L’intervista Parte seconda
Bartolomeo Di Giovanni è stato recentemente vincitore del concorso internazionale di poesia “Popolo errante” 2023, primo classificato per la miglior composizione. Ma questo è solo l’ultima vittoria di una carriera nella scrittura e nei versi, già navigata. Bartolomeo gioca con le parole inanellando versi dolci e antiche verità. Sembra di essere trasportati in un tempo antico dove la saggezza nasce dal vivere quotidiano e non dallo studio applicato.
Yasepha tra le colonne del tempio non è una semplice raccolta di poesie, ma anche di constatazioni sulla crescita interiore (sua e di riflesso degli altri), sullo scavare dentro se stessi ”per non sprofondare” ma anzi per elevarsi al massimo delle proprie possibilità intellettive. Versi poetici come grappoli d’uva molto maturi nonostante la giovane età dell ‘autore.
Bartolomeo o più semplicemente Theo, non è per tutti, e nei suoi scritti traspare forza, ecletticità e speranza.
Non conosco poeti che siano stati persone gioiose, secondo te la malinconia e uno stato d’animo necessario per creare?
Ma direi che sono molto giocherellone, ottimista, non sembra ma lo sono, penso sempre che ogni cosa abbia in sé la bellezza, anche la malinconia, più che tale sono a tratti un nostalgico, quando devo creare voglio i miei spazi, la mia amata solitudine conquistata a caro prezzo…Non mi reputo solo, sono, adesso, un solitario, non amo molto il conviviale mondano, la folla, soprattutto i logorroici, mi fanno star male anche fisicamente. Ho sempre detto, senza vergogna, che ho sofferto di depressione, quella vera, curata con i farmaci, confessarlo credo sia un atto di grande coraggio, in questa società, che si reputa evoluta, intelligente, ecc.. confessare di aver vissuto la depressione è rischioso, si potrebbe equivocare con i seri disturbi della sfera psichica che rendono la vita invalidante, fortunatamente dalla depressione si guarisce, mi è rimasto un tarlo insopportabile, perché non appena mi isolo per creare, perché ho voglia di restare da solo, si pensa che sia nuovamente depresso. Posso affermare che: cosi come esiste l’omofobia, esiste la “depressofobia” (mi autorizzo a coniare un nuovo termine), il depressofobico ne ha terrore, e non c’è bisogno di dare spiegazioni. Avrei avuto tanti motivi per buttarmi capofitto sulle droghe, ma sono alibi, Ho quasi quarantotto anni, e non ho mai fumato queste stranezze da bancarella. Sociopatia? Non amo diagnosticare le caratteristiche delle persone. Ci si può divertire anche in pochissimi, sicuramente non sono un tipo da spritz, amo più il té, il decaffeinato e l’acqua tonica, non ho bisogno di usare altre cose o sostanze per restare allegro. Veda, oggi si fugge continuamente, si fugge dai sentimenti, dalle relazioni per la vita, si fugge per nascondere il disagio di vivere, se fossimo vissuti ai tempi dei nostri nonni, sicuramente avremmo apprezzato ogni giorno. Abbiamo e vogliamo tutto e subito, non seguo lo slogan che tutto inizia e finisce, tutto inizia per evolvere, la ricerca della fine per ogni cosa è la silente paranoia di questa epoca.
Ti riconosco una grande cultura, caratteristica di pochi, ma così in alto non si sta troppo soli?
Non sono, e lo ripeto, solo, nei social non pubblico mai, tranne rare volte, momenti di felicità o festosità con le persone a me care. Mi si potrebbe chiedere perché allora pubblico ciò che scrivo su Facebook? Ciò che scrivo sono io, sono momenti che amo donare anche per confronto. Una serata gioiosa la si vive e basta, e poi amo riservare le persone che ho nel cuore. I momenti che vivo in completa armonia non hanno bisogno di essere un monito per far emergere dialogo o confronto pubblico. Bisogna anche staccarsi dal virtuale. Ci sono cose che non amo condividere, ecco, tutto qui. Per quanto al riconoscimento di Grande Cultura, la ringrazio con tutto il cuore, ma non mi reputo colto, lo credo con tutto me stesso, sono un curiosone, un voyeur della conoscenza, si la guardo, mi avvicino con religiosità, e cerco di cogliere, di ciò che apprendo i contenuti salienti.
Nelle tue scelte personali prevale la mente o il cuore?
Cuore e mente sono forze complementari, l’uno da forza all’altra, la parola Shen, lo descrive molto bene, ovvero la mente del cuore, così come kokoro, quindi non riesco più a scindere mente e cuore, tutto accade nel cervello, il copro ed i suoi organi comunicano la risposta alla reazione. Ovviamente, molte volte ci attrae una persona dalle sembianze belle, ma dura il tempo di un battito di ciglia, quando ti prende mentalmente, ma mentalmente sul serio, non esiste fisico che possa tenere confronto. Ho provato l’innamoramento di cuore, quello più istintivo, di primo impatto, ma senza la mente, è come un cioccolatino poggiato sul cruscotto un giorno di piena estate. Carissimo, la ringrazio per questa opportunità, ho apprezzato la sua gentilezza, adesso però voglio porgerle una domanda: lei, dopo aver ascoltato, ad impatto, che idea ha partorito di me? La prego mi dica che sono folle, così inoltro domanda di pensione con accompagno, almeno mi dedico totalmente all’arte ( rido).