Trama: Rosa Balistreri si accompagnava da sola con la chitarra: una donna straordinaria, di Licata. Una donna che conobbe un matrimonio senza amore e senza rispetto, il carcere, la malattia, l’abiezione, ma che si riscattò cantando con una voce forte e possente, dolce e rabbiosa, rauca e tenerissima.
Questa è la sua storia, così come, pressappoco, la raccontò con particolari inediti e con la sua voce fioca e ruvida. Di biografie di Rosa Balistreri ce ne sono già molte e allora, come sempre succede quando non si vuole fare solo cronaca, e si vuole davvero entrare nel cuore e nella mente della gente e di un’epoca, bisogna di proposito soffiare sulla cenere per rinfocolare la brace interrata; bisogna scoperchiare le cantine liberandole dalle scorie e dalle ragnatele che vi si sono depositate, leggendo dove non si legge; facendo dire ai personaggi quelle cose che nella realtà non hanno saputo o non hanno voluto dire; inventando, ricostruendo una verosimile storia, e facendo diventare, insomma, i fatti sentimento e poesia.
Casa Editrice Kimerik
Recensione: Ammetto, con vergogna, di non aver mai sentito parlare di Rosa Balistreri prima della lettura della sua biografia. La sua è una storia, che sin dalle primissime pagine mi ha affascinata e travolta portandomi a scoprire un personaggio realmente degno di nota e degno di essere letto. La sua vita è stata molto più che complicata: una bambina poverissima, ma dotata di voce straordinaria. Nata e cresciuta a Licata si è sempre adoperata per guadagnarsi il pane, la sua era una famiglia indigente, ma molto dignitosa e con grandi valori, analfabeta, ma curiosa ed arguta s’impegna ad imparare a leggere e scrivere. Una donna che ha vissuto grandissimi dolori ed ingiustizie: un marito imposto, che le usava violenza, il carcere, la voglia di rinascita, il manicomio. Rosa nel suo peregrinare ha avuto la fortuna di incontrare i grandi del secolo scorso, poeti, attori, cantanti, politici con i quali ha instaurato rapporti nella maniera più naturale, perché ai suoi occhi apparivano come persone comuni. Riesce a calcare i palcoscenici del mondo intero vestita della sua semplicità ed umiltà. La sua vita viene fortemente influenzata dai periodi storici che hanno scosso l’Italia del ‘900, ha vissuto stentatamente durante la seconda guerra mondiale, ha visto la nascita del comunismo diventando un’attiva sostenitrice del partito. Tardino, ha reso la storia di Rosa unica, creando dialoghi tra lui e la cantante, aprendo innumerevoli capitoli storici in cui venivano dettagliatamente illustrate le vicende sociali, politiche, amministrative dell’epoca.
Una lettura edificante, colta, coinvolgente, anche se non ho apprezzato la scelta del titolo in inglese. Si narra di una donna italiana, si accludono capitoli e capitoli di storia italiana e questo titolo straniero stride come unghie sulla lavagna. Tardino è uomo di grandissima cultura, ma avrei ridotto un po’ la parte storica, qualche pagina in meno non avrebbe tolto nulla al libro. Rosa è donna semplice, si esprime in siciliano e tale dialetto viene utilizzato nei dialoghi e nei pensieri. Fortunatamente, seppur partenopea, riesco ad intendere abbastanza bene tale parlata, ma non essendoci traduzioni ai margini, se non di pochissimi termini, la lettura può risultare ostica. La Balistreri, inoltre, era diventata grande amica di Raul Gardini ed a lui ed alla sua morte viene dedicato un lunghissimo post-scriptum, mentre avrei voluto leggere di Rosa, l’ho vista nascere, crescere, lottare e cantare e, mi avrebbe fatto piacere accompagnarla anche nella sua fine, invece nulla viene detto.
Un libro, una storia, tante storie che consiglio di leggere. Tardino ha creato un libro magnifico.
Vincenzo Tardino, detto Enzo, nato a Licata (Ag), è stato giudice della Suprema Corte di Cassazione, professore, avvocato e pubblicista. Vanta numerose pubblicazioni e molteplici riconoscimenti letterari.