Dal primo gennaio al 23 luglio 2023 sono stati registrati ben 184 omicidi, con 65 vittime donne, di cui 52 uccise in ambito familiare o affettivo.
Di queste, 31 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex. È quanto emerge dall’ultimo report del Viminale.
Ma aggiungendo al dossier i numeri degli ultimi sei giorni (quindi dal 24 al 29 luglio), il totale dei femminicidi è di 70: cinque nell’ultima settimana.
Gli ultimi, oltre all’accoltellamento della giovane 20enne nel Milanese per mano dell’ex fidanzato, riguardano l’omicidio di una donna per mano dell’ex marito, e l’episodio avvenuto a Pozzuoli, dove un 50enne ha sparato alla moglie di 39 anni per poi suicidarsi mentre in casa in quel momento c’erano anche i loro tre figli minorenni.
Sofia, Mariella e Angela allungano una lista fin troppo estesa di donne vittime di violenza.
Filo conduttore delle scelte abietti degli assassini è la volontà di eliminare chi respinge, segno evidente dell’incapacità di gestire le emozioni, soprattutto quelle negative del rifiuto e della fine di una storia.
La ribellione delle donne, la mancata accettazione di un dominio maschile e la voglia di vivere una vita da sole senza soprusi ne ingerenze diventano una scintilla pericolosissima in grado di innescare reazioni violente e irreparabili.
In molti casi chi uccide il proprio ex perché la storia è finita non lo accetta al punto di privarsi della vita dopo aver commesso il folle gesto e negli ultimi giorni è accaduto qualcosa in più…l’ex marito ha ucciso in casa la sua ex compagna con i figli in casa e poi si è sparato con la stessa arma…il tutto di fronte a figli inermi e distrutti da una doppia atroce perdita.
Cosa fa scattare tanta lucida follia?
Come la chiusura di una storia finisce per trasformarsi in una tragedia ancora più grande?
In tutti i casi, il tratto comune è l’uomo violento, geloso, possessivo, incapace di accettare un no e di vivere lontano dalla partner emancipata da se stesso.
La follia si innesca su questa insanabile ferita del proprio orgoglio virile, rifiutato dal proprio oggetto del desiderio e soprattutto non in grado più di sopraffare con violenza, fisica o verbale, ugualmente dolorosa, chi fino a quel momento aveva accettato malgrado tutto il perverso gioco di potere.
Eppure, quasi sempre quell’ultimo incontro tanto auspicato per un definitivo chiarimento diviene un vero e proprio appuntamento con la morte che le donne stanno cominciando ad individuare e percepire…
Come Sofia, appena 20enne che poche ore prima di essere freddamente assassinata dal suo ex fidanzato, aveva chiarito che la storia fosse finita per sempre e così lui, dopo aver rimuginato tutta la notte, munito probabilmente di un doppione delle chiavi di casa si è introdotto nell’appartamento e, appena varcata la soglia di casa, l’ha colpita con un coltello ripetutamente fino a provocarne la morte per poi denunciarsi alle forze dell’ordine!
Impressiona la tremenda lucidità di chi si determina a tanto rinunciando a vivere e sacrificando il proprio stesso oggetto del desiderio per il terrificante pensiero possessivo e ossessivo: o mia o di nessuno!
Concezione per cui la donna diviene una cosa, un oggetto di proprietà da poter accantonare anche in malo modo se quella comunione di intenti viene meno.
All’allarme sempre più forte dei femminicidi, all’aggravarsi delle pene previste per i responsabili e all’anticipazione dell’allert per individuare un possibile inizio di escalation pericolosa, non corrisponde una volontà e una consapevolezza nei rei dei reati di femminicidio, spesso chiusi nel loro narcisismo e nel loro amore malato, senza comprenderne la letalità e la gravità anche per la propria esistenza.
Verrebbe da chiedersi da dove partire perché questi drammatici numeri scendano anziché aumentare di anno in anno.
Le famose agenzie educative, scuola, famiglia, chiesa, mezzi di comunicazione cosa possono fare?
Andrebbero studiate strategie efficaci e concrete per illuminare le menti di certi tipi di maschi che vivono di stereotipi e di voglia di onnipotenza…non basta usare il femminile e il maschile delle diverse identità per sottolineare l’importanza di ciascuna identità!
Per riconoscere alle donne uno spazio di autonomia anche nella vita di relazione bisognerebbe fare un passo non avanti ma insieme…insieme agli uomini fin da quando sono bambini non tanto per capire che esistono l’avvocato e l’avvocatessa, lo studioso e la studiosa, il maestro e la maestra perché questo è implicito, soprattutto per le nuove generazioni, quanto piuttosto imparare a camminare insieme accanto con forze e debolezze, con pregi e difetti, con il presupposto indispensabile – che azzeri finalmente millenni di storia e di stereotipi – di una reale parità dei sentimenti, dei diritti, dei doveri, delle emozioni e della libertà…anche di dire NO, anche di dire BASTA, anche di dire NON TI AMO PIÙ’ senza correre il rischio di finire sotto una pioggia incessante di colpi di arma da fuoco o di dissanguanti ferite di armi taglienti capaci di annullare in un attimo desideri, sogni, speranze di una vita !!!