittura ed è stato l’amore per le parole a spingerla ad intraprendere gli studi classici. “Perduti” è il suo primo libro, scritto all’età di 17 anni edito da Fabbrica dei Sogni.
- Intervista:
Sei giovanissima ed hai una capacità empatica molto spiccata. Quando hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere da quando ne ho memoria. Da piccola ricordo che trovavo la mia espressione più nella scrittura che nella voce. Penso che il mio spazio sia tra la carta perché solo lì riesco a chiarire cosa è il mondo. Ho iniziato a scrivere “Perduti” a nove anni. Non ho mai più riletto quella bozza, per vergogna forse, che era sicuramente molto diversa da quest’ultima stesura, eppure sento che i tratti di questa storia ci fossero già allora.
C’è qualcosa o qualcuno che ti ha ispirato nella trama dato che è molto originale?
A dir la verità, non lo so. Subisco l’influsso di tutto quanto mi circonda, poi resetto e inizio a scrivere. Le emozioni si accavallano, si sviluppano e nasce una storia.
Ti rifai a qualche scrittore in particolare?
No. Però la lettura mi ispira molto. Penso che tutto ciò che è stato scritto prima di noi sia imprescindibile da quello che scriveremo. Ogni parola è lo sviluppo della Storia umana e mi piace partire da ciò che siamo stati, dai grandi poeti e scrittori.
A parte la madre del protagonista nessuna figura femminile appare nel tuo romanzo, come mai? Onestamente, non riesco a scrivere dal punto di vista femminile. Penso che le donne abbiano una storia scritta già al loro interno, una storia tanto vasta e delicata che meriterebbe pagine e pagine a parte. Nel mio libro, ho cercato di parlare del dramma umano e la bellissima complessità della donna merita un discorso a parte che trascenda la vita umana e il suo dolore.
A chi NON consiglieresti il tuo libro?
È difficile dirlo. Quando scrivi qualcosa, ti esponi a tutti coloro che vogliono leggerlo, devi accettare che la tua storia passerà di mano in mano e di pensiero in pensiero. Chi scrive deve accettare di scrivere per tutti. Però, se devo dare una risposta, direi che non lo consiglierei a tutti quelli che mi conoscono.
Ti sei mai sentita “Persa” o “Perduta” ? Sì molte volte. Penso sia inevitabile. Ho visto moltissimi occhi che vagavano cercando di aggrapparsi a qualcosa. Purtroppo o per fortuna, l’uomo possiede un’intelligenza tale che toglie quella compomente d’incoscienza che fa apprezzare a tutte le altre creature il mondo così come è, invece di ricercarvi un senso.
Che progetti hai per il futuro?
Vorrei andare a studiare giornalismo e comunicazione a Vienna. Voglio imparare un’altra lingua e un altro linguaggio, trovare sempre nuove parole d’espressione e nuove storie da raccontare.
“Eccola. Mi ha preso. Le persone la chiamano Speranza. Io la chiamo Dannazione. Sì perché è la tremenda ossessione che le cose vadano per il meglio. Ma non vanno mai per il meglio. Mai”