Ogni storia inizia con un viaggio, un tragitto che il lettore divora attraverso le pagine, fra emozioni e situazioni inaspettate, il lungo cammino del protagonista. La nuova fatica di Josy Monaco è tutto questo e molto altro ancora, un fantasy ben delineato e scritto con magistrale bravura, dove la scrittrice sembra non raccontare una storia fantastica, ma narrare una sua esperienza magica. E già dalle prime pagine i toni e le parole non sono mai scelte a caso, un libro da leggere fra le righe e sulle righe, fra indovinelli e mondi fantastici, personaggi e creature magiche. Una storia che ha come sfondo la città di Napoli, che ben si presta con la sua magica atmosfera e mondi immaginari creati ad arte dalla giovane autrice. In definitiva un libro con una potenza magica che sicuramente potrà trasportarvi, con la sua fantasia, nel mondo della protagonista del romanzo.
Josy da dove nasce l’idea di questo romanzo?
Mi sono sempre promessa che, se un giorno avessi scritto un libro, lo avrei ambientato a Napoli. L’idea è nata da un mix di influenze letterarie e cinematografiche che ho ricevuto nel corso degli anni, ma la lampadina si è accesa quando ero poco più che adolescente. Era la festa di San Gennaro e rimasi così affascinata dalla storia ricca di tradizioni, folklore e credenze popolari, che decisi di scrivere un horror ambientato nel Duomo di Napoli il 19 settembre. Poi, come sempre accade, la vita ha fatto il suo corso, sono cresciuta e sono subentrati nuovi interessi e responsabilità che mi hanno fatto mettere da parte l’idea del racconto, che però tornava prepotentemente nei pensieri soprattutto quando passeggiavo per le strade della mia città. Nel corso degli anni, pur essendo impegnata in altri progetti, non ho mai abbandonato la passione per la scrittura, studiando e leggendo molti libri per cercare di imparare “il mestiere”. Nei ritagli di tempo libero, mi sono cimentata nella scrittura di qualche racconto, ma i miei esperimenti letterari, pur essendo più “maturi” nella forma e nello stile, erano freddi e non mi emozionavano. Non sentivo la curiosità di andare avanti, quell’impulso di continuare a scrivere per saperne di più come invece accadeva con quella piccola idea che in seguito è diventata “Un punto nel cerchio del tempo”. Quando ho deciso di soddisfare questa curiosità, ho cominciato a lavorarci seriamente rendendomi conto che la storia non poteva essere un horror perché si prestava a ben altro. È così che, con mia sorpresa, ho partorito l’universo parallelo a Napoli che oggi tutti possono conoscere leggendo il mio libro.
Dal libro si capisce che hai una passione per la letteratura fantasy a chi ti sei ispirata maggiormente?
Ci sono due autori ai quali più di tutti mi sono ispirata: Michael Ende con La storia infinita e Gian Battista Basile con Lo cunto de li cunti. Secondo il parere di chi ha già letto il libro, c’è anche l’influenza di L. Carroll.
Alcuni indovinelli sono davvero cervellotici, come li hai pensati?
Sono partita da un proverbio che mi diverte molto: la soluzione migliore per nascondere qualcosa è averla davanti agli occhi. Inoltre, desideravo che i valori che cerco di trasmettere al lettore con il mio libro giungessero attraverso il pensiero critico e la riflessione. Quale miglior modo degli indovinelli?
Quale, secondo te, è il personaggio che il lettore potrebbe amare di più e quale quello che potrebbe odiare?
Bella domanda. I personaggi del libro hanno personalità molto diverse tra loro, quindi potrebbero essere amati oppure odiati a seconda delle preferenze del lettore. A istinto, ti dico che il lettore potrebbe amare la protagonista Vittoria Benincasa e la protagonista secondaria Greta Le Clerc, ma proverà particolare simpatia anche per Agnese, per il Pesce dagli Occhi di Noce, per Nuvola Bella e per la Regina della Valle delle Lumache, anche se a volte è un po’ antipatica. I personaggi che il lettore odierà di più credo che saranno Lavinia Romano, il trio di sorelle e Amilcare Trombetta.
Dal titolo si legge “Vol II” ci vuoi parlare del Vol I?
Il Vol. I è lo sviluppo dell’idea originaria che ho avuto diversi anni fa e che contiene la prima versione dei protagonisti principali e dell’universo parallelo a Napoli, storia che ho auto-pubblicato per la prima volta nel 2017 e che non è più disponibile perché la sto riscrivendo e ampliando. Quando ho cominciato a scrivere il Vol. II, mi sono resa conto che con il Vol. I, più che il primo libro da leggere della saga, ho sfornato una storia di background, una versione beta in una fase embrionale che ha ancora bisogno di crescere e svilupparsi. Quindi, i lettori interessati alla storia, possono partire dal Vol. II anche senza conoscere il Vol. I.
E’ difficile strutturare un romanzo fantasy?
Ogni libro è complicato da scrivere, ma di come scrivere fantasy ne possiamo parlare per giorni e giorni. C’è un luogo comune che vede questo genere narrativo di valore inferiore rispetto agli altri perché viene giudicato frutto di un’ispirazione improvvisa con parole scritte seguendo l’istinto. Non è così. Strutturare un fantasy è abbastanza complesso perché, prima di mettersi a scrivere, bisogna rimboccarsi le maniche creando da zero un mondo con regole e caratteristiche proprie, dove lo straordinario deve diventare ordinario fino a generare il patto di sospensione dell’incredulità da parte di chi legge, soddisfando il desiderio di evasione dalla realtà che gli amanti del fantasy ricercano in un libro.
Prima di pubblicare mi hai raccontato che hai avuto molti rifiuti da altre case editrici, cosa potresti suggerire a chi si affaccia per la prima volta al mondo dell’Editoria?
A chi si affaccia al mondo dell’Editoria per la prima volta, suggerirei di avere spirito autocritico per essere pronti a ricevere più “No” che “Sì” e per capire che un rifiuto può anche essere dovuto a una questione di gusti piuttosto che a un giudizio negativo. L’importante è cercare di migliorarsi continuamente, studiando e mettendosi alla prova, imparando dai propri fallimenti e ricordando che anche i “No” fanno parte del gioco. Che gusto ci sarebbe ad avere tutto e subito? Sarebbe impossibile apprezzare il valore dei propri sogni e gioire quando diventano realtà. Un anno fa non avrei mai immaginato di ricevere una proposta di pubblicazione da Edizioni Mea e adesso eccomi qui. Un’altra cosa che suggerirei a chi si affaccia al mondo dell’Editoria per la prima volta è rimanere con i piedi per terra, impegnandosi a dare il meglio di sé senza mai montarsi la testa.
Il prossimo romanzo sarà l’atteso “Vol III” o hai altro in pentola?
Del “Vol III” ho già scritto i primi capitoli, ma ho anche altro in pentola…