Rt, curva dei contagi, sintomatici o asintomatici, virologi e comitato scientifico, docm e lockdown, didattica a distanza e zone rosse sono le parole chiave che sentiamo ripetere come un mantra da mesi e, nelle ultime settimane, con una insistenza fra tv, radio, website e social media, quasi da incubo.
Allo sfiorare dei 30mila contagi, diviene legittimo aspettarsi un nuovo discorso del presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte con inevitabile ulteriori misure restrittive.
La voce che gira da Palazzo Chigi é di essere ad un passo da un lockdown…con misure differenziate territorialmente e la definizione di probabili zone rosse nelle città o regioni con il maggior tasso di contagi.
Da parte delle Regioni arrivano forti proteste con la richiesta di una uniforme applicazione delle misure di sicurezza e di restrizioni, con possibile limitazione agli spostamenti a partire dalle 20.00 su tutto il territorio nazionale.
Il problema resta che, nonostante le disposizioni dei precedenti giorni che hanno generato proteste e sommosse da Nord a Sud con scene raccapriccianti e preoccupanti, le impennate della curva dei contagi non scemano e, soprattutto, non scemano come ci si sarebbe aspettato.
Tanti gli ospedali in affanno, tanti i reparti convertiti in covid con l’inevitabile conseguenza di trascurare gli altri pazienti in attesa di interventi o assistenza sanitaria, tanti i modulari militari che stanno offrendo il proprio contributo, centinaia di cittadini in attesa dei tamponi da parte delle Asl costretti per riprendere la loro vita, lavorativa e familiare, a pagarlo di tasca propria a costi via via più esosi e proibitivi, la oggettiva difficoltà, ormai verificatasi, del tracciamento vista la elevata consistenza numerica degli ammalati di Coronavirus.
E così la politica sia nazionale che regionale brancola nel buio e non riesce a far quadrare una soluzione che risulti quantomeno gradevole.
Le persone non sembrano ben disposte ad accettare alcuna forma di limitazione della propria libertà personale, anzi per un certo inconscio o conscio rifiuto scorazzano per le vie della città, mai trafficate come ora, passeggiano con frenesia, affollano vivamente i centri commerciali, si incontrano furtivamente e trasgrediscono volentieri alle raccomandazioni tanto care al Governo.
Questa volta, a fronte del tanto avversato lockdown, non siamo predisposti a cantare a squarciagola, a reverenziare medici e infermieri, al corale “volemose bene”, perché gli animi si sono surriscaldati, la paura del futuro dai tratti sempre più insicuri ed incerti spaventa e atterrisce, la crisi economica si abbraccia tristemente con la crisi sociale ecco perché si invocano, a tutta voce, decisioni governative uguali per tutto il territorio nazionale.
E così lo stress prova anche i governatori più coriacei.
De Luca, dopo aver raggiunto quota 3000 ammalati, ha deciso di chudere anche le scuole dell’infanzia ed in una diretta facebook, seguito come sempre con grande popolarità, ha attaccato con un grosso scivolone le mamme e il desiderio dei bambini di tornare in classe, quasi fosse una eresia, tanto da aver provocato l’ira funesta delle mamme costrette alla dad e ad una difficile, se non impossibile, gestione familiare, perché non é concepibile per il Governatore un amore per la scuola da parte degli alunni, anche più piccini, nutriti con “latte al plutonio”.
Questa la provocazione.
Un’onda di indignazione si è immediatamente riversata sui social, a partire dalla madre della bambina interessata dalla vicenda narrata da De Luca che ha costretto l’oratore salernitano ad un passo indietro e ad una pronta rettifica con tanto di scuse per le mamme e i bambini.
Alla stessa stregua, il fermo Toti, alla guida del governo regionale ligure, nel dare i numeri di contagiati e morti per covid, ha dato i numeri nel vero senso della parola, affermando che su 25 deceduti, ben 22 sono anziani non utili né funzionali “alla produttività del paese”.
Triste a dirsi e a sentirsi trattare così i nostri nonni, zii, genitori, relegati ad essere mere nullità al superare una certa età, dimenticando quanto doloroso, invece, sia non poter stare in loro compagnia e rischiare, con tutta questa indecisione e approssimatezza nelle soluzioni politiche, la loro vita, rinunciando alla vicinanza degli affetti e dei parenti.
A fronte della bestialità detta e dell’insurrezione popolare sui social, Toti ha fatto mea culpa e ha dichiarato che la sua affermazione fosse stata estrapolata da un discorso di più ampio respiro e fraintesa.
Certo é che il suo pensiero non é molto lontano dalle intenzioni che trapelano dal Governo secondo cui gli over 70 sarebbero fortemente limitati negli spostamenti per la loro salute ed incolumità, in quanto i più esposti alle conseguenze negative del virus e i più presenti nelle corsie degli ospedali.
La pandemia non sta solo distruggendo un’economia nazionale che con i giusti interventi di sostegno e di rilancio potra’ indubbiamente riprendersi, ma sta commettendo cose ben più gravi sul piano della vita di ciascuno, costretti a fare i conti con la logica del sospetto nei confronti dell’altro, costretti ad un senso di vergogna quasi di giustificazione laddove positivi, costretti a vivere e convivere con la propria solitudine, costretti a vedere i nostri figli interloquire con aule, maestre e compagni virtuali, costretti a non respirare più profondamente la vita che ci circonda a viso scoperto senza la coltre di una mascherina, necessaria, però, per proteggerci e proteggere.