Nell’ultimo decennio l’Industria 4.0 è diventata la nuova realtà di molte aziende che operano sul territorio italiano. Secondo una definizione della Camera dei Deputati, quando si parla di Industria 4.0 viene indicato “un processo generato da trasformazioni tecnologiche nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione di sistemi e prodotti manifatturieri, finalizzato alla produzione industriale automatizzata e interconnessa”.
Questo processo deve riguardare ogni fase del processo produttivo. Si tratta di un’organizzazione che dà vita a una sorta di “fabbrica intelligente” del futuro, una “smart factory”, caratterizzata dall’uso di tecnologia digitale che a sua volta consente un monitoraggio di processi fisici e di assumere decisioni decentralizzate. Queste decisioni si basano su meccanismi di autoorganizzazione, orientati alla gestione, alla gestione efficiente delle risorse, ma anche alla flessibilità e alla produttività.
L’adeguamento delle aziende a questo nuovo contesto digitale ha rivoluzionato i ruoli, le mansioni e i singoli dipartimenti, introducendo nuove tecnologie, tra le quali: IoT, Cloud Manufacturing, Blockchain, Additive Manufacturing, Collaborative Robots e Big Data, più notoriamente conosciute come tecnologie per l’Industria 4.0. Queste, insieme ai modelli di business, non sono sufficienti ad operare la trasformazione che si auspica. Per garantire una vera e propria trasmigrazione verso una totale digitalizzazione del settore industriale, è necessario adeguare anche il personale dipendente ad un contesto decisamente più informatizzato. Sarà quindi necessario sviluppare, in capo ai singoli professionisti, competenze adeguate, al fine di utilizzare al meglio le tecnologie emergenti ed essere sempre all’avanguardia.
Dunque, se da un lato l’introduzione di queste nuove tecnologie ha significato un’evoluzione dei profili professionali tradizionali; dall’altro, questa trasformazione, ha portato all’introduzione di nuovi profili con competenze del tutto nuove. Così, per svolgere una determinata mansione, non è più necessario possedere le classiche competenze tradizionali, ma si richiede il possesso delle cosiddette competenze trasversali, ossia le soft skills. Così, ad esempio, non basterà più essere dei bravi sviluppatori, ingegneri o informatici, ma sono sempre più richieste ulteriori abilità, come una buona comunicazione (considerata la più importante tra le soft skill), la negoziazione, la leadership, la capacità di gestione, l’adattamento.
Questa nuova dimensione aziendale consente alle società di essere sempre più competitive sul mercato. Tuttavia, affinché un’azienda possa mantenere, effettivamente, uno standard alto sarà necessario formare e aggiornare costantemente i propri dipendenti. Per questa ragione è fondamentale iniziare a porre le basi già in fase di formazione accademica e durante il post laurea, al fine di rendere il proprio curriculum più appetibile ai recruiters.
Diverse sono le facoltà che consentono di costruire un ottimo curriculum per lavorare nell’Industria 4.0. come la facoltà di Ingegneria in tutti i suoi curriculum: Meccanica, Industriale, Civile, Navale, delle Costruzioni, Informatica, ecc. Così ad esempio la Classe di Laurea L09 prevede che i singoli esami di ingegneria industriale sono volti a fornire un background essenziale per l’Industria 4.0. La facoltà, infatti, è tesa ad approfondire gli aspetti legati al settore industriale, come la simulazione, progettazione sostenibile, smart manufacturing, additive manufacturing, logistica 4.0, robotica collaborativa. Sarà, inoltre, chiamato ad approfondire, in chiave multidisciplinare, ambiti afferenti agli insegnamenti relativi all’Intelligenza Artificiale, alla Cyber Security e all’Internet of Things.