Nessuno sapeva, oltre ai compagni di squadra e lo staff azzurro, che quella con la Samp sarebbe stata l’ultima gara in maglia azzurra di Marek Hamsik. Il capitano azzurro lascia dopo dodici anni e il record assoluto di presenze e reti con la 17 sulle spalle. Una intera generazione di tifosi è cresciuta con lui, lo slovacco silenzioso, simbolo della rinascita del Napoli dopo l’onta del fallimento. Non si può non volere bene a Marekiaro: i suoi gol, la sua cresta, finanche le sue pause sono tutte cose che rimarranno impresse nella memoria dei tifosi azzurri, e non solo. Nel dopopartita tutti ci siamo sentiti più soli: la calma apparente del capitano che esplodeva in una rabbiosa gioia ad ogni gol non ci terrà più compagnia. Il tempo passa per tutti e Marek aveva forse capito che per lui, in questo Napoli, lo spazio si sarebbe ridotto; l’idea di un fine carriera nella lontana ma ricca Cina era una seduzione troppo grande a cui già aveva resistito una volta. Lo salutiamo in silenzio: al momento della sostituzione sabato sera, nessuno, né a casa né sugli spalti, poteva saperlo. Probabilmente, se l’avessero annunciato prima, non sarebbero bastati due stadi a contenere il calore di chi avrebbe voluto salutarlo, ma lui ha voluto così e rispettiamo la sua scelta.
La gara di sabato ha dato una ulteriore conferma. Il Napoli è forte e non molla: Carlo Ancelotti, massacrato dopo l’eliminazione in coppa Italia, presenta una squadra che morde la Samp, forse la squadra che pareva più in forma in questo momento. L’uno due Milik-Insigne ha annichilito i blucerchiati, i loro sogni di gloria e le velleità di record dell’applauditissimo Quagliarella.
Un tre a zero nettissimo (di Verdi, nel finale su penalty concesso dal Var, il gol che arrotonda il punteggio) che non fa una grinza e che certifica, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che dopo la Juve (brutta e svagata in casa contro il Parma) non esiste altro che la squadra partenopea, vanamente protesa alla rincorsa dei bianconeri e meritevoli di un sincero applauso alla luce delle pietose défaillance di squadre come Inter (ko con il Bologna in casa), Roma e Milan (che si dividono un brodino caldo nel posticipo dell’Olimpico).
I nove punti che separano il ciuccio dalla Juve sono un’enormità, ma siamo sicuri che Ancelotti e compagnia non abbandoneranno il ring fino al gong finale.