In piazza San Giovanni della Malva, a Trastevere, una decina di giorni fa è comparsa una strana statua: una, se così si può dire, “opera” raffigurante la “porchetta”.
Si trattava della realizzazione degli studenti della Rome University of Fine Arts che avrebbe dovuto raffigurare un maiale privato degli arti e legato con dello spago; il progetto “Piazze Romane” per il quale è stata prodotta la statua dovrebbe essere mirato ad arricchire otto piazze di Roma e le installazioni sarebbero dovute restare in esposizione fino a settembre 2021.
Le reazioni della popolazione sono state molto differenti tra loro; ovviamente c’è chi si fotografava e rideva, ma per alcuni la visione di quella creatura straziata e mutilata come simbolo della “cultura culinaria” cittadina è stato eccessivo. Sembrava assolutamente ovvio e plausibile che sarebbe accaduto qualcosa, infatti la statua è durata pochissimi giorni: dopo essere stata imbrattata di vernice rossa segnale delle atroci sofferenze che si celano dietro l’alimentazione carnivora, è stata rimossa dal comune stesso. Era impensabile che non accadesse, molti enti ed associazioni che hanno a cuore la salute ed il benessere animale, si erano infatti espresse con toni forti ed indignati.
Si erano pronunciati al riguardo, infatti, numerosi enti, come la sede romana della Lega Anti-Vivisezione che ha rilasciato questa dichiarazione tramite il responsabile David Nicoli : << Nelle intenzioni di Sabrina Alfonsi e Giuseppa Urso, rispettivamente presidente e assessora alla Rigenerazione urbana del Municipio Roma 1, la statua dovrebbe celebrare una tradizione romana andata perduta, l’atto aggregativo e itinerante del consumare il cibo all’aperto, ma l’opera offende la sensibilità di circa trecentomila romani vegani e vegetariani che in essa vedono un insulto al valore della vita degli animali esseri senzienti, al loro sacrificio forzato in nome di una preferenza alimentare nemmeno necessaria ma solo egoistica. La Lav critica altresì la scelta di concedere il patrocinio all’iniziativa da parte del Comune di Roma e i Ministeri dei Beni Culturali e del Turismo.
Gli animali non sono panini ma esseri senzienti. Qualunque pretesto si voglia addurre, l’arte non è arte se calpesta la sensibilità delle persone e in questo caso di tante, tantissime persone che sono anche cittadini ed elettori romani. La scelta di apporre simile statua è a dir poco infelice ed è emblematica del livello di consapevolezza e della visione che ancor oggi certi amministratori pubblici hanno della questione animale. Chiediamo quindi alla Presidente Alfonsi di voler provvedere alla immediata rimozione della infelicissima statua e alla sua sostituzione con un monumento all’olocausto degli animali-non-umani>>.
Ed ancora nelle stesse “corde” il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, dice: << Ci chiediamo cosa troveremo nelle altre piazze. Più che un esempio di arricchimento culturale, ci sembra uno scherzo di pessimo gusto! Non è una celebrazione della tradizione culinaria romana, ma un colpo basso alla dignità di altri esseri viventi e al valore della loro vita. I maiali sono tra gli animali più sfruttati dall’industria zootecnica, sottoposti a pratiche crudeli, mutilazioni illegali, somministrazione massiccia di antibiotici. Vengono abbandonati al loro destino, finché, esausti, si lasciano morire oppure vengono trascinati con un cappio all’esterno dell’allevamento, tra spasmi e grida di dolore. Quel maiale non è companatico, ma un Essere Senziente ed è ingiusto che si consideri la sua vita priva di valore. Quella statua a Trastevere non è arte perché offende la sensibilità altrui, perché non rimanda ad un concetto di bellezza che fornisca all’uomo strumenti migliori per la convivenza sociale e civile».
Rita Corboli, delegata dell’Oipa di Roma è entrata nel merito della questione dopo la sollecitazione di numerosi volontari rispondendo: «Abbiamo ricevuto molte telefonate di protesta, e non solo da parte di vegetariani e vegani, ma anche da persone che forse ora ci penseranno due volte prima di mangiare la porchetta che, ricordiamolo, altro non è che un cucciolo di maiale arrostito intero per poi essere affettato. Si tratta di una “creazione” che, se voleva celebrare una “tradizione alimentare romana”, speriamo che stia contribuendo invece a demolirla. Ieri la presidente del Municipio Roma 1, Sabrina Alfonsi, ha eliminato dalla sua pagina Facebook il post in cui, addirittura con l’hashtag #solocosebelle, presentava l’installazione da lei stessa inaugurata. Speriamo che a questa rimozione virtuale dalla sua pagina social segua la rimozione reale dell’oggetto dalla piazza».
Che dire, restiamo in attesa di ulteriori sviluppi, sperando che questo tipo di installazioni invece di essere censurate, possano non far venire un certo languorino, ma i brividi e che siano strumento di sensibilizzazione verso “l’olocausto animale”; ci sorprende sempre l’ipocrisia e l’incoerenza della popolazione che “non vuole vedere” che trova troppo scabroso un pezzo di creta ricoperto di finto sangue rimuovendolo in pochi minuti e non l’immagine di un animale eviscerato, riempito, mutilato e legato con dello spago esibita con orgoglio.