Trama: «La libertà non è oltre il cancello. È qui, nel cuore.»
Estate 1943. Eitan e Rivka giocano con il loro aquilone, l’unico che può ancora volare libero. Tutt’intorno è la Shoah. Sono a Vilnius, in Lituania, ma potrebbero essere a Varsavia, Berlino, Parigi. O a Roma. Quando tutto sembra essere dolore, un sassolino porta un messaggio di amicizia, speranza e sopravvivenza.
Caissa Italia Editore
Recensione: La Shoah, tema forte, di dolore universale, la necessità e l’obbligo di conoscerla e spiegarla anche ai più piccoli. Decisamente un albo idoneo a svolgere questo compito, una lettura adatta anche a chi conosce già i fatti, a chi non è estraneo a questo dolore.
A. & R. hanno immediatamente capito il tema trattato solo guardando la copertina: due bambini con la stella di David sul petto, un simbolo che risalta, piccolo, ma dietro al quale si ritrova una delle più grandi atrocità commesse dall’uomo.
Cosa succede nel ghetto? Perché i suoi abitanti non possono uscire? Intanto, in quel microcosmo la vita continua, si cerca di mantenere la normalità, si lavora, si va a teatro, si gioca e con ciò ci prova, invano, di nascondere ciò che sta accadendo. Una vita di privazione e reclusione mentre i tedeschi, visti come grossi corvi pronti ad attaccare la preda debole ed innocente, portano via le persone, ma dove li portano? Quando torneranno? Eitan perde così la sua migliore amica, Rivka, di lei resta il ricordo ed il suo cucciolo di cane e toccherà anche a lui varcare il cancello che lo chiudeva nel ghetto, marciare, non sapere dove lo stiano portando e nel frattempo si distrae ammirando i colori dell’autunno e le castagne. All’improvviso, succede qualcosa di strano, non sa spiegarsi cosa, non ne è cosciente, ma si ritrova dopo anni sotto forma di sassolino. Il destino di Eiten è lo stesso di molte persone, bambini, che sono stati sterminati e gettati in una fossa.
Il sasso ha un significato, per gli ebrei è una preghiera, un omaggio, un messaggio da porre sulle lapidi, Eiten diventa proprio questo. E chi lo raccoglierà? Sarà una felice sorpresa scoprirlo.
Un libro di una bellezza unica, di grande efficacia comunicativa, un vero memoriale, dove il giallo predomina nelle illustrazioni. Intenso, necessario, dove con poche e toccanti frasi l’autore, insieme all’illustratrice, riesce a trasmettere sensazioni e sentimenti forti. All’interno della copertina vengono raffigurati tutti i personaggi della storia, sia quelli più di spicco che quelli appena accennati, perché tutti vanno ricordati, la memoria è la prima cosa.
Miglior libro 2020 secondo IBBY Lituania, nominato alla Bologna Children’s Book Fair e al Nami 2021 e incluso nella Honour List IBBY 2022, Sassolino affronta il tema della Shoah e della memoria con delicatezza e sensibilità, riportando in vita una storia ancora poco nota come quella del bosco di Paneriai.
Nota dell’editore italiano: Prima della Seconda Guerra Mondiale la comunità ebraica di Vilnius contava 100.000 membri e costituiva circa il 45% dei residenti. I nazisti hanno occupato la capitale lituana il 24 giugno del 1941 nell’ambito della cosiddetta Operazione Barbarossa. Tre giorni dopo l’occupazione sono iniziate le retate e gli omicidi di massa nei confronti degli uomini, e a settembre lo sterminio è stato esteso a donne e bambini. Le vittime venivano portate nel bosco della vicina Paneriai – a piedi se dal ghetto, in camion o in treno se dalle prigioni – e lì assassinate e gettate nelle fosse. Il numero totale di vittime si stima intorno a 100.000. Il 5 marzo 1989, a circa un anno dalla dichiarazione d’indipendenza dall’Unione Sovietica, la comunità ebraica lituana si è ricostituita. Oggi a Vilnius vivono circa 2000 ebrei e Paneriai è diventato un luogo della memoria, con un piccolo museo e diversi monumenti a ricordo delle vittime.
Marius Marcinkevičius (1966) è un medico e scrittore lituano. Gran viaggiatore, ama conoscere e immergersi in culture diverse. Da bambino adorava la poesia e le sue prime prove di scrittura sono stati brevi componimenti poetici sui suoi compagni di classe. È autore di fiabe, poesie e albi illustrati. Nel 2017 ha vinto il premio Book of the Year di IBBY Lituania per i lettori più giovani. In Italia è pubblicato anche da Jaca Book.
“Ho conosciuto quello che è accaduto a Vilnius durante il nazismo grazie ai racconti di mia nonna e di sua sorella, zia Veronika. Poi mi sono documentato a lungo. Ho scelto di raccontare come possono sentirsi i bambini che vivono una situazione del genere. Sono sempre stato interessato alla trasformazione della coscienza umana. Come le persone buone e perbene si trasformano in carnefici e assassini. Perché tutte le guerre sono combattute per cause nobili e un futuro radioso, senza nemmeno rendersi conto che milioni di bambini sono tenuti in ostaggio da questi sanguinosi giochi di adulti. L’idea principale dietro al mio libro è stata quella di raccontare le sensazioni vissute da due bambini che hanno conosciuto l’orrore. Il sassolino è un simbolo della memoria e della conoscenza che dobbiamo trasmettere ai nostri figli. Non scrivo per i bambini, ma per noi, per gli adulti. Perché quello che siamo in grado di dare, raccontare e spiegare ai nostri figli è quello che diventeranno da grandi, e poi creeranno il mondo in cui dovremo vivere e trascorrere la nostra vecchiaia”.
Inga Dagile è una illustratrice freelance di libri per bambini. Nel 2003 si è laureata al Kaunas Art Institute con una laurea in arti grafiche e nel 2005 ha conseguito un master presso l’Accademia delle arti di Vilnius. Ha ricevuto svariati riconoscimenti: nel 2020, il libro da lei illustrato Mano tėtis rašo knygą è stato nominato come “Miglior albo illustrato” e “Miglior libro dell’anno” nel concorso di libri per bambini organizzato dalla sezione lituana dell’IBBY (International Board on Books for Young People). Nel 2021 è stata finalista alla Bologna Children’s Book Fair.
“Ho disegnato molti personaggi basandomi su foto del tempo, altri sono stati ispirati dalle persone nelle fotografie: acconciature, vestiti, occupazione, situazione o altri dettagli. Era molto importante per me trasmettere l’atmosfera dell’epoca nel modo più accurato possibile, mostrare le professioni che erano popolari, disegnare le acconciature che le persone avevano, i vestiti che indossavano gli abitanti del ghetto. L’idea di disegnare dalle fotografie è venuta in maniera naturale, cercando significato e autenticità. Volevo dare un significato a ogni personaggio, per onorare le persone che hanno vissuto questi terribili eventi: questo libro è un memoriale per loro”.