Qualche giorno fa, prima che il coronavirus occupasse il tempo ed i pensieri anche degli appassionati sportivi, avevano suscitato non poco clamore le dichiarazioni rilasciate da Marco Van Basten, durante una lunga intervista al Corriere della Sera, sull’esito del campionato 1989/90, vinto in volata dal Napoli di Maradona ai danni del suo Milan.
L’indimenticato ex centravanti, 3 volte Pallone d’Oro, non ha usato mezzi termini, parlando apertamente di una “porcheria” perpetrata ai danni dei rossoneri per favorire il Napoli nella corsa al titolo ed avere due squadre italiane in Coppa dei Campioni (la squadra di Sacchi era in corsa per la vittoria finale, poi effettivamente raggiunta al Prater di Vienna contro il Benfica).
Van Basten ha fatto riferimento a due episodi controversi che a suo dire avrebbero danneggiato il Milan durante la stagione: il primo fu il ferimento del centrocampista Brasiliano del Napoli Alemao, colpito alla testa da una monetina durante Atalanta-Napoli, che determinò la vittoria a tavolino degli azzurri (sul campo era finita 0-0).
L’altro fu l’arbitraggio di Rosario Lo Bello del match della penultima giornata, Verona-Milan, che secondo l’olandese affossò i rossoneri e consentì al Napoli, vittorioso a Bologna, di involarsi verso il secondo scudetto della sua storia.
Questa ricostruzione però, oltre ad essere parziale e faziosa (poiché dimentica altri episodi poco chiari andati invece a vantaggio del Milan), non rende merito al grande campionato del Napoli di Bigon, che seppe imporsi su un avversario fortissimo e conquistò un campionato avvincente e ricco di colpi di scena.
Il tecnico di Padova, che da giocatore aveva vestito per 10 anni proprio la maglia del Milan, giunse a Napoli nell’estate del 1989, raccogliendo la pesante eredità di Ottavio Bianchi (uno Scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa Uefa conquistati nei tre anni precedenti), e trovandosi subito di fronte ad una brutta gatta da pelare: le “vacanze lunghe” di Maradona.
Diego infatti, dopo aver chiesto invano la cessione al presidente Corrado Ferlaino (ad attenderlo c’era il ricco stipendio garantitogli dal Marsiglia di Tapie), intraprese un estenuante braccio di ferro con la società, rifiutandosi di rientrare dalle ferie e costringendo la squadra a iniziare il campionato senza la sua stella più luminosa.
Ciononostante gli azzurri partirono alla grande, portandosi subito in testa grazie a tre vittorie nelle prime 4 partite, di cui due in trasferta: da ricordare il 2-1 ottenuto il 10 Settembre al Bentegodi di Verona, grazie alle reti di Careca su rigore e di Mauro, efficace nel ruolo di “vice-Diego”.
Alla fine Maradona si arrese, tornando a disposizione la settimana successiva (dalla panchina) per il match con la Fiorentina, uno dei primi punti di svolta di quella stagione: sotto 2-0 all’intervallo grazie alle magie di Baggio (un rigore ed una serpentina “maradoniana”), il Napoli reagì, riuscendo a ribaltare il risultato nonostante un rigore fallito da Diego ad inizio ripresa: di Renica, Careca e Corradini nel finale le reti del successo azzurro.
Gli uomini di Bigon mantennero la testa della classifica con autorevolezza nel girone di andata, pareggiando match insidiosi in trasferta come quelli del Flaminio con la Roma (l’Olimpico era chiuso per la ristrutturazione in vista dei Mondiali) e del Comunale con la Juventus, e battendo al San Paolo sia il Milan dei fuoriclasse olandesi (3-0 con doppietta di Carnevale e delizioso pallonetto di Maradona il 1 Ottobre) che l’Inter Campione in carica (2-0 con i gol di Careca e Maradona tre settimane dopo).
Dopo il pareggio di Genova e la rocambolesca vittoria con il Lecce del 5 Novembre (gol decisivo di Carnevale nel finale), la distanza tra il Napoli ed i rossoneri di Sacchi, partiti viceversa in sordina, era di 6 punti, ed in pochi a quel punto avrebbero pronosticato una rimonta del Milan, distratto anche dall’avventura in Coppa dei Campioni affrontata da detentore del trofeo.
I rossoneri invece diedero il via ad una lunga striscia di risultati utili, ed il brutto ed inatteso k.o rimediato dal Napoli al Flaminio contro la Lazio il 30 Dicembre ridusse a soli 3 punti il distacco tra le due squadre alla fine del girone di andata.
Il Napoli difese il primato con le unghie fino allo scontro diretto, grazie anche a rimonte clamorose come il 2-2 ottenuto ad Udine il 14 Gennaio 1990, con 2 reti nel recupero (gol decisivo di Corradini come contro la Fiorentina), ma il Milan grazie a ben 7 vittorie consecutive si presentò al big match a sole due lunghezze dai partenopei.
L’11 Febbraio non ci fu storia: un Milan in grande spolvero restituì ad un Napoli in affanno il 3-0 subito all’andata, agganciando gli azzurri in vetta.
A quel punto anche l’inerzia sembrava tutta a vantaggio dei lanciatissimi rossoneri, anche perché dopo sole due settimane gli azzurri furono sconfitti a San Siro anche dall’Inter, nonostante lo splendido gol del vantaggio firmato da Careca.
Il Napoli ebbe però il merito di tener botta, anche non giocando un calcio scintillante: emblematico fu il 2-1 ottenuto il 4 Marzo contro il Genoa al San Paolo, con il gol-vittoria di Zola giunto in pieno recupero tra i fischi del pubblico che non sembrava più credere nelle possibilità della squadra.
Fu invece chiaro a quel punto che sarebbe stato testa a testa fino alla fine tra le due squadre, con il Milan che iniziò a perdere qualche colpo, rimediando due sconfitte consecutive contro Juventus e Inter.
Dopo la bella vittoria per 3-1 contro la Juve del 25 Marzo (splendida doppietta di Diego, con un altro gol su punizione rifilato a Tacconi), il Napoli agganciò il Milan in vetta la settimana successiva grazie al discusso 2-0 ottenuto a tavolino a Bergamo.
Van Basten mette in dubbio l’etica di Alemao e del massaggiatore Carmando, “colpevole” di aver chiesto al centrocampista azzurro di stendersi per farsi medicare, ma dimentica volutamente che quella stessa domenica il Milan fu “graziato” a Bologna, dove non fu visto né dall’arbitro Lanese né dai suoi assistenti un gol regolarissimo di Marronaro, col pallone che aveva nettamente superato la linea di porta.
Si arrivò così alla penultima giornata il 22 Aprile, con Napoli e Milan appaiati in vetta: ma se gli azzurri mostravano una brillantezza ritrovata (3 gol rifilati al Bari nella giornata precedente), Gullit e compagni apparivano messi a dura prova dal doppio impegno in campionato e Coppa Campioni (sofferta qualificazione alla finale ottenuta 4 giorni prima a Monaco contro il Bayern ai supplementari, con rete decisiva del compianto Stefano Borgonovo).
Quella domenica sarebbe rimasta indimenticabile per i tifosi azzurri: al Dall’Ara di Bologna il Napoli segnò 3 stupendi gol nei primi 15′ con Careca, Maradona e Francini (finì 4-2 per gli azzurri con il poker siglato da Alemao), mentre un Milan stanco e nervoso si fece rimontare da un Verona in piena lotta per non retrocedere, che si impone 2-1 con i gol di Sotomayor e Pellegrini.
I rossoneri persero la testa, reclamarono due rigori e finirono in 9 per le espulsioni di Costacurta e…Van Basten, che dopo un fallo fischiatogli contro dall’arbitro Lo Bello gettò la maglia ai piedi del direttore di gara: completò il quadro l’allontanamento di mister Sacchi.
Al Napoli all’ultima giornata sarebbe bastato un pareggio, ma il 29 Aprile 1990, in un San Paolo stracolmo, il gol del difensore azzurro Marco Baroni regalò l’ultima vittoria (sedicesima in casa su 17 partite, solo la Sampdoria riuscì a pareggiare a Fuorigrotta quell’anno) ed il secondo, storico titolo di Campione d’Italia ad una città in festa.
Tanti furono i simpatici sfottò riservati ai rivali, che solo due anni prima erano stati applauditi al San Paolo nonostante avessero portato via (meritatamente) al Napoli uno scudetto che sembrava già vinto.
Al “cigno di Utrecht”, giocatore straordinario ma incapace a distanza di 30 anni di accettare il verdetto del campo, non resta che ricordare il gioco di parole più volgare e più…geniale coniato in quella occasione per mettere a tacere le lamentele rossonere: “ve l’amm mis…’n Gullit, e manc’ Van Basten?”