In queste strane settimane, in cui ormai metà della popolazione mondiale è a casa per sconfiggere il Covid-19, una delle cose che manca di più a chi ama il calcio ed in particolare il Napoli è senz’altro il rituale settimanale della partita: quei 90 minuti più recupero passati allo stadio, o davanti alla tv, incitando gli azzurri nella speranza di gioire alla fine per i 3 punti conquistati o per il passaggio del turno di coppa raggiunto.
Inevitabile dunque che la nostalgia prenda il sopravvento, e allora via, a rivedere su Youtube i tanti filmati (alcuni ve li abbiamo suggeriti nelle scorse settimane) per rivivere le emozioni di rocambolesche vittorie o le giocate più belle dei nostri beniamini.
Riguardando le partite e le formazioni azzurre del passato, nasce spontanea la voglia di provare a scegliere i migliori interpreti dei vari ruoli: un gioco che ogni tifoso avrà fatto decine di volte.
In attesa che il pallone torni a rotolare quanto prima, ecco quindi un “best of”: una virtuale selezione dei cinque migliori azzurri di ogni epoca, ruolo per ruolo, in ordine cronologico, lasciando a chi legge la scelta del migliore.
Questa settimana partiamo da un ruolo tanto ingrato quanto affascinante, quello dei portieri.
Dino Zoff (1967-1972)
Se è vero che “DinoMito”, uno dei più grandi portieri nella storia del calcio, ha vissuto i momenti più esaltanti della propria carriera (incluso il trionfo nel “Mundial” del 1982) nel periodo in cui vestiva la maglia della Juventus, è altrettanto vero che a lanciare l’estremo difensore friulano ai massimi livelli fu il Napoli.
Zoff ha in fatti difeso la porta azzurra per ben cinque stagioni, tenendola inviolata per 590 minuti all’inizio del campionato 1970/71, record tuttora ineguagliato nella storia del club.
Ai tempi in cui militava nel Napoli risale anche il suo esordio in Nazionale, tra l’altro proprio al San Paolo contro la Bulgaria il 20 Aprile 1968.
Il numero 1 nativo di Mariano del Friuli non riuscì ad alzare alcun trofeo con il Napoli, ma ottenne comunque un secondo ed un terzo posto, oltre alla finale di Coppa Italia 1972 persa contro il Milan (ultima partita di Zoff in maglia azzurra) ed a quella di Coppa Anglo-Italiana 1970, che vide imporsi al San Paolo gli inglesi dello Swindon Town.
Luciano Castellini (1978-1985)
Per l’estremo difensore milanese l’arrivo a Napoli a 33 anni, dopo ben 8 stagioni con il Torino e lo scudetto conquistato nel 1976, sembrava il breve preludio alla conclusione di una già eccellente carriera.
Invece si trattò di un vero e proprio “nuovo inizio”, visto che il “giaguaro” (soprannome dovuto ai balzi da un palo all’altro che lo avevano reso celebre) restò all’ombra del Vesuvio per ben 7 campionati, mantenendo un rendimento altissimo: basti pensare che tra il 27 febbraio 1983 ed il 29 gennaio 1984 riuscì a non subire gol in partite casalinghe per 1188 minuti, record assoluto per la Serie A.
Anche Castellini non ebbe la soddisfazione di alzare trofei con il Napoli, ma fu grande protagonista dello scudetto sfiorato nella stagione 1980/81, quando il Napoli di Marchesi, guidato in difesa da Rudy Krol, si arrese solo nelle battute finali, complice la clamorosa sconfitta interna con il Perugia grazie all’autogol di Ferrario.
Claudio Garella (1985-1988)
Due scudetti conquistati in due squadre, Verona e Napoli, ben lontane dalla “nobiltà” del calcio italiano: basta questo a rendere “Garellik” un portiere fuori dal comune.
Come assolutamente inusuale era lo stile dell’estremo difensore torinese, che spesso e volentieri si opponeva con i piedi alle conclusioni degli avversari, risultando non sempre elegante ma estremamente efficace.
Acquistato dal Napoli nel 1985, subito dopo dopo l’incredibile campionato conquistato con i gialloblù di Osvaldo Bagnoli, Garella riuscì a fare ancor meglio in maglia azzurra, contribuendo allo storico “double” (scudetto e coppa Italia) della stagione 1986/87.
Un’impresa che lo proietta di diritto nella storia del club partenopeo, nonostante l’addio consumatosi l’anno successivo a seguito dei dissidi con l’allenatore Ottavio Bianchi, contestato dai giocatori dopo l’incredibile scudetto perso a vantaggio del Milan.
Bianchi restò al suo posto, ed a pagare con la cessione la “rivolta di Maggio” furono, oltre a Garella, Bagni, Ferrario e Giordano.
Morgan De Sanctis (2009-2013)
Arrivato a Napoli anch’egli non più giovanissimo (32 anni), al termine di un lungo girovagare tra l’Italia (Juventus e Udinese) e l’estero (Siviglia e Galatasaray), il portiere pescarese trovò invece grande continuità tra i pali del sodalizio azzurro, anche in termini di rendimento.
Dopo un inizio non esaltante, De Sanctis riuscì a garantire sicurezza al reparto difensivo, e durante la sua prima stagione napoletana riuscì a non subire gol per ben 588 minuti consecutivi, due soli in meno del record assoluto di Zoff.
Tante le soddisfazioni ottenute dall’estremo difensore classe 1977 in maglia azzurra: la storica qualificazione alla Champions League ottenuta nel 2011, la Coppa Italia del 2012 (primo trofeo ottenuto dal Napoli dopo 22 anni), ed il secondo posto del 2013.
Grazie alle eccellenti prestazioni con il Napoli De Sanctis fu convocato anche in Nazionale per i mondiali del 2010 e per gli Europei del 2012, in cui gli azzurri di Prandelli giunsero fino alla finale poi persa contro la Spagna.
Pepe Reina (2013-2014 e 2015-2018)
Fortemente voluto da Rafa Benitez, suo ex tecnico ai tempi di Liverpool, il portierone spagnolo fu accolto con non poche perplessità al suo arrivo a Napoli, visto che sembrava difficile potesse garantire l’ottimo rendimento visto nelle prime stagioni ad Anfield Road.
Invece l’estremo difensore ex Barcellona entrò rapidamente nel cuore di compagni e tifosi, sia per la capacità di guidare con autorevolezza i suoi difensori, sia per la leadership immediatamente conquistata nello spogliatoio.
L’addio dopo una sola stagione (impreziosita dalla conquista della Coppa Italia ai danni della Fiorentina) fu, in realtà, solo un arrivederci: troppo forte il feeling tra Pepe, i suoi compagni e la città che lo aveva adottato.
Al suo ritorno non trovò il vecchio maestro, bensì il semisconosciuto Maurizio Sarri: le cose però andarono persino meglio, visto che l’abilità nel gioco con i piedi di Reina si adattava alla perfezione al gioco proposto dal tecnico toscano, basato sul possesso palla e sull’impostazione dal basso.
Reina, nonostante qualche incertezza di troppo tra i pali, fu comunque assoluto protagonista del triennio Sarriano, ed in particolare del campionato 2017/2018, concluso con 91 punti conquistati e con uno scudetto sfumato solo nel finale di stagione, e non solamente per vicende strettamente legate al campo.
Gli esclusi eccellenti
Scegliere cinque portieri per rappresentare la storia di un club nato più di 90 anni fa rende inevitabile far torto a estremi difensori di grande livello.
Basti pensare al compianto Giuliano Giuliani, che a in maglia azzurra ha conquistato uno scudetto e una Coppa Uefa, a Gennaro Iezzo, uno degli artefici della doppia promozione del Napoli di Reja, a Pino “Batman” Taglialatela, protagonista di una insperata qualificazione UEFA sotto la guida di Marcello Lippi, o ad Arnaldo Sentimenti, portiere pararigori che all’ombra del Vesuvio ha giocato per ben 12 stagioni a cavallo tra gli anni ’30 e ’40.
Del resto c’è da scommettere che ogni tifoso avrà una sua personale classifica: la speranza è proprio quella di aver stimolato opinioni, giudizi e ricordi, così da far passare più in fretta il tempo che ci separa dalle prossime partite del nostro Napoli.