Chi non ha mai sentito parlare di ansia e attacchi di panico? La parola “ansia” ormai è entrata nel nostro linguaggio comune, sentendo dire spesso “ua c’ho l’ansia” oppure “che ansia che sei” questo proprio a sottolineare quanto viviamo in una società caratterizzata da tempi frenetici che a volte non riusciamo a gestire e ci stressa notevolmente. L’ansia può essere definita come l’anticipazione di un pericolo che non c’è ancora ma che potrebbe esserci, che si sta avvicinando o ce lo immaginiamo.
E cosa succede quando questa ansia non riusciamo a gestirla? Beh, si potrebbe davvero parlare tanto di tutti i disturbi d’ansia e dei sintomi correlati ma ci concentreremo in particolare a una manifestazione tra le tante dell’ansia: gli attacchi di panico.
Un attacco di panico è caratterizzato da un insieme di sintomi per nulla piacevoli, quali:
- sensazione di soffocamento;
- paura di impazzire o morire;
- battito cardiaco accelerato;
- sudorazione;
- respiro affannato o iperventilazione;
- dolore o fastidi al petto;
- sensazione di vertigini;
- nausee o fastidi alla zona addominale;
- percezione di essere distaccati da sé stessi;
- brividi o vampate di calore;
- paura di perdere il controllo.
Però attenzione! Un attacco di panico non deve essere visto come qualcosa di assurdo o di completamente anomalo, perché un singolo attacco non viene considerato un disturbo. Anzi, dicono che almeno una volta nella vita di una persona si becca un attacco di panico. Quindi avere un attacco di panico non determina un disturbo, il problema è quando si sviluppa la paura di averne di nuovi, definita ansia anticipatoria, portando a condotte di evitamento di tutte quelle situazioni dove si teme di avere un attacco di panico. Questa situazione, che condiziona la vita di una persona e ne altera il funzionamento, si definisce Disturbo di Attacco di Panico.
In estate sembra che le persone che soffrono di attacchi di panico hanno più episodi, come se fossero più suscettibili in questo periodo dell’anno. La spiegazione degli studiosi è che queste persone sono molto attente a tutte quelle modificazioni corporee legate al battito cardiaco, alla temperatura. L’afa può favorire una sensazione di “fame d’aria”, la pressione bassa una sensazione di vertigini. Quindi è abbastanza intuitivo comprendere come l’estate e dunque le alte temperature possono alimentare quelle sensazioni solitamente associate all’attacco di panico, scatenando preoccupazioni nelle persone del tipo “Mi sta per venire un attacco di panico, lo sento” e creando una sorta di profezia che si autoavvera perché così facendo davvero si scatena un attacco di panico! Inoltre con il caldo si dorme di meno, aumentando lo stress delle persone e quindi rendendole più predisposte ad un vissuto ansioso generale. Quindi gli effetti fisici del caldo vengono erroneamente interpretati come precursori di un attacco di panico, innescando il meccanismo sopra citato e spiegando la loro aumentata frequenza con la bella stagione.
Quindi cosa fare?
- Evitare di uscire nelle ore più calde e afose
- Bere molta acqua e seguire un’alimentazione equilibrata e ricca di vitamine e Sali minerali evitando alimenti eccessivamente proteici e calorici.
- Comprendere che gli effetti fisici del caldo possono erroneamente esse confusi con l’esordio di un attacco di panico
- Se la situazione dovesse diventare invalidante, chiedere l’aiuto di uno specialista. Ad oggi la psicoterapia cognitivo-comportamentale sembra essere il trattamento d’elezione per questo tipo di disturbi, con risultati pari o superiori a quello dei trattamento farmacologici.