Si è tenuta ieri mattina, all’interno del bosco della Reggia di Portici, una cerimonia per ricordare il sacrificio di Maria Adalgisa Nicolai, docente universitaria presso il Dipartimento di Agraria della Federico II assassinata dal proprio compagno il 27 Luglio 2020; in suo ricordo è stato piantato un albero di Jacaranda ed installata una panchina rossa a lei dedicata. “Dobbiamo fare in modo che il sacrificio di Adalgisa non sia stato vano – ha dichiarato il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, intervenuto attraverso un collegamento da remoto – e il modo migliore per ricordarla è attraverso azioni concrete, affinché i nostri giovani studenti siano capaci di superare questi stereotipi sviluppando una cultura dell’inclusione. Questo richiede uno sforzo ulteriore e da parte del ministero ci sarà un impegno nel sostenere progetti, a livello nazionale, che vadano in questo senso per fare in modo che queste iniziative non siano episodiche, ma abbiano una continuità”. Un impegno che si rinnova ogni anno in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne; il 25 Novembre, infatti, ovunque vengono organizzate innumerevoli iniziative simboliche che hanno il compito di scuotere le coscienze ed eliminare antiche convinzioni culturali che vedono la figura femminile come debole e sottomessa, idee purtroppo ancora fortemente presenti in molte parti del mondo, spesso anche in maniera poco evidente e quindi subdola.
“Pensare di inserire in tutti i corsi di studio il rispetto alla cultura della differenza, il rispetto dell’altro e del diritto di vivere la vita secondo le proprie scelte è un percorso più profondo, più lungo, richiede un impegno maggiore, ma è la strada maestra” ha dichiarato la senatrice Valeria Valente. Alla presenza della sorella Antonietta e della nipote Marilisa, di alcuni colleghi ed un gruppo di studenti della professoressa che ne hanno ricordato l’allegria e la voglia di vivere, la vicepresidente vicaria del Consiglio Regionale, Loredana Raia, ha poi scoperto la panchina rossa dedicata ad Adalgisa. “È una giornata triste – ha dichiarato il rettore della Federico II Matteo Lorito – tocca tutta la nostra comunità accademica ed arriva in un momento in cui l’università di Napoli sta dedicando tanta attenzione agli equilibri di genere”. Ogni anno, infatti, in occasione del 25 Novembre, il comitato di Garanzia dell’ateneo organizza il corso di informazione e formazione sulla violenza di genere per indurre le nuove generazioni a riflettere su questa problematica, superando i condizionamenti delle convinzioni culturali. “Il femminicidio è una patologia della nostra società e tutte le istituzioni come anche la Federico II devono lavorare per un cambiamento culturale” ha concluso il rettore.
Ciò che più sconvolge di questa storia drammatica, oltre ovviamente all’efferatezza e all’ingiustizia del fatto stesso, è la riflessione sul femminicidio come fenomeno grave e diffuso in ogni substrato della società. Spesso, infatti, si pensa genericamente al femminicidio come ad un tipo di reato circoscritto, troppo spesso si generalizza pensando a questo tipo di reato assegnandogli l’etichetta del degrado culturale. La storia della professoressa partenopea ci ricorda quanto l’ignoranza che si cela dietro il reato di femminicidio, preso in considerazione come fenomeno sociale, non è sempre associato ad un livello culturale inferiore o ad una condizione di difficoltà economica. Queste ultime condizioni, che a questo punto non dovranno mai più essere considerate come una sorta di giustificazione, sicuramente talvolta rappresentano delle aggravanti. Il movente è però da ricercare all’interno di una mentalità retrograda fortemente radicata in un popolo che si nasconde dietro la finta cavalleria, e che invece non è altro che un subdolo, pericoloso, borghese e sleale maschilismo.