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Reading: Alla riscoperta di Villa Cuomo
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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Qui Napoli

Alla riscoperta di Villa Cuomo

Francesca Cuomo
Francesca Cuomo 7 anni fa
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3 Min Lettura
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Domenica 11 febbraio alle 12.15 su RAI 1 andrà in onda una puntata speciale di Linea Verde che avrà come protagonista il Vesuvio, Pompei e luoghi meno noti ma non meno affascinanti come Sant’Antonio Abate e Villa Cuomo ai piedi dei Monti Lattari.

 

È il 27 maggio del 1974 quando Carlo Cuomo, in seguito ad un forte temporale, scoprì all’interno della sua proprietà segni di antiche strutture. Come possiamo leggere dal libro scritto di suo pugno “La villa rustica di Sant’Antonio Abate da me dissepolta”, la febbre della scoperta dell’antico lo ha preso improvvisamente in forma morbosa allorquando ha portato avanti personalmente e con indomita passione lo scavo di una villa romana con i suoi soli mezzi economici e materiali. Infatti con i dovuti permessi portò avanti a proprie spese i lavori di scavo e fu grazie ai suoi sacrifici, e agli sforzi di alcuni cittadini abatesi come Gabriele Cesarano, che il sito archeologico, sepolto – al pari di Pompei ed Ercolano – dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., fu in parte portao alla luce. Su due livelli, la villa risalirebbe al I sec. a.C. età repubblicana. Gli ambienti di servizio rivelano che si tratta di una villa rustica, una fattoria. A nord dell’aia è ricavato un ambiente ampio, pavimentato in battuto, una nicchia per larario e un manufatto di forma circolare, interpretato come la base di una macina. Sull’esterno si apre un ambiente con una vasca in muratura posta al centro: secondo gli studiosi si potrebbe trattare di un abbeveratoio per animali. Inoltre, subito a destra della porta d’ingresso si trova una celletta con funzione di guardiola. L’ambiente più rappresentativo della fattoria è il triclinio le cui pareti, su fondo nero, sono ben decorate con pannelli e edicole impreziosite da figure centrali che propongono frutta, mandorle, fichi, cigni, aquile, lepri.

Fra i reperti più interessanti ci sono una vanga in bronzo, frammenti di affreschi con rappresentazioni pastorali (lepri, aquile e uccelli), macine in pietra lavica, una grata in ferro e un cospicuo numero di anfore vinarie che contenevano il famoso vino di Lettere. Importante fu poi il ritrovamento di due scheletri intenti nelle loro attività quotidiana il che fa pensare che l’eruzione li abbia colti di sorpresa.

 

L’amministrazione sta tentando da qualche anno di portare avanti un buon lavoro basato sulla riscoperta e valorizzazione dei tesori nascosti grazie anche all’Assessore alla Cultura Dott.ssa Iolanda D’Antuono e agli stessi cittadini abatesi. Ci auguriamo che questo non sia che l’inizio di una serie di iniziative volte al recupero di quella che è la Storia di tutti.

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Francesca Cuomo Feb 10, 2018
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Pubblicato da Francesca Cuomo
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