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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Riflessioni Senza Linea

Quello che le donne non dicono…

Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo 7 mesi fa
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11 Min Lettura
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Che immagine di donna ci restituisce la cronaca di questi giorni?
Direi terribile!
In un momento storico come questo, nel pieno della affermazione di una pari dignità tra i sessi, con una concezione aperta della libertà e il rifiuto ideologico a qualsivoglia forma di sopraffazione, discriminazione, disuguaglianza, sembra anacronistico parlare di diritti e della loro tutela…poi però c’è la realtà nuda e cruda che ci consegna una amarissima verità: ben 77 femminicidi nel corso di quest’anno con una media settimanale spaventosa e con l’atroce consapevolezza che trattasi per lo più di delitti consumati in famiglia e tra gli affetti più stretti proprio con chi ci si dovrebbe sentire più sicuri e protetti!

L’ultimo omicidio in termini temporali e’ avvenuto pochi giorni fa: una 56enne uccisa, dal suo ex compagno di soli 26 anni, in modo terribile, colpita a martellate nella sua casa perché non voleva più continuare la relazione malata. La povera Alessandra aveva sporto denuncia per stalking alla fine di luglio e aveva manifestato alle forze dell’ordine il timore di una reazione dell’uomo!
Aveva ragione ad avere paura perché il suo ex compagno che la ossessionava, dichiarando di amarla alla follia non faceva che perseguitarla e minacciarla, le aveva messo lo zucchero nel motore dell’auto per impedirle di muoversi, la seguiva e la appostava continuamente, le bucava le ruote della vettura, quando erano insieme le chiedeva un video ogni 10 minuti per controllare costantemente dove fosse e cosa facesse!
Eppure anche in questo ennesimo drammatico caso Alessandra si è ritrovata sola col suo carnefice quel maledetto 26 agosto appena un mese dopo la sua denuncia senza alcuna difesa, senza poter invocare aiuto, senza potersi salvare.

Non si può nemmeno dire che il reo fosse obnubilato da pregiudizi culturali legati all‘età o al modo di pensare! Siamo di fronte ad un ragazzo di appena 26/27 anni, modello e calciatore, uno sportivo che certo non viveva chiuso in un’ampolla di vetro.
Ciò nonostante, pur giovanissimo e quindi figlio di una generazione che è nata sotto il riconoscimento assoluto e acquisito delle libertà e dei diritti fondamentali, la sua gelosia, morbosa, ossessiva, gravemente patologica ne ha bruciato l’anima e ora è al cospetto con la giustizia e con l’espiazione della pena che i giudici riterranno opportuno applicare.
Certo spaventano le dichiarazioni che stanno circolando sul web di un rappresentante della croce bianca che responsabilizza Alessandra per la sua morte, per come si vestiva, per come si comportava !
È davvero vergognoso che dopo una morte così atroce qualcuno si permetta ancora di puntare il dito contro la vittima per il suo modo di essere, truccarsi, vestirsi , presentarsi sui social!

Siamo al nonsenso più assoluto!
Malgrado il codice rosso e l’aggravarsi delle pene, la catena dei femminicidi non si spezza anche quando le donne trovano la forza e il coraggio di denunciare.
Il problema è il numero consistente di denunce di questo genere che non permettono di seguire tutti i casi come si dovrebbe…troppe ancora troppe le donne vittime di atteggiamenti al limite della legalità e anche se c’è chi suggerisce una guardia del corpo da garantire a ciascuna delle denuncianti, è chiaro che la soluzione non è ancora stata rinvenuta forse anche perché la politica, seppure si attivi per dovere sull’onda emotiva dell’ennesimo fatto di cronaca, poi non ne ha fatto un caposaldo della campagna elettorale o del programma elettorale, segno di una povertà ideologica e sostanziale delle idee politiche e, cosa più grave, della mancanza di proposte innovative e, se non risolutive, almeno deterrenti.

Non sarà la politica a fermare la mano di un assassino questo è vero però il dibattito in parlamento sul tema e l’opera di sensibilizzazione che spetta alla politica è un passaggio necessario e dovuto anche in nome delle centinaia di vittime che contiamo senza sosta negli ultimi anni con delitti sempre più efferati e atroci.

Perché se è vero che la Meloni ripostando il video dello stupro in pieno centro a Piacenza voleva, a suo dire, sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne (e per inciso, ovviamente sul problema dell’immigrazione clandestina da eliminare in radice con una nuova politica di esclusione immigratoria), di fatto ha commesso una ulteriore offesa alla vittima che potrà non solo rivivere migliaia di volte quel momento ma soprattutto essere alla mercé del mondo web che non è tra i migliori contenitori a cui affidarsi.

Siamo all‘assurdo!

Perché senza entrare nel merito della deontologia dei giornali da cui la Meloni ha attinto il video, la questione sulla opportunità o meno della pubblicazione in parola ha fatto molto discutere in queste ore.

Ovviamente non si parla tanto del suo ruolo di donna politica in corsa per essere la prima premier di destra a governare il nostro paese, ma del suo essere donna…c’è da chiedersi come può una donna ferire un’altra donna strumentalizzando il suo dolore e il suo vissuto? Quale è il vantaggio di vedere o far vedere un video dove la visione dello stupro è alla portata a tutti? Qual è lo scopo recondito della pubblicazione?

Certo non quello di assicurare il colpevole alla giustizia perché ben prima del video già era stato arrestato , allora quale? Quello di esprimere solidarietà e comprensione alla vittima e alla sua sofferenza?
Non è questo il modo di sensibilizzare su un tema così delicato e doloroso…anzi se proprio vogliamo considerare gli effetti perversi del web c’è da spaventarsi per un eventuale  rischio di emulazione se addirittura si può ottenere una enfasi e una visibilità così grande, tutto a danno delle vittime ovviamente, che diventano vittime altre infinite volte ogni qualvolta ci sia qualcuno disposto ad intercettarne il contenuto che personalmente mi rifiuto di guardare!

Insomma cosa sta succedendo ai diritti e a quelli delle donne in particolare? Ne parliamo in continuazione…ci sono in giro per le nostre città e in luoghi simbolici scarpe rosse e panchine rosse a ricordarci le atrocità degli omicidi di donne eppure la conta non si ferma…anche quando non affrontiamo i delitti sempre più spaventosi che vedono come vittime le donne che respingono un amore malsano, che vogliono liberarsi di una presenza oppressiva, che rifiutano un controllo dettato da una gelosia incontrollata e incontrollabile ci ritroviamo, comunque, di fronte ad un mondo dominato da un pensiero becero e maschilista.
È così che la campionessa di nuoto italiana Linda Cerruti dopo aver postato una foto che la ritrae in una posa di ginnastica artistica complessa con ben in mostra le sue meritatissime 8 medaglie vinte agli ultimi campionati europei tenutisi a Roma, lo stupore e lo sconcerto suo ma anche delle persone “normali” è assistere non solo a complimenti e congratulazioni per i successi raggiunti frutto di grandi rinunce e sacrifici come per tutti i grandi sportivi, bensì una caterva indefinita di commenti sessisti – così li ha definiti lei stessa – tutti dedicati al suo didietro o al suo seno o alle sue gambe o alla sua posa che di sensuale o provocatorio non aveva nulla se non per le menti malate che si sono lasciate andare a commenti lascivi e che ora, se individuati, dovranno vedersela con la polizia postale perché la ginnasta non è rimasta a guardare o a soffrirne, no!

Definendosi completamente schifata e delusa dalla vicenda, la nuotatrice ha denunciato tutto alle forze dell’ordine competenti perché siano effettuati i necessari atti di indagine e se del caso puniti i colpevoli di reati.
Insomma se è vero che in Afghanistan i talebani hanno maltrattato, picchiato, ferito e colpito anche a rischio della loro stessa vita le donne afghane in protesta per la città per riottenere i loro diritti ormai perduti e dimenticati o in Ungheria Orban ha allertato il parlamento   sul rischio connesso all’aumento considerevole dell’istruzione delle  donne che, una volta ottenuta una buona formazione, decidono di sposarsi tardi o di non sposarsi affatto con pregiudizievoli effetti per le famiglie e i figli il che sta aprendo la strada a possibili ritorni al passato con preclusioni e discriminazioni di genere, qui siamo in Italia e le cose, nonostante il progresso, le chiacchiere da talk show, le prese di posizione strumentalizzate dalla politica, non vanno molto meglio perché qui non ci sono manganelli a negare diritti o un presidente di estrema destra a pilotare le idee ma – e forse fa ancora più paura – il serpeggiare di una mentalità silenziosa e brutale che si sta facendo spazio anche tra i giovanissimi e che riecheggia brutti momenti della storia .
La questione non è certo portare alla ribalta di nuovo Dio, patria e famiglia quanto lavorare su un ripristino di valori e principi democratici di libertà, uguaglianza e costruzione di una comunità civile che trovano nella nostra Costituzione già la loro essenza è solo che qualcuno pare l’abbia ignorato o addirittura dimenticato!

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Fabiana Sergiacomo Ago 29, 2022
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Pubblicato da Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo, funzionario del Miur, appassionata della mia città e della sua inesauribile cultura. Dotata di una passione sconfinata per la lettura, la scrittura e l'arte che Napoli offre in ogni angolo e in ogni suo tratto caratteristico.
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