Millennials: Termine coniato per indicare ragazzi e ragazze diventati maggiorenni nel nuovo millennio, la prima generazione iperconnessa. Nel linguaggio giornalistico italiano, invece, indica coloro che sono nati dal 2000 in poi.
È una generazione fantastica, potenzialmente geniale, con enormi mezzi tecnologici a disposizione, con la possibilità di viaggiare facilmente in tutto il mondo, di immergersi e vivere in nuove culture, con tra le mani computer e smartphone che possono racchiudere un sapere (quasi) mondiale sotto forma di Wikipedia, Google, Maps… (intenso crescendo musicale), ma con cui invece si fanno foto con le orecchie da cane e la lingua di fuori. No comment!
Rincoglionito: non capace di nuocere, ma neanche di comportarsi in maniera normale.
Se frequentate, anche solo durante le feste comandate, qualche adolescente (o adulto con la sindrome di Peter Pan), capirete di cosa sto parlando: non li vedrete mai veramente in faccia, sono sempre piegati sul loro dispositivo elettronico, alzano la testa solo per scattarsi selfie dall’alto (angolazione migliore) o fare foto al cibo, che pubblicheranno su Instagram con hashtag raccapriccianti come #Christmaswithfamily (ironia natalizia) #foodporn (mi dà sempre i brividi) #happy (masochista) #onlyme (egocentrico) #tacchinoripieno (non c’è dato sapere a quale tacchino si riferisca) e altre amenità. Poi riabbasseranno la testa, mandando di nuovo il cervello in risparmio energetico, immergendosi in Facebook, Whatsapp, Snapchat, Instagram e altri social network di cui personalmente non sono a conoscenza.
Se volete divertirvi, provate a comunicare con gli adolescenti mentre hanno il cellulare in mano o mentre stanno giocando con qualche console; vi risponderanno a monosillabi e grugniti, senza capire assolutamente quello che gli state dicendo. Inoltre, facendogli domande stupide, otterrete risposte a caso e vi farete un sacco di risate. Provare per credere.
Bisogna dire, però, che conoscono perfettamente tutti i trucchi per far venire dei selfie perfetti, applicando tutti i filtri del caso per lisciare la pelle, fare occhi grandi e labbra turgide (sì, anche gli uomini). Inoltre, sanno l’orario perfetto per pubblicare una foto e ottenere il massimo della visibilità e dei like.
Vi presento un dialogo che ho avuto realmente con un’adolescente (o quasi…).
Adolescente anonima, che, per comodità, chiameremo “Martina”: “È un mese che devo pubblicare una foto. Guarda! Questa, ti piace?”
Mi mostra una foto in bianco e nero, stento a riconoscerla, è grave, ma va beh.
Io: “Molto bella”.
Martina: “La devo pubblicare nel giusto orario, per ricevere il maggior numero di like”.
Io: “Potresti consultare l’esperto (altro tardo adolescente), lui si che ne sa. Potrebbe tenere dei corsi sull’argomento Selfie di successo e come pubblicarli”.
La foto viene pubblicata… Passano 10 minuti (scarsi)… Sclera.
Martina: Ecco!!! Lo vedi?!?! Non arrivano i like! È l’orario sbagliato, ora la cancello e la ripubblico domani all’orario giusto.
Io: Ma cosa cancelli? Ma ti sembra?!?! Stai buona e aspetta!
Martina: “Aaaaaah, Cicciabella mi ha messo il like, ora non posso più cancellarla, una foto sprecata”
Io: …
Nota: questo dialogo è volutamente esagerato (grazie adolescente anonima), solo per spiegare a che punto di assurdità si è arrivati: non si condividono più le foto, per il puro piacere di farlo o di rendere partecipi gli amici dei luoghi che si visitano o degli avvenimenti della vita; si pubblica solo per avere riconoscimenti sotto forma di visualizzazioni.
Oggigiorno, l’unità di misura del successo sono il like e il follower: più ne hai, più sei popolare, ammirato, seguito, invidiato. Per i Millennials, se non hai (tanti) seguaci, non sei nessuno e fai un po’ pena: in parole povere, sei uno sfigato! Di conseguenza sono sempre alla ricerca di followers, like e visualizzazioni, arrivando al punto di comprarli, con denaro vero.
Il problema è che un domani avremo bisogno di questa generazione in veste di medici, ingegneri, avvocati… e ci troveremo con gente che fotografa il cibo, non esce se non si fa una foto allo specchio, possibilmente quello del bagno, con water sullo sfondo e impazzisce se non riceve almeno trentordici like a ogni foto scelta con cura maniacale e modificata a tal punto che anche la madre stenterebbe a riconoscerli.
L’utilizzo dello smartphone è diventato compulsivo, a tal punto che dimenticarlo o non avere la connessione alla rete, causa veri e propri attacchi di panico, con tutti i sintomi correlati: palpitazioni, sudorazione, nervosismo, ansia.
La situazione è diventata talmente seria, che in Norvegia è nata Hold, un’app che ti paga se non usi lo smartphone: meno lo usi, più punti guadagni. Il funzionamento è semplice: si avvia, parte un timer e ogni 20 minuti senza toccare il display, si guadagna un punto. Accumulando i punti, si ottengono buoni da spendere nello store dell’applicazione stessa, oppure (tramite QR Code) in negozi convenzionati. I riscontri sono molto positivi: nei primi 3 mesi un quarto degli studenti norvegesi ha scaricato la app, che ora si sta diffondendo in Gran Bretagna.
Quindi, in attesa che arrivi anche da noi, iniziate ad allenarvi a tenere le mani lontane dal vostro smartphone, così sarete pronti per guadagnare tanti punti con poca sofferenza.
Ps. Secondo alcune ricerche, il momento giusto per pubblicare qualcosa e avere il maggior numero di visualizzazioni, è il pomeriggio intorno alle 17.