Tra gli innumerevoli mondi ibridi generati dalla fusione tra la città di Odessa e l’astronave aliena Serraglio 457 ce n’era uno ancora non esplorato, il regno sottomarino di Neptilia. Lo scopriamo nell’albo numero 3 di Odessa Evoluzione, intitolato Una voce dal mare, che aggiunge nuovi sviluppi alla continuity della serie ma lo fa soprattutto creando nuove consapevolezze e una maturazione per l’eroe Yakiv.
Per il soggetto e la sceneggiatura si è ricomposta la stessa coppia del numero precedente albo Prigioniero del metallo, ovvero Davide Rigamonti e Davide Barzi, che ci conducono negli abissi di Nuova Odessa dove Yakiv è richiamato da una voce amica, una voce alla quale non può mancare di rispondere nonostante gli avvertimenti di Mozok, l’alieno col quale è in connessione psichica.
Quella che proviene dal mondo sommerso dove vivono i Boruc, creature sottomarine che abbiamo già conosciuto in alcuni precedenti albi, è in realtà una vera minaccia, anzi una trappola, che solo l’intervento di Goraz e Ruwe coordinati a distanza da Tori può sventare per portare in salvo Yakiv.
Non raccontiamo ulteriori dettagli della trama perché la delicatezza e la particolarità di questo albo impongono di soffermarsi su altri aspetti. In primo luogo sembra che Yakiv, da tempo tormentato e angosciato per la morte dell’amica Zhiras della quale si sente colpevole e responsabile, sia giunto finalmente ad accettarla portando a termine un processo di espiazione e di crescita interiore.
C’è poi da segnalare un eccezionale lavoro di “fusione” – un gioco di parole quanto mai appropriato trattandosi di Odessa – tra tanti riferimenti classici ed immortali della narrativa fantastica. C’è il mito delle sirene, come ci viene mostrato nelle prime tavole, ma è impossibile non farsi venire in mente i folli esperimenti del Dottor Moreau o i viaggi sottomarini di Jules Verne; Rigamonti e Barzi riescono persino a rievocare il leggendario Kraken!
Per una simile avventura ci volevano i pennelli di un’autrice brillante e dalle delicate intuizioni come Lucia Arduini, già protagonista del numero 3 nella prima stagione. Se in quel caso l’ambientazione era costituita da scenari ghiacciati (qui trovate la recensione di Speranze di ghiaccio) stavolta i fondali sommersi hanno permesso di comporre tavole ancora più sognanti, per molte delle quali la gabbia bonelliana costituisce l’eccezione, a tutto vantaggio del piacere di una lettura ben ritmata anche nei brevi ma intensi flashback e nelle visioni allucinatorie di Yakiv.
Come sempre c’è anche il contributo di chi ha curato i colori: Daria Cerchi ha perfettamente collocato con le sue scelte cromatiche le scene sottomarine, riservando poi tinte più speciali e soffuse ad alcuni dei passaggi cruciali.
Per una serie in continua evoluzione come Odessa è doveroso tributare il giusto omaggio al clamoroso lavoro artistico del copertinista Mariano De Biase, capace di reinventarsi ogni mese con illustrazioni dall’approccio sempre diverso ed inusuale sia per le scelte cromatiche che per la composizione nel suo insieme.
Una voce dal mare ha come copertina un’immagine che parla da sola nella sua drammaticità, dove un triste lamento prende forma nella postura di Yakiv tra flutti che si infrangono sulla scogliera ed uno sfondo lunare dai colori impossibili. Rubando le parole del villain di turno, possiamo dire che ogni regola conosciuta è stata sovvertita rendendo concrete le più accese fantasie.
uscita: 28/07/2020
Formato: 16×21 cm, colore
Pagine: 96
Soggetto: Davide Barzi
Sceneggiatura: Davide Barzi
Rielaborazione narrativa: Davide Rigamonti
Disegni: Lucia Arduini
Colori: Daria Cerchi
Copertina: Mariano De Biase