Oggi, 8 marzo, come è noto, si celebra la Giornata internazionale della Donna, una ricorrenza che, oltre a ricordare le battaglie sociali e politiche che le donne hanno dovuto affrontare affinché la loro voce venisse ascoltata, deve servire a noi tutti per riflettere attorno a quella che, nel nostro presente, è la condizione femminile nel mondo. Certamente, specie in Occidente, dei passi in avanti sono stati compiuti, ma ciò non toglie che tanta sia ancora la strada da percorrere per i diritti e per la lotta ai pregiudizi e alle disuglianze di genere. In Italia, ad esempio, le disparità salariali tra uomo e donna e l’accesso alle alte cariche o ai ruoli di dirigenza sono un tema importante. Ancor più importante, poi, è la questione della violenza sulle donne, la quale, purtroppo – come ci dicono le cronache con una frequenza altissima -, spesso, troppo spesso, degenera nei casi di femmicidio.
In tal senso, in aggiunta alle misure concrete che, con sempre maggiore veemenza, dobbiamo chiedere alla politica per far fronte a queste problematiche, il nostro compito deve essere quello di contribuire a muovere un lavoro culturale che possa incidere sulle sensibilità delle persone, di modo da apportare un miglioramento nella società. Nessuno, infatti, deve sentirsi esente da questa battaglia di civiltà.
Per questa ragione, noi di Senza Linea, oggi, vogliamo offrire alle nostre lettrici e ai nostri lettori un breve excursus attorno a quella che è la storia dell’8 marzo e del perché sia stata scelta proprio questa data. Ebbene, partiamo col dire che questa festa viene spesso collegata a due avvenimenti storici. Il primo, risalente all’8 marzo del 1911, è quello che riguarda la morte di 134 operaie (tra cui molte italiane) di un industria tessile a New York. Le lavoratrici stavano scioperando contro le gravi condizioni in cui le facevano lavorare e, per arrestare la protesta, i datori bloccarono le vie di uscita della fabbrica. All’interno dello stsbile, però, scoppiò un incendio e così le povere malcapitate, impossibilitate a fuggire, perirono. Il secondo evento storico, invece, è legato alla Rivoluzione di febbraio in Russia, durante la Prima Guerra Mondiale. L’8 marzo 1917, infatti, insieme agli uomini, molte operaie russe scesero in strada a protestare contro lo zar per chiedere “pane e pace”.
In realtà, l’istituzione di questa ricorrenza deve attribuirsi, in origine, al Partito Socialista americano che, nel 1909, sulla spinta delle grandi battaglie femministe, decise di proporre l’idea di una giornata dedicata all’importanza delle donne all’interno della società, che venne celebrata il 23 febbraio di quell’anno. Questa proposta, poi, trovò terreno fertile pure oltre i confini statunitensi e venne ripresa dall’attivista Clara Zetkin, nel 1910, durante la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, tenutasi a Copenaghen. Da quel momento in poi, ogni nazione iniziò a scegliere una giorno da dedicare alla dimensione femminile e alle sue istanze. Tuttavia, nel 1921, nel corso della Seconda Conferenza delle Donne Comuniste, svoltasi a Mosca, finalmente si pensò di istitutire un’unica data comune per tutti i paesi e la scelta cadde sull’8 marzo per ricordare la summenzionata protesta del 1917 in Russia.
In Italia, le prime celebrazioni legate alla Giornata della Donna risalgono al 1922. Dopo una interruzione negli anni del fascismo, la ricorrenza riprese durante la Seconda guerra mondiale, in occasione della lotta di liberazione contro la guerra e per la rivendicazione di diritti femminili. Si formarono così i gruppi di difesa della donna collegati al Comitato di Liberazione Nazionale, da cui successivamente nacque l’Unione Donne Italiane. Nel 1946, l’Udi organizzò il primo 8 marzo nell’Italia ormai libera dal nazifascismo e, lo stesso anno, tre partigiane, ovvero Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei proposero la mimosa, quale fiore della rinascita, come simbolo della festa