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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Riflessioni Senza Linea

A che punto siamo…

Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo 11 mesi fa
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7 Min Lettura
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Tra battibecchi e mancanza di un sodalizio politico reale e condiviso e dopo il vergognoso stop del Senato, il Consiglio dei Ministri approva un fondo per gli indennizzi alle famiglie dei medici e del personale sanitario morti per Covid pari a 15 milioni di euro.

Sono ben 370 le vittime tra medici e infermieri che, nei primi momenti, hanno affrontato la pandemia a mani nude, senza dispositivi di protezione, tra cui mascherine e guanti,poi rivelatisi indispensabili, senza la consapevolezza della portata e della virulenza giunte con assoluta violenza alle porte del mondo, inarrestabile nel contagio e letale, per loro e per i loro tanti assistiti, alcuni dei quali continuati a curare anche durante i loro stessi ricoveri in terapia intensiva.

Dei 370 sanitari morti durante la pandemia, 216 erano medici di famiglia, del 118 o in servizio nelle guardie mediche, ovvero specialisti ambulatoriali, liberi professionisti, 30 gli Odontoiatri e ben 90 gli infermieri.

“Si viene così a sanare una grave ingiustizia, che vedeva abbandonate a se stesse oltre 250 famiglie, che al dolore per la perdita aggiungevano la tribolazione economica“, dice senza indugi Anelli, Presidente Ordine Nazionale dei Medici.

L’indennizzo, nello specifico, interesserà i medici non convenzionati Inail, ovvero non dipendenti dal Servizio sanitario nazionale, che rappresentano oltre la metà dei medici deceduti.

“Abbiamo stanziato 15 milioni di euro per le famiglie dei professionisti sanitari che hanno perso la vita a causa del Covid. E’ un giusto riconoscimento che l’Italia deve a chi ha svolto il proprio lavoro per tutelare la salute di tutti noi“, ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Da eroi a dimenticati in un sol colpo.

Sono passati due anni da quei momenti drammatici, dalla sfilza di bare a Bergamo sui camion militari, sulla conta inarrestabile di morti, che hanno sofferto in maniera terribile, con le conseguenze delle polmoniti, eppure con un soffio la stessa politica che aveva il compito di fare onore a chi è morto sul campo senza sottrarsi mai al suo dovere e alla sua missione aveva archiviato la questione con una bocciatura tout court.

Il dietrofront del Governo diviene un atto necessitato a fronte dell’indignazione del settore sanitario e dei familiari delle vittime che hanno vissuto il dolore due volte, con la perdita di un caro “sul lavoro” e con lo schiaffo per il mancato riconoscimento di qualsivoglia forma di “ristoro”, se così si può definire, anche se è chiaro che la quantificazione di una perdita affettiva sfugge a qualsiasi logica del conteggio e del calcolo.

Il problema della nostra bella Italia è proprio la comprensione e l’applicazione dell’art.1 della Costituzione per il quale “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro“.

La negazione iniziale di una forma di indennizzo è l’espressione della deriva della considerazione del lavoro, prima considerato una priorità e sinonimo di dignità e ora svilito, bistrattato, trascurato.

Le migliaia di morti sul lavoro, spesso anche sommerso, sono la cartina di tornasole di qualcosa che non funziona, di un meccanismo virtuoso che si è inceppato e si è bloccato.

Con la pandemia, tutto questo si è fortemente acuito perchè la crisi economica, sociale, sanitaria – a cui ora si è aggiunta drammaticamente anche quella energetica – ha messo in ginocchio le poche sicurezze, ha devastato una economia già profondamente colpita, costringendola alla resa, ha destabilizzato la vita di tanti che cercano di arrampicarsi alla speranza di una normalità e si aggrappano ad una politica che con i fondi PNRR dovrebbe fronteggiare tutto questo, con audacia e sensibilità per i settori più colpiti…ma la politica è così lontana, così distante, così autocommemorativa che non riesce a centrare i veri nodi da risolvere e a superare le vere difficoltà che gli italiani stanno incontrando.

E così sconvolge la notizia che, nonostante si parli e riparli di riaperture e ritorno alla normalità, di una ipotetica fine dello stato di emergenza, si contino ben 500 Cinema chiusi che non hanno proprio riaperto, che hanno rinunciato alla propria attività, colpa di incassi bassi e sale vuote, un pò anche per la ormai quasi scontata mancanza di esclusività del prodotto che comodamente si può visionare in anteprima sulle piattaforme digitali.

E questo, non c’è nulla da fare, ha portato via spettatori, anche tra i più fedelissimi che preferiscono il proprio divano alla poltrona rossa delle sale.

E’ finita la poesia del film sul maxi schermo, è venuta meno la magia della scoperta del viaggio in un film vincitore di premi, si è smarrita la voglia di immergersi nella visione del film accompagnata all’evasione di due ore e poco più catapultati in una nuova dimensione.

Purtroppo, anche su questo non c’è sensibilità, non c’è attenzione, tutte le notizie anche più tragiche scivolano come gocce di rugiada al mattino…non è possibile che siamo divenuti così poco empatici…così poco disponibili…così poco comprensivi…

Forse davvero c’è bisogno del bonus psicologo che ci aiuta a ritrovare il baricentro delle nostre esistenze e a non voltarci dall’altro lato.

E così forse Speranza, a fronte di un Senato sordo e cieco, ha provato a sanare – mettendo una toppa vista la cifra stanziata .  quella che appariva fin da subito un’immensa grandissima ingiustizia nonché gigantesca ingratitudine per chi ha donato la vita, curando e assistendo gli ammalati, ma almeno dal punto di vista simbolico è un segnale di riconoscenza per chi non c’è più e per le loro famiglie.

Non si tratta nemmeno di riconoscere eroi ed eroine le vittime del sistema sanitario, ma sicuramente dei bravissimi, ottimi cittadini e responsabili lavoratori, che hanno anteposto il loro senso del dovere e il loro senso civico al servizio della comunità e indubbiamente anche grazie al loro sacrificio cominciamo a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel!

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Pubblicato da Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo, funzionario del Miur, appassionata della mia città e della sua inesauribile cultura. Dotata di una passione sconfinata per la lettura, la scrittura e l'arte che Napoli offre in ogni angolo e in ogni suo tratto caratteristico.
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