La vita davanti a sé (The Life Ahead) è un film del 2020 diretto da Edoardo Ponti. La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1975 scritto da Roman Gary e già portato sul grande schermo col film del 1977. Le riprese del film si sono svolte a Bari e sono terminate nell’agosto 2019. Il primo trailer è stato diffuso il 21 ottobre 2020, accompagnato dal singolo Io sì (Seen) interpretato da Laura Pausini e composto da Diane Warren. Il film doveva essere distribuito il 3, 4 e 5 novembre 2020 nelle sale cinematografiche italiane, poi chiuse a causa della pandemia di coronavirus attualmente ancora in corso; è stato quindi distribuito sulla piattaforma Netflix a partire dal 13 novembre 2020. Per questo meraviglioso progetto, l’interpretazione di Sophia Loren è stata inserita nella lista delle migliori del 2020, posizionandosi al sesto posto, da Wesley Morris e A. O. Scott, noti critici del New York Times. Innumerevoli sono stati i riconoscimenti importanti ottenuti, tra i quali vanno assolutamente citati la recentissima vincita del Golden Globe 2021 per la migliore canzone con Io Sì (Seen) cantata da Laura Pausini, e la sempre recente candidatura al Premio Oscar 2021 della stessa colonna sonora. Inoltre, la candidatura agli Oscar 2021 è arrivata anche per il premio come miglior film in lingua straniera.
La storia inizia a Bari e Madame Rosa, interpretata dall’ormai anziana ma sempre meravigliosa Sophia Loren, è una donna ebrea sopravvissuta all’Olocausto. La donna ospita alcuni bambini, con storie familiari difficili, nella propria casa. Su insistente richiesta da parte del suo fidato medico, il dottor Cohen, Rosa accetta di ospitare Momò, un bambino turbolento, orfano e di origine senegalese. Inizialmente il loro è un rapporto piuttosto conflittuale, in quanto i due protagonisti sono diversi per molteplici aspetti: in primis per la notevole differenza di età, ed in secondo luogo a causa della forte differenza culturale, per etnia e religione. Momò, interpretato dal giovanissimo Ibrahima Gueye, frequenta persone tutt’altro che affidabili, e si trova infatti molto presto a lavorare per uno spacciatore di droga. Passano i mesi e tra Madame Rosa e Momò il rapporto cambia, la relazione turbolenta si trasforma in un’inaspettata e profonda amicizia: i due si affezionano l’uno all’altra, esprimendo un istinto protettivo reciproco e rendendosi conto di essere anime affini, legate da un destino comune.
Difficile esprimere a parole il senso di profonda empatia che i due protagonisti trasmettono al pubblico alla fine del racconto, che ha un esito drammatico e assai commovente. Sicuramente merito dell’autore del romanzo a cui il film è ispirato, il significato “religioso” che viene fuori dalla storia di Rosa e Momò è stato egregiamente interpretato dai due attori principali, entrambi di una bravura disarmante. In primo piano la sempre bellissima ed affascinante Sophia Loren, nel suo ultimo ruolo cinematografico, ed al suo fianco il giovane Ibrahima Gueye che, nonostante la tenera età, dimostra di essere pienamente all’altezza del ruolo ricoperto ed anche di poter tranquillamente recitare al fianco di una delle più grandi icone del cinema internazionale. Il racconto è ricco di emozioni forti e crude, gravemente drammatiche e di rara profondità intellettuale. Una storia triste, ma che trasmette speranza ad un pubblico sensibile e raffinato. La storia che viene proposta, infatti, è piena di sensazionali spunti di riflessione, e spinge lo spettatore attento ad intraprendere un viaggio interiore, spiegandogli il concetto di umanità ed integrazione in maniera fine ed elegante. L’argomento, che è assai difficile da affrontare, non viene mai banalizzato, ma accarezzato con grande maestria ed intelligenza emotiva, concetti purtroppo non sempre comprensibili a tutti. Per questo motivo, e nonostante la grazia col quale un tema complicato è stato affrontato con semplicità e dolcezza, la visione del film è consigliata ad un pubblico adulto, pronto ad un’autentica riflessione, e caratterizzato da un elevato valore morale.