Si muore. Certamente, come ormai da più di due mesi a questa parte ci dicono i dati, si muore per il Coronavirus, tuttavia questa pandemia insidiosa, che tanto sta facendo parlare di sé in tutto il mondo, non è una condizione di sospensione rispetto a quelle che sono tutte le altre cause di mortalità. Ad esempio, in quella che è stata ribattezzata la Terra dei Fuochi si continua a perire e patire per la ferocia dei veleni e della mano criminale che ha devastato un territorio meraviglioso, causando un vero e proprio genocidio spalmato nel corso del tempo. A tal proposito è notizia recente quella della dipartita di Stefano Sorano, di soli 24 anni, il quale, ad Acerra, è stato stroncato da un sarcoma polmonare. Ed è tremendo, poi, apprendere di come il ragazzo e i suoi familiari siano stati totalmente abbandonati da chi di dovere. A quanto pare, infatti, il medico di base avrebbe rifiutato di visitare Stefano, sostenendo di essere impossibilitato a causa del Coronavirus e delle misure di restrizione. Il giovane è stato lasciato senza soccorsi e non è stato possibile neanche praticargli la terapia del dolore come i parenti avevano chiesto.
Domenica, durante l’omelia trasmessa in diretta streaming, il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, da sempre attivo nella lotta contro i veleni, ha parlato della tragedia e ha rilasciato un intervento di cui riportiamo uno stralcio molto significativo: “Ah! Se si mettesse lo stesso impegno, da parte soprattutto delle istituzioni, nel combattere un’altra emergenza connessa con quella sanitaria che stiamo vivendo: l’emergenza dell’inquinamento ambientale, che in questo tempo sembra sia passata in secondo piano. Eppure, non si è cessato di morire per inquinamento ambientale in questo tempo di pandemia! L’ultima vittima – la ricordo, come faccio di solito in questo triste elenco dei giovani che muoiono nelle nostre terre – è Stefano, giovane brillante di ventiquattro anni, laureato e sportivo. È morto la settimana scorsa: la sua morte non ha fatto notizia, come le altre morti di ragazzi e giovani negli anni e nei mesi passati. I medici erano impegnati nella cura del Covid-19. È stato un po’ abbandonato, la sua famiglia ha penato molto”.
È nostro dovere, dunque, non perdere di vista quelle che sono le problematiche gravi che attanagliano i nostri territori. La lotta al biocidio e alla criminalità non può passare in secondo ordine, mai. Non possiamo permettercelo neppure in tempo di pandemia. La nostra emergenza sanitaria, purtroppo, è anche quella dei tumori.
Le immagini che stanno girando sui social in questi giorni, relative agli inquinamenti ambientali che sono ripresi, in maniera evidente, con l’inizio della fase 2 sono già uno schiaffo in faccia a tutti noi. Roghi imponenti di rifiuti, casi di contaminazione del mare e dei fiumi (come il Sarno e il litorale Domizio): è bastato poco per tornare a quella normalità che non è normale. Ci piacerebbe, quindi, iniziare a riscontrare, concretamente, un po’ di politica del rigore, tanto eslatata nell’ultimo periodo, anche su queste tematiche.