Un lettore seriale, compulsivo ed appassionato di fumetti (e non solo) come il sottoscritto ci prova sempre ad essere del tutto imparziale quando è chiamato alla recensione di ciò che ha appena letto, tuttavia se Andrea Guglielmino – autore dell’albo di Samuel Stern N°27 intitolato Il quinto comandamento – “gioca sporco” ed esordisce sin dalle prime vignette con una captatio benevolentiae a base di citazione da Fabrizio de André, qualsiasi proposito se ne parte per la tangente fin dall’apertura dell’albo.
Ho provato in ogni caso a mantenere un certo equilibrio proseguendo nella lettura, mettendomi a dura prova a causa dei temi affrontati nella storia, tutti impegnativi.
Già autore dell’acclamato quanto pruriginoso albo numero 8 di Samuel Stern Il secondo girone, stavolta Guglielmino si confronta addirittura con i testi biblici e con “Il quinto comandamento”, sebbene come egli stesso tiene ad evidenziare per voce dei personaggi, nel Deuteronomio la prescrizione ”Non uccidere” sia il sesto dell’elenco, ma tant’è… si sa che le scritture non brillano per coerenza.
La vicenda narrata è di per sé lineare, senza particolari picchi di sensazionalismo, ma è il modo in cui viene messa in scena a renderla intensissima con il suo ritmo equilibrato e cadenzato intervallato da flashback esplicativi e con un racconto doloroso che affronta un tema spinoso quale l’eutanasia, ossia il diritto ad una morte dignitosa, l’opzione che chiunque dovrebbe avere anche a dispetto di un regime oppressivo.
L’altra tematica non è meno densa di significati, dal momento che affronta un quesito differente estrapolandolo direttamente dalla polveriera che era Belfast negli anni ’80 dello scorso secolo: è giusto rispondere con la violenza alla violenza?
Per tutte le prime 24 tavole quasi si dimentica di avere tra le mani un fumetto di azione e basato su atmosfere paranormali, tanto è lucido e realistico il ritratto di un uomo, Jerome Lannister, che ha accettato come giusta punizione divina per le sue azioni la sua tetraplegia e che dopo la rabbia e l’espiazione è giunto a chiedere l’oblio ed una pietosa morte, ben sapendo che la retriva ottusità della clericale Scozia mai gliela concederà: suo obiettivo è smuovere le coscienze come fatto anche da giovane anche se con mezzi del tutto diversi, ed innescare il dibattito.
Morale, etica e religione ma anche gli ideali politici diventano oggetto della discussione tra Samuel e Duncan, vecchio amico di Jerome, quando il demonologo comprende che “c’è qualcosa”: l’attimo dell’agnizione è di certo il picco tra le tensioni dell’albo, in quanto il resto si snoda con il confronto tra i due amici mai così vicini pur manifestando visioni opposte.
Mentre la posizione di Duncan è quella della chiesa, secondo la quale il demone Gorlath che mantiene in vita Jerome va scacciato ad ogni costo ed il giudizio sul momento della sua eventuale dipartita è esclusivamente ultraterreno, Samuel è più possibilista, e comprende la richiesta di una morte dignitosa pur compenetrandosi nel ruolo e nelle convinzioni dell’amico prete. Il valore dell’albo sta nel non prendere, da parte dell’autore (anzi, degli autori, perché i disegni di Annapaola Martello accompagnano con precisione e coerenza grafica il dilemma) una posizione netta, lasciando ai dialoghi tra Samuel e Duncan l’esposizione delle ragioni e delle motivazioni delle diverse “fazioni”, per quanto sia riduttivo definirle così.
A chi legge viene lasciato desumere con i propri filtri ed il proprio spirito critico cosa sia giusto, e se il valore indiscusso della vita vada protetto fino alla fine anche a costo di umiliazioni e patimenti o se possa esserci posto per un pietoso accompagnamento verso una decorosa interruzione delle sofferenze.
Mi sono state necessarie ben tre letture dell’intero albo in momenti separati per raggiungere non solo questa conclusione, ma anche per focalizzare che il ruolo di Samuel nell’ottica complessiva del racconto è quasi da subalterno, e che il vero protagonista è Duncan con la crisi delle sue ferree quanto dogmatiche convinzioni, le stesse che lo hanno spinto a prendere le distanze dall’IRA e scegliere i voti.
Il nostro prete irlandese affronta ancora una volta i residui del suo burrascoso passato venendo di nuovo ingannato con la principale arte dei demoni: la menzogna fatta di mistificazione della realtà e di manipolazione del passato, armi potenti se usate contro un personaggio dai trascorsi movimentati e sui quali c’è ancora tanto da scoprire.
Ho accennato ai disegni di Annapaola Martello, già autrice dell’albo numero 10 di Samuel Stern L’altro inferno e che in questa occasione ha sfoderato una prova del tutto differente. Quanto cupe e volutamente confuse erano in molti passaggi le tavole di quell’albo, come la sceneggiatura richiedeva, tanto invece per Il quinto comandamento l’artista ha dipanato un tratto secco e nitido capace di enfatizzare i passaggi più drammatici con i giusti giochi di luci ed ombre e una calzante espressività dei personaggi, che diventa quasi rimbombante nelle tavole flashback caratterizzate dall’abbondanza di suggestivi grigi.
Il demoniaco volo di Jerome/Gorlath è protagonista della copertina del trio Di Vincenzo-Piccioni-Tanzillo, particolarmente luminosa rispetto ad altri loro precedenti lavori ma con il ritorno alla quasi consueta angolazione estrema dell’inquadratura.
Uscita: 29/01/2022
Formato: 16×21 cm, b/n
Pagine: 96
Soggetto e sceneggiatura: Andrea Guglielmino
Disegni: Annapaola Martello
Copertina: Valerio Piccioni, Maurizio di Vincenzo e Emiliano Tanzillo