Oggi è prassi quando un nostro amato compagno di vita ci lascia rivolgersi ai cimiteri per animali o le ditte di cremazione, appare logico, sensibile ed evoluto; in realtà questa usanza è più antica di quanto possiamo immaginare.
Infatti solo poche settimane fa, a più di 10 anni della scoperta del porto romano di Berenice nel Mar Rosso, è stata appurata, con uno scavo più approfondito e dettagliato, la sepoltura di oltre 600 tra cani e gatti dell’antico Egitto risalente a 2000 anni fa.
La cosa che stupisce è l’accuratezza con la quale le salme furono riposte e le cure riscontrabili da collari o cure di ferite sui reperti fossili. Gli animali sembrano essere stati deposti delicatamente in fosse ben preparate. Molti erano coperti con tessuti o pezzi di ceramica, “che formavano una specie di sarcofago”, dice Osypinska. Più del 90% erano gatti, molti con collari di ferro o collane.
I cani, che costituiscono solo il 5% circa delle sepolture (il resto sono scimmie), sono deceduti più vecchi dei gatti e delle scimmie. Molti avevano perso la maggior parte dei loro denti o soffrivano di degenerazione articolare. Un veterinario ha aiutato il team a determinare la salute, la dieta e la causa della morte.
L’archeozoologa Marta Osypinska e i suoi colleghi hanno scoperto il cimitero appena fuori le mura della città, sotto una discarica romana teatro del trafficato porto che veniva usato tra il I e II secolo d. C.
Queste le parole di Michael MacKinnon, archeozoologo della Winnipeg University “L’idea di animali domestici come parte della famiglia è difficile da raggiungere nell’antichità, ma penso che qui lo fossero”.
Anche l’archeologo Wim Van Neer del Royal Belgian Institute of Natural Sciences che ha studiato il rapporto tra persone e animali nel mondo antico è d’accordo. “Non ho mai visto un gatto di quest’epoca con un collare, tuttavia è possibile che gli abitanti apprezzassero cani e gatti al fine utilitaristico. Infatti un porto marittimo avrebbe pullulato di ratti rendeva i gatti preziosi animali da lavoro. E anche se alcuni dei cuccioli del sito erano piccoli cani simili alle razze giocattolo di oggi e, quindi, probabilmente avevano poca utilità se non come cani da compagnia, i cani più grandi avrebbero potuto sorvegliare le case e consumare i rifiuti”.
Marta Osypinska spera che il nuovo lavoro convincerà altri archeologi che vale la pena studiare gli animali da compagnia: “All’inizio, alcuni archeologi molto esperti mi hanno scoraggiato da questa ricerca, sostenendo che gli animali domestici erano irrilevanti per la comprensione della vita dei popoli antichi. Spero che i risultati dei nostri studi dimostrino che ne vale la pena.”