Tanto tuonò che piovve, e sotto una pioggia battente Garcia e il Napoli si sono detti addio: fatale al tecnico di Nemours è stata la sconfitta casalinga contro l’Empoli, arrivata in pieno recupero al termine della peggior prestazione stagionale dei Campioni d’Italia.
Contro la squadra di Andreazzoli, Rudi, probabilmente consapevole che il suo destino fosse segnato a prescindere dall’esito del match, ha scelto di “morire” con le sue idee: 4-2-3-1, doppio centravanti con Raspadori e Simeone in campo contemporaneamente, e panchina per Kvaratskhelia e Zielinski, risorse da sfruttare nella ripresa.
Gli azzurri hanno faticato fin dall’inizio, tenendo con difficoltà le distanze tra i reparti e commettendo un’infinità di errori tecnici di cui si sono macchiati anche giocatori solitamente impeccabili come Lobotka.
Al di là di due belle parate di Berisha su Politano e Anguissa, giunte su azioni sporadiche, il Napoli ha prodotto poco, non riuscendo a controllare il gioco e rischiando anche di andare sotto su un paio di coraggiose iniziative di un Empoli ben messo in campo.
Poco è cambiato nella ripresa con gli ingresso degli esclusi eccellenti, anche se Kvara ha avuto le migliori occasioni per sbloccare la partita, soprattutto quella del 91′ quando, tutto solo, ha scaricato il sinistro sul piede di Berisha.
Neanche il tempo di disperarsi, che Kovalenko ha firmato la beffa, sfruttando la solitudine concessagli da Cajuste e beffando Gollini con un destro mandato a baciare il palo alla sua destra prima di insaccarsi, e spazzare via la panchina di Garcia insieme alla pioggia.
L’allenatore, esonerato ufficialmente martedì, paga dunque per tutti, e paga certamente al di là dei suoi indiscutibili errori, più di gestione del gruppo (in campo e fuori) che tecnico/tattici, pur talvolta evidenti.
Il principale responsabile di una situazione più deludente che preoccupante, e forse prevedibile dopo la sbornia dell’anno scorso, resta però il Presidente De Laurentiis, su cui ricadono due colpe: innanzitutto quella di non aver percepito l’imminente addio di Spalletti e Giuntoli, dovendo rimediare quindi in grave ritardo, e soprattutto quella di non aver ingaggiato un DS di spessore con il quale confrontarsi prima di scegliere l’allenatore.
Il capolavoro al contrario del patròn è stato partorito dopo il KO contro la Fiorentina, con Garcia prima delegittimato a mezzo stampa e poi commissariato con una presenza ingombrante in allenamento: se è vero, come è vero, che l’ambiente ha maltrattato Garcia al di là dei suoi demeriti, è altrettanto indiscutibile che il primo a mancare di rispetto al tecnico nelle parole è nei fatti è stato proprio il suo datore di lavoro.
Inutile, comunque, guardarsi indietro…o forse no, vista la scelta di De Laurentiis, che dopo aver scartato il poco convinto e poco malleabile Tudor, ha richiamato in panchina dopo 10 anni quel Walter Mazzarri che lasciò, sbagliando, il Napoli dopo aver condotto i suoi a uno storico secondo posto, e aver conquistato in precedenza una Coppa Italia e una qualificazione alla Champions League, sfiorando anche i quarti di finale contro il Chelsea.
Mazzarri, che nelle scorse settimane si era proposto con entusiasmo giurando anche di aver studiato nei minimi dettagli il Napoli di Spalletti, potrebbe essere davvero l’uomo giusto per invertire la tendenza, visto che arriva con la voglia di chi sa di aver commesso l’errore più grande della sua carriera lasciando un club in rampa di lancio, e che ora può giocarsi l’occasione della vita in quello stesso club nel momento di massimo splendore.
La lotta per il vertice, con l’Inter distante 10 punti, sembra già compromessa, ma se “Walter il Mago” saprà entrare nella testa dei suoi come fece nell’Ottobre 2009, subentrando a Donadoni e dando il via a 4 anni di emozioni intense e indimenticabili, chissà che questa stagione, con il Napoli ancora quarto e a un passo dagli ottavi di Champions, non possa regalare sorprese ormai inattese per gli sfiduciati tifosi azzurri.