Dopo 3 sconfitte consecutive, il Napoli torna a vincere al San Paolo, che a breve verrà giustamente ribattezzato “Stadio Diego Armando Maradona”.
Nella lunga giornata di commiato al fuoriclasse argentino, a poco più di 24 ore dalla sua scomparsa, i ragazzi di Gattuso, scesi tutti in campo con la “10”, superano l’emozione di un momento così delicato, battono 2-0 il Rijeka grazie all’autogol del napoletano Anastasio ed alla rete di Lozano, ed ipotecano la qualificazione ai sedicesimi di Europa League, pur senza incantare.
Era del resto difficile chiedere di più ad una squadra travolta dall’onda emotiva che ha squassato un’intera città, e che ha colpito nel profondo i giocatori, da Capitan Insigne, accorso insieme al magazziniere Starace (già nello staff del Napoli ai tempi di Diego) a posare un mazzo di fiori sull’altare spontaneamente creato dai tifosi fuori lo stadio, fino a Dries Mertens, napoletano d’adozione, che nella notte ha ripetuto questo gesto sotto il grande murales che raffigura il Pibe nei Quartieri Spagnoli.
Proprio questo è stato, del resto, uno dei tanti luoghi che la gente di Napoli ha dedicato negli anni al suo Re, ed attorno ai quali ieri si sono susseguiti emozionanti e toccanti omaggi all’eroe morto, e dunque divenuto definitivamente immortale.
Dal meraviglioso ed enorme dipinto di Jorit a Ponticelli, al Palazzo Reale decorato con una gigantografia di Diego, dall’esterno dello stadio, avvolto dai fumogeni al momento dell’arrivo degli azzurri, fino alle finestre di tutti i palazzi della città, è stato un continuo susseguirsi di cori, applausi e lacrime, pur nel rispetto, per quanto possibile, delle disposizioni da seguire in questi tempi bui e maledetti.
Non si annuncia meno emozionante la prossima giornata di campionato, visto che la Serie A ha già annunciato alcune iniziative tese a ricordare degnamente Maradona, una stella che ha dato lustro, con la sua militanza nel Napoli per 7 anni, a tutto il calcio italiano.
Ogni squadra scenderà in campo con il lutto al braccio, e l’immagine di Diego sarà trasmessa nei maxischermi di tutti gli stadi, sia durante l’inevitabile minuto di silenzio prima del calcio d’inizio, che nel corso del minuto n.10: un doveroso omaggio alla maglia che sarebbe giusto sparisse da tutti i campi del pianeta, perché mai più potrà essere degnamente indossata.
Tornando, per quanto possibile, al calcio giocato, il calendario prevede domani (ore 20:45) la delicatissima sfida casalinga tra gli azzurri e la Roma di Fonseca, che sembra aver trovato la giusta quadratura in campionato e che giovedì in Romania ha già ottenuto il pass per il turno successivo di Europa League.
Il Napoli è chiamato a riscattare la brutta sconfitta col Milan, ed a riproporre un gioco convincente dopo troppe prestazioni interlocutorie: dovrà farlo rinunciando ancora ad Osimhen, che non ha smaltito l’infortunio subìto in nazionale, ed a Bakayoko squalificato.
Sarà interessante capire se Gattuso, complici queste assenze, riproporrà il 4-3-3 visto nelle ultime fasi della partita col Rijeka, e soprattutto quali saranno le sue scelte a centrocampo, dove l’unico sicuro di partire titolare sembra Fabiàn, entrato solo nel finale Giovedì; in attacco invece troveranno di certo spazio Insigne, Mertens e Lozano, che hanno cambiato passo al Napoli nella ripresa della sfida con i croati.
Il match con i giallorossi è di cruciale importanza per rilanciare le ambizioni del Napoli in questo campionato, in cui la qualificazione Champions è obiettivo vitale, ma dove in realtà tutto è ancora possibile e raggiungibile, a patto di affrontare ogni partita con la giusta mentalità, cosa che troppo spesso questo gruppo, pur tecnicamente dotato, non riesce a fare.
In tal senso, la scomparsa di un’icona del calibro di Diego, pur nella sua drammaticità, potrebbe essere un formidabile collante in grado di compattare questa squadra e definire una grande obiettivo da raggiungere, provando a fare l’impresa in nome di colui che è riuscito dove tutti, prima e dopo di lui, hanno fallito.
Un esempio meraviglioso di cosa voglia dire essere una squadra “in missione” per conto di una leggenda della franchigia, arriva dai Los Angeles Lakers freschi campioni NBA, che hanno interrotto un digiuno di vittorie lungo 10 anni proprio stringendosi attorno al ricordo del protagonista degli ultimi trionfi, quel Kobe Bryant scomparso tragicamente insieme alla figlia Gianna lo scorso Gennaio in un incidente in elicottero.
Purtroppo il Napoli, a differenza dei gialloviola, non ha in squadra un Lebron James, che oltre ad essere un fuoriclasse del gioco, è un autentico leader dentro e fuori dal campo, tra i più simili, con le dovute proporzioni, a Maradona, soprattutto per l’impegno anche politico in difesa della comunità nera.
Può essere però questo, per i vari senatori dello spogliatoio azzurro, il momento di dimostrare quanto valgono, e quanto per loro Maradona sia un esempio da seguire al di là delle parole e dei gesti di circostanza: tornare a vincere per onorare il Mito della nostra città, a cominciare dalla partitissima di domani sera.