«Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese»
Il 27 novembre del 1978, veniva assassinato, nel Municipio di San Francisco, Harvey Bernard Milk, il padre del movimento di liberazione omosessuale statunitense, pioniere nella lotta per i diritti civili. Nato in Long Island (New York) nel 1930, da una famiglia ebrea di origini lituane, egli è stato il primo uomo dichiaratamente gay ad essere eletto per un ruolo istituzionale negli Stati Uniti. Dopo essersi laureato in Matematica, dopo aver svolto diversi lavori a New York e dopo essere stato allontanato dalla Marina militare – come si seppe in seguito, proprio per il suo orientamento sessuale -, Milk si trasferì insieme al primo compagno Scott Smith, come molti omosessuali in quel periodo, a San Francisco. La città californiana, infatti, era la più progressista dell’intero Paese e, nel quartiere Castro, la vita della comunità LGBT cominciava a profilarsi particolarmente intensa, pure dal punto di vista dell’attivismo politico e dell’impegno civile. Inizialmente, Harvey aprì un negozio di fotografia nella zona ma, con il passare del tempo, iniziò a distinguersi per le sue idee, il suo carisma e per la sua lotta a favore della libertà e dell’uguaglianza, tanto da essere soprannominato “sindaco di Castro Street”. Per tre volte tentò di farsi eleggere, ma solo nel 1977 fu nominato supervisior, ovvero consigliere comunale. Nel suo periodo di attività, lottò in difesa di una norma per i diritti dei gay nella città, la quale fu definita dal New York Times come la legge più fortemente incisiva contro ogni forma di discriminazione. Dipoi, si impegnò strenuamente anche affinché venisse respinta la Proposition 6, voluta dal senatore John Briggs, il quale, attraverso quella misura legislativa, intendeva ottenere il licenziamento di tutti gli insegnanti che si fossero dichiarati omosessuali.
Tuttavia, la fama che il politico iniziava a riscuotere presso tutti i cittadini, non solo per i temi LGBT, gli attirò diverse antipatie, tanto da essere minacciato più volte; intimidazioni che, nell’ultimo periodo, aveva iniziato pure a registrare su delle audiocassette. L’escalation di odio nei suoi confronti, purtroppo, culminò con l’omicidio, perpetrato con una pistola dal consigliere Dan White, il quale assassinò anche il sindaco di San Francisco, George Moscone, che aveva sostenuto e appoggiato Milk. Nei giorni dopo la sua morte, a Castro fu organizzata un’enorme parata ed oggi, nel quartiere, una piazza è stata dedicata proprio a lui.
Nel 2009, Barack Obama ha conferito alla sua memoria la Presidential Medal of Freedom, mentre nel 2008 gli è stato dedicato anche un film dal titolo “Milk”, per la regia di Gus Van Sant, con Sean Penn nel ruolo del protagonista.
Grande, dunque, è l’insegnamento che quest’uomo ha lasciato a noi posteri in tutto il mondo; un esempio che non possiamo dimenticare. A tal proposito, c’è una sua frase, particolarmente significativa, che vogliamo qui riportare per concludere questo breve contributo. Essa, infatti, rappresenta la somma del suo pensiero che è – e deve essere ancora oggi – l’essenza stessa dell’attivismo di tutti per i diritti civili di tutti: “Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverà per te”