Valerio Binasco, attore e regista pluripremiato e direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, focalizza la sua attenzione sui meccanismi della commedia, portando a teatro, “Rumori fuori scena”, dell’inglese Michel Frayn. Dalla brillante commedia metateatrale scritta nel 1982 da cui, nel 1992, è stato tratto un film di successo diretto da Peter Bogdanovich con Michael Caine e Christopher Reeve, oggi è un cult del teatro contemporaneo che svela, con una impronta beffarda, le dinamiche e la tensione che si nascondono dietro a uno spettacolo teatrale. La storia è divisa in tre atti, allestimento, debutto e tournée, di una messinscena di una farsa erotica. Il pubblico assiste alla prova generale della pièce, attraverso le entrate e le uscite dal palco dei protagonisti, con continui ribaltamenti del piano di azione, con divertenti equivoci e con una scenografia girevole che rievoca gli antichi lavori di scenotecnica dei generi letterari teatrali del mondo antico: tragedia, commedia e satira. Il teatro lascia spazio alla natura istrionica degli attori che si dividono fra recitazione e costante affermazione della propria professionalità, coinvolgendo il pubblico visivamente ed emotivamente sia sul palco, sia dietro le quinte, tra animate ripicche, disarmanti rivalità e affermazione di sé stessi. Una rappresentazione caratterizzata da interruzioni, errori, crisi di nervi, tensioni, amori e riappacificazioni, che rischiano di compromettere definitivamente la recita della commedia, della serie: “comunque vada, sarà un successo”.
Nel primo atto, la compagnia teatrale di Lloyd Dallas sta provando per l’ultima volta lo spettacolo “Niente addosso” di Robin Housemonger. La compagnia è composta da attori professionisti e non: Selsdon, attore di vecchia data con problemi di alcolismo; Dotty, amica di Selsdon e Lloyd, fidanzata con Garry, molto più giovane di lei; Frederick, sensibile verso ogni forma di violenza e alla vista del sangue, reduce da un divorzio piuttosto recente; Belinda, perfezionista e ficcanaso; Brooke, ex spogliarellista, personaggio “raccomandato” perché amante di Lloyd. Chiude la compagnia, Tim, assistente di scena dai capelli rasta e Poppy, infatuata di Lloyd, gelosa nei confronti di Brooke. Le prove dello spettacolo vanno avanti a rilento, a causa dei continui intoppi dovuti a problemi tecnici e alle continue sparizioni di Selsdon che si imbosca per bere. Lloyd, in un crescendo di rabbia, si sfoga brutalmente con Brooke, facendola piangere, e causando la gelosia di Poppy.
Nel secondo atto si assiste alla tournée nei vari teatri di diverse città. Lloyd, che segue anche un’altra compagnia, con la quale ha messo in scena il “Riccardo III”, all’insaputa di tutti si è intrufolato dietro le quinte per avere un po’ d’intimità con Brooke, ma viene informato da Tim dei dissapori nati tra alcuni membri della compagnia: Dotty e Garry si sono lasciati, per l’eccessiva gelosia di lui, che vede in Frederick un rivale, l’apice della tensione è raggiunta quando quest’ultimo, una sera a cena, ha ascoltato e consolato Dotty in preda a una crisi nervosa. E proprio Dotty è convinta, a causa di alcuni equivoci, che Belinda ci provi con Garry per ripicca, sostenendo che lei sia innamorata di Frederick. In questa scena emergono tutte le inquietudini, le insicurezze e le fragilità dell’animo umano, in cui la scomparsa di Selsdon, (alcolizzato), nè accentua l’intensità. A complicare la situazione si aggiunge pure Poppy, che insiste a voler parlare con urgenza a Lloyd, che cerca sempre di evitarla, (una eloquente trasposizione in chiave teatrale dell’attuale uomo contemporaneo). Lo spettacolo, dopo varie peripezie viene messo in scena, ma gli attori si lasciano andare a dispetti ai danni dei colleghi, incuranti del pubblico in sala, (beneficiario e giudice del prodotto teatrale). Nonostante i disastri in scena, l’Atto Primo giunge alla fine, ma le battute finali vengono coperte dallo sfogo di Poppy che grida a Lloyd di essere incinta, un vero e proprio j’accuse, in cui attira verso di sé l’interesse del pubblico e degli attori.
Nel terzo atto, invece, il malcontento e l’astio che serpeggiano tra gli attori sono talmente irrefrenabili che non esitano a rovinare lo spettacolo pur di infastidire i colleghi: Dotty e Belinda litigano anche in scena, non solo dietro le quinte, mentre Garry, di fronte alle difficoltà della scena, palesa la sua totale incapacità di saper improvvisare, (in antitesi alla improvvisazione teatrale dai tempi di Aristofane, fino ad arrivare alla Commedia dell’Arte dei giorni nostri); così come Brooke e Frederick, che viene ferito gravemente e sostituito da Tim, il quale subito dopo sostituisce Selsdon (scomparso per l’ennesima volta). Anche Poppy e Lloyd entrano entrano in scena, sostituendo lo Sceicco e lo Scassinatore. Questa alternanza di ruoli evidenzia la versatilità, l’abnegazione e la professionalità degli attori in scena. In effetti, l’intera rappresentazione rimanda tra analogie e differenze al dramma di Luigi Pirandello, dove i protagonisti della scena sono “Sei personaggi in cerca d’autore”, mentre in Michel Frayn, sono “Sei personaggi in cerca di sé stessi”.