Si scioglie sul più bello, tanto per cambiare, il Napoli di Rino Gattuso, sconfitto 2-1 allo Stadium dalla malandata Juventus di Pirlo.
I bianconeri si aggiudicano il “famoso” recupero della terza giornata con i gol di Ronaldo e Dybala e si riprendono il terzo posto in classifica, lasciando gli azzurri fuori dalla zona Champions, in quinta posizione.
Il rigore di Insigne, arrivato nel finale, serve a rimettere in equilibrio la differenza reti negli scontri diretti (ora, in caso di arrivo a pari punti, sarà decisiva quella generale), ma non rende meno amara una sconfitta che non fa altro che confermare tutti i limiti degli azzurri in termini di personalità.
Come accaduto in tante, troppe occasioni importanti, Koulibaly e compagni hanno affrontato il match con eccessivo timore, svegliandosi solo nel secondo tempo al cospetto di una Juve per nulla irresistibile, ma non riuscendo a raddrizzare l’incontro, prima di subire il raddoppio di Dybala.
L’ennesima prova di maturità fallita deve spazzare via ogni dubbio nella mente di chi ancora parla di squadra dal grande potenziale o di stagione dei rimpianti: questo gruppo, peraltro guidato da un allenatore incapace di incidere in un anno e mezzo sia a livello tattico che caratteriale, ha ormai palesato definitivamente i propri difetti, e di questo la società dovrà tenere conto a stagione finita, quale che sia il piazzamento finale.
E’ proprio perché la sfida di Torino non ha detto nulla di nuovo che, paradossalmente, ha poco senso soffermarcisi troppo, anche perché già domani (ore 15) il Napoli è chiamato ad un impegno complicato in quel di Genova, sponda blucerchiata, contro la Samp dell’ex tecnico azzurro Ranieri.
E’ il pareggio il risultato assente da più tempo a Marassi: il 1 Dicembre 2014 il Napoli di Benitez raggiunse i doriani, in vantaggio con Eder, quasi a tempo scaduto con un gol di Duvan Zapata, che un paio di stagioni più tardi avrebbe vestito anche la maglia blucerchiata.
Nel complesso sono 17 gli incontri finiti in parità nei 53 precedenti giocati in Liguria in Serie A, a fronte di 21 vittorie doriane e 15 successi partenopei.
Il bilancio delle sfide più recenti sorride agli azzurri, sconfitti solo una volta al Ferraris dalla Sampdoria negli ultimi 10 anni: era il 2 Settembre 2018 quando la squadra di Ancelotti fu battuta con un secco 3-0 dai genovesi, grazie a una doppietta di Defrel e ad uno splendido colpo di tacco al volo di Fabio Quagliarella.
Il centravanti stabiese, spesso a segno contro la sua ex squadra, realizzò un gran gol anche nell’ultima partita giocata a Genova tra le due squadre, il 3 Febbraio dello scorso anno; anche l’altro ex azzurro, Gabbiadini, andò a rete trasformando un calcio di rigore, ma gli azzurri riuscirono comunque ad imporsi per 4-2 con le reti di Milik, Elmas, Demme e Mertens.
Come contro la Juventus, Gattuso avrà a disposizione l’intera rosa ad eccezione di Ghoulam, il cui recupero dall’infortunio al crociato procede secondo i tempi previsti.
Non sono da escludere diverse novità in difesa, con Ospina tra i pali, Manolas al fianco di Koulibaly e Mario Rui sulla sinistra, mentre la coppia di mediani Demme-Fabiàn dovrebbe essere confermata.
In attacco c’è da augurarsi che Gattuso non si ostini nel riproporre titolare Mertens, che a parte le due perle da fermo tirate fuori con Roma e Crotone, continua ad apparire lontanissimo da una condizione fisica dignitosa.
Osimhen, pur apparendo ancora grezzo a livello tecnico, è sicuramente più pronto dal punto di vista atletico ed a Torino il suo ingresso ha ravvivato la manovra offensiva.
Sugli esterni, oltre a Insigne, potrebbe trovare spazio dall’inizio Politano, visto che Lozano non sembra ancora al top dopo il lungo infortunio muscolare.
La Sampdoria dei tanti ex e del Presidente Ferrero, “rivale cinematografico” del patron azzurro De Laurentiis, è in un buon momento di forma (ha sfiorato la vittoria a San Siro con il Milan la settimana scorsa) e ci tiene a fare risultato, ma il Napoli non può perdere altro terreno.
Bruciato il “bonus” del recupero con la Juve, è assolutamente necessario lasciarsi alle spalle delusioni, polemiche e dissidi interni, per ripartire subito e non allontanarsi di nuovo da quel quarto posto quasi raggiunto, grazie ad un filotto di 5 vittore ed un pareggio in 6 partite.
Restano 9 gare da giocare per centrare un obiettivo fondamentale non solo per il futuro del club, ma anche per la carriera di coloro i quali (siano essi giocatori, allenatore o DS) saluteranno a fine stagione: sarà dunque meglio che ognuno dia il massimo per la causa comune, da qui alla fine di Maggio.