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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Riflessioni Senza Linea

Sanremo 2023 numeri da capogiro

Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo 1 mese fa
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20 Min Lettura
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5 giorni di vita sospesa grazie a Sanremo.

Settantatreesimo festival di Sanremo di nuovo sotto la Direzione Artistica di Amadeus.

Al suo fianco un sempreverde intramontabile Gianni Morandi.

E, poi, ogni sera una prima donna, ognuna con la sua storia e il suo modo di raccontarsi: Chiara Ferragni sbalzata dai social alla prima serata e alla finale, con la presenza rassicurante dei social e dei telefonini in ogni momento tanto da aver condizionato, persino, le performance di Morandi ossessionato dal suo profilo “official”; la belva Francesca Fagnani ammansita alla guida della seconda serata; la chilometrica Paola Egonu che ha padroneggiato la terza serata; Chiara Francini con la sua capacità attoriale al timone nella quarta serata dei duetti.

Voler raccontare questa settimana di festival è difficile in quanto  condensare tutto quello che si è manifestato sul palco dell’Ariston non è zippabile.

Tanti i registri toccati: emotivo, comico, imbarazzante, serio, nostalgico, rivoluzionario, attuale, reale, satirico, social, catodico.

E in questo la bravura indiscussa di Amadeus che ha virtù ormai certe nella straordinaria capacità di orecchio musicale individuando cast di pregio che convincono milioni di spettatori normalmente restii alla televisione in diretta, segno della sua professionalità e conoscenza reale della musica e nella sua capacità di umanità, qualcosa che, al di là dei ringraziamenti d’obbligo dettati dal fantasanremo, è talmente trasparente che giunge a tutti per la sua spontaneità e naturalezza tipica del suo modo di essere che rende unica la sua direzione artistica.

E così si susseguono artisti e ospiti che attraverso gag improvvisate, abbinate ad ottima scrittura, hanno fatto la storia di questi giorni e contribuito a  mettere da parte i pensieri tristi.

La vita si è sospesa per cinque giorni, dimenticando la realtà della guerra, se non nelle polemiche sanremesi col paventato intervento di Zelensky che si è ridotto alla lettura di una lettera in extremis l’ultima serata, rivelandosi completamente innocua, anche se in chiave propagandistica continua a insistere su una guerra protratta fino all’auspicata vittoria dell’Ucraina, la politica nazionale e la sua profonda crisi di identità in ogni colore e ideologia, il caro bollette, il terremoto che ha sventrato Turchia e Siria, la povertà da picchi inflazionistici e dal prossimo perdita del reddito di cittadinanza, gli immigrati dispersi nei nostri mari.

Si è parlato dappertutto solo e soltanto di Sanremo cercando di riempire i vari contenitori con i relativi contenuti.

E così la politica si è riempita di parole a fronte dell’omaggio a sorpresa della Costituzione da parte del premio Oscar Benigni, alla presenza del Capo della Stato, anche quella tenuta nascosta alla chetichella fino all’ultimo, per volere del Quirinale con qualche nota di imbarazzo della direzione RAI, con un sentimento di rispetto della Carta Costituzionale che festeggia i suoi primi 75 anni e una dedica, particolare, ai costituenti tra cui figura il padre del nostro Presidente della Repubblica.

L’art.21 della Costituzione che celebra la libertà di manifestazione del pensiero ricordata da Benigni e criticata dalla politica perchè Sanremo è solo canzonette e la politica deve starne fuori, eppure la volontà di Benigni era quella di commemorare le nostre libertà di cui dobbiamo essere fieri a fronte delle realtà che ci circondano dove anche semplicemente ballare o cantare può costare la vita.

L’Oscar Benigni resta sempre ben centrato sulla grande forza comunicativa e sull’immediatezza del messaggio che raggiunge tutti e fa breccia, perché è chiaro che non è sul palco dell’Ariston che si fanno i diritti, ma ricordarli da lì fa solo bene.

I suoi contenuti sono sempre ricchi di intensità e cultura, qualcosa che sembra una nota stonata tra le hit sanremesi ma di fatto, vi si colloca perfettamente nella costruzione del racconto del Festival che vuol fare Amadeus  in un calderone enorme dove infilarci davvero tutto, anche l’omaggio alla Costituzione e a chi l’ha scritta e ideata, facendovi confluire la reazione antifascista all’ingiustizia e all’orrore della seconda guerra mondiale devastante nel campo dei diritti e delle libertà.

Le critiche hanno riguardato anche la scelta delle donne di questo Festival se si pensa al timore e all’atteggiamento prevenuto nei confronti della campionessa di pallavolo, Paola Egonu, per un eventuale suo monologo sul razzismo in Italia, riallacciandosi alle sue polemiche sul tema nei mesi passati.

Di fatto, le donne che hanno affiancato Amadeus hanno portato tutte qualcosa…alcune centrando l’obiettivo, altre un po’ fuori fuoco.

Paola Egonu, in realtà,  poi ribaltando tutti i pronostici politici sul suo discorso sinistroide sul razzismo, ha deciso  di parlare di unicità e si è soffermata sulla sua vita, sulle sue sofferenze, sui suoi disagi e sulla speranza di valorizzare la propria unicità anche negli errori, nello sconforto, nelle cadute, di vita e sportive.

Le sue parole, accolte con applausi, hanno spiazzato la politica criticona e hanno semplicemente sciorinato il valore dell’unicità ancora una volta.

Il problema delle donne sanremesi di questi anni è quasi quello di doversi giustificare sempre, di dover giustificare la propria presenza sul palco a tutti i costi quasi fosse un privilegio essere lì di cui dare conto.

Una volta, erano soubrette, si impacciavano col copione, coi vestiti, con le scale, ma non dovevano fornire contenuti elevati.

A voler essere meticolosi, mi sembra più discriminatorio costringerle a parlare per forza ora, piuttosto che a stare in silenzio una volta con il Baudo di turno.

E’ giusto parlare quando c’è qualcosa da dire, per non rischiare di essere prevedibili e banalotti, e soprattutto a ciascuno il suo mestiere.

Chiara Ferragni è stata brava nel ruolo rivestito, ma avrei lasciato i messaggi ai vestiti e alla sua immagine perchè è quella la sua forza, il suo talento che si coglie e accattiva attenzione, con missive pregne di simboli significanti.

Ben più forte la presenza scenica, al momento del monologo, di Drusilla con Pegah Moshir laddove le parole hanno avuto davvero una funzione sociale di descrivere, raccontare, denunciare, senza trascurare la rilevanza del tema delle carceri minorili evidenziato dalla Fagnani che forse tutti si aspettavano più belva di quanto poi in realtà non sia stata.

Centrata e adatta la Francini che da attrice ha presentato un monologo sulla maternità mancata…un tema affrontato in modo delicato e sensibile, perchè, al di là della collana di utero della Ferragni, la difficoltà di una maternità adulta è una realtà che vivono milioni di donne rimbalzate da un consultorio all’altro, da un esame ad un altro, e che ora sentono minacciate il loro desiderio da possibili progetti di legge negazionisti e proibizionisti del diritto alla fecondazione, quando il miracolo del concepimento non arriva da solo, e c’è bisogno dell’aiutino della scienza.

La sua chiacchierata con un agognato passeggino vuoto ha emozionato, peccato l’ora!

Tutte le belle chiacchiere sono andate in onda sempre molto tardi.

Le canzoni, incorniciate da un grande spettacolo, 28 artisti, in cui ci sono anche in qualità di infiltrati le novità, una volta categoria a parte, che serata dopo serata hanno donato una piccola perla preziosa alla musica italiana, non fosse altro per la varietà degli stili, dei personaggi, dei gusti musicali.

Indubbiamente, ci sono dei big un pò nell’ombra, è il caso di Anna Oxa che col suo fare da Mortisia e nell’ultimo look, con un cappello un pò sopra le righe, bersagliata da diversi meme divertenti, ha scelto il registro dell’antipatica a tutti costi, e il pubblico l’ha premiata condannandola tra le ultime posizioni, mentre gli zatteroni più famosi dei farsetti, i Cugini di Campagna, con un brano firmato dai Rappresentante di Lista, non ci hanno lasciato e con una lettera 22 si continuerà a senticchiare per radio per sonorità e assonanza tra il loro stile e quello originale della scrittura a loro dedicata.

Meno male che per le generazioni OVER, il trio degli ottantenni – Morandi Ranieri Al Bano – ha sbalzato l’Ariston nella musica anni ’60 facendo cantare, ballare, ricordare, strillare  a suon di acuti tutte le loro canzoni più belle e famose, con un Ranieri eccezionale, un Morandi strepitoso e un Al Bano che, come dice Fiorello, quando fa gli acuti, in una parte del mondo nasce un ulivo.

La serata dei duetti ha, poi, regalato qualche brividino con praticamente tutta la musica leggera italiana sul palco: Eros Ramazzotti col suo erede romano Ultimo; Biagio Antonacci con la rivelazione dell’anno scorso, Tananai; Elisa che accompagna Giorgia in una delle interpretazioni più meritevoli ed emozionanti della serata con vocalità uniche; Carla Bruni che è venuta dritta dritta da Parigi per cantare Azzurro insieme al duetto più divertente del Festival canoro, di matrice siciliana, Colapesce e Di Martino; Big Mama con una affascinante Elodie, che ha sfoggiato in tutte le serate look eccezionali che solo lei può permettersi; Edoardo Bennato, intramontabile nel suo talento, accanto ad un emozionato Leo Gassman che però ha avuto il merito di farlo cavalcare l’Ariston per la prima volta nella sua carriera; la doppia band dei Modà con le Vibrazioni che hanno regalato un bel momento musicale e il vincitore della serata; Marco Mengoni che con i Kingdom Choir ha intonato Let it be, spingendosi un pò oltre la canzone stessa, ma il coro gospel funziona sempre e a Sanremo più che mai.

Accanto alla realtà musicale certo, poi c’è lo spettacolo dei nuovi esordienti che hanno padroneggiato il palco, con una Rosa Chemical che, oggetto di una interrogazione parlamentare, ben prima di approdare al festival, ha dato il meglio di sè, cantando sesso e rock e ‘n roll, alla nuova maniera, coinvolgendo il maritino del festival, in un bacio appassionato, apparentemente non copionato, ma a sorpresa.

Ira funesta della Ferragni? Oppure perfetta interpretazione di Fedez che in evidente imbarazzo da prima fila, si è defilato, appena ha potuto, sottraendosi agli sguardi indiscreti di molti.

Persino, la Vanoni voleva parlargli a quattrocchi!

E poi ci sono le gaffe, volute oppure no, con Blanco, in prima serata che per scimmiottare il suo stesso video, va oltre misura e non controlla nè se stesso nè la sua performance, giocandosi un pò di credibilità con un memorabile Morandi armato di scopa che cerca di porre riparo alla bravata fuori luogo del cantante; il tuffo di Salmo nella piscina della Nave Costa sponsor che è costato 2500 euro alla rai e ai telespettatori paganti il canone; un comico Angelo Duro che ha voluto dissacrare con la sua comicità mostrando un corpo intonso di tatuaggi in controtendenza con il tempo, con omaggi alle puttane di Madame  a cui si rivolgeva il nonno; un Gianluca Grignani consapevole che non spacca tutto al mal funzionamento dell’audio ma chiede una sosta con la manina da personcina educata e acconciata la tonalità, riparte con la sua dedica al padre; un Amadeus improvvisato nel profilo social individuale e non più di coppia in diretta video perpetua mentre il cellulare era in tasca, dimostrando l’età che ha nella dimestichezza con gli strumenti di ultima generazione, scatenando Fiorello in commenti coloriti e divertentissimi;  un Gino Paoli barcollante che descrive possibili tradimenti all’ei fu Little Tony, da parte di una sua moglie/compagna, nel tentativo disperato dei conduttori di fermarne il racconto che va fino in fondo, inesorabile e spiazzante; il bacio appassionato, forse troppo, tra Fedez e Rosa Chemical.

Il tutto con l’onnipresente cellulare di turno, che fosse di Amadeus, di Morandi, della Ferragni o degli altri protagonisti.

Sempre in cerca di un selfie vincente o di un arricchimento del pacchetto dei propri followers, il cellulare è stata una presenza davvero inquietante, dominante, centralizzante al limite del consentito e forse, lanciando un messaggio, funzionale alla Ferragni sì, ma disfunzionale per il mondo normal, dove il cellulare sta sostituendo la socialità, la relazione, la vita delle persone, divenendo a tutto tondo il quarto protagonista di tutte le serate accanto ai conduttori titolati in una dimensione virtuale che ormai si combina perfettamente con quella reale.

Parentesi ospiti stranieri: Black Eyed Peas, Depeche Mode e gli immancabili fedelissimi Maneskin che con un asso nella manica, del calibro di Tom Morello, hanno fatto ballare tutte le generazioni, rivelandosi nella loro ormai affermata internazionalità, vere e proprie star senza puzza sotto il naso per la culla in cui è esploso il loro successo mondiale, generosissimi con le loro esibizioni sul palco festivaliero.

Polemiche a parte, il Festival anche quest’anno si conferma un grande spettacolo di successo, una macchina enorme che sgancia successi musicali che si spingono fino all’estate, se si pensa alla canzonetta di Paola e Chiara che farà furore d’estate molto probabilmente, con tanto di coreografia tommasiniana, o il rock sensual di Rosa Chemical o altamente contestualizzato nel mare d’estate, Splash di Colapesce e Di Martino, fino a passare per l’Eurofestival verso maggio con un Mengoni che chissà se porterà sull’europalco la canzone vincente oppure un altro successo più adatto al contest straniero.

Ad alleggerire tutte le serate, la fortuna più grande di Amadeus di vantare un’amicizia preziosa, davvero speciale, quella con Fiorello che ha salvato diverse serate col suo intrattenimento, le sue boutade, la sua presenza anche a distanza, con un racconto dissacrante e canzonatorio del festival che ha portato milioni di italiani a fare nottate davanti a rai1 come non accadeva dai tempi di Baudiana memoria.

L’ultima serata che, poi, doveva presentarsi rigorosa e lineare, ha spiazzato ancor più delle altre, e così, Fiorello, collegato da Roma in compagnia di un plaid, descrive con parole esilaranti i momenti topici della serata, informando i dirigenti RAI di essere a rischio per il susseguirsi del bacio sensual  Fedez-Rosa e della boutade di Paoli, tanto da dire che persino Achille Lauro sembrava innocente come Cristina D’Avena di fronte a tale delirio.

Fiorello, proprio lui, l’uomo dai grandi numeri, dalla genialità della battuta immediata, dal talento indiscutibile dell’improvvisazione, ci ha fatto sentire meno soli e desolati sui divani di casa, quasi al collasso dopo 5 ore di trasmissione, allietati dalla sua ironia e dalla sua convincente descrizione delle serate sanremesi, cogliendo aspetti comici e dissacrando anche  quelli più liturgici come la presenza del Presidente Mattarella ovvero la Direzione della Rai a suo dire compromessa dal genio del male di Amadeus!!!

L’assemblaggio dei Festival di Amadeus è la vera carta vincente laddove tutti gli elementi si fondono insieme perfettamente, sacro e profano, politico e apolitico, agnostico e religioso, talentuoso e improvvisato, comico e serio, reale e fittizio, sincero e farlocco, provocatorio e casto, dinamico e statico, rivoluzionario e antico, attuale e nostalgico.

Un successo per le mille voci messe insieme, per le mille sonorità intonate e per le mille sfumature raccontate, perchè è vero che Sanremo è Sanremo, è musica e canzoni, ma la musica e le canzoni sono lo specchio del mondo, così universale, aperto, immenso che viviamo nella dimensione attuale e che con il contorno viene descritto in modo prolisso è vero, ma con talento da Amadeus.

La musica resta centrale, che sia quella nuova, esordiente o storica.

I testi di quest’anno hanno affrontato sì il caro amore sanremese, ma tante hanno raccontato il disagio, la depressione, il senso di solitudine, di privazione, di isolamento, così diffuso per lo stato di incertezza che si vive, nel mondo post covid, per la mancanza di lavoro, di serenità, per la paura della guerra e l’incertezza del futuro, per la disperazione diffusa e il senso di smarrimento.

Marco Mengoni vince Sanremo, con la sua canzone Due Vite, vince primo fra cinque uomini, non è chiaro se si tratti di questione di genere o semplicemente di gusti musicali, ma è un dato di fatto e va raccontato che nella cinquina nemmeno una rappresentanza femminile fosse presente, segno che nemmeno i vestiti della Ferragni hanno colto nel segno e incentivato alla parità di genere!

L’attesa ora è per il 74esimo Festival di Sanremo, perchè i numeri di quest’anno sono stati tanto da capogiro e replicarli sarà opera grossa, quasi anticostituzionale come ha detto Benigni rivelando ad uno sbigottito e divertito Mattarella, la futura cinquina di Amadeus, quale Direttore Artistico.

La speranza è che quale che sia la scelta, Ciuri non lo abbandoni mai, perchè in fondo in fondo, anche se da corollario, è il vero talismano per Sanremo.

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Pubblicato da Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo, funzionario del Miur, appassionata della mia città e della sua inesauribile cultura. Dotata di una passione sconfinata per la lettura, la scrittura e l'arte che Napoli offre in ogni angolo e in ogni suo tratto caratteristico.
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