La leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso ebbe inizio nella Spagna del XV secolo a Toledo, sede di un’associazione denominata la Garduña, fondata nel 1412. Gli affiliati a questa società agivano seguendo un preciso modello comportamentale: l’onore, e il forte legame verso la religiosità.
In questa associazione vi erano i fratelli Osso, Mastrosso e Carcagnosso che con la complicità di governanti, giudici, amministratori e uomini di chiesa, agivano indisturbati e impuniti per i loro ripetuti misfatti.
Un giorno, l’onore della loro sorella venne oltraggiato da un uomo protetto dal re di Spagna.
I tre fratelli decisero di vendicare l’offesa, lavandola col sangue dell’uomo.
Dopo il delitto però, vennero riconosciuti colpevoli di omicidio e condannati ad una lunga prigionia nella lontana isola di Favignana, (all’epoca appartenente alla corona aragonese), all’interno della fortezza di Santa Caterina.
I tre anche se rinchiusi in una angusta cella non si persero d’animo, decisero che il luogo dove erano stati rinchiusi diventasse un luogo sacro e inviolabile. Ogni giorno stabilivano le regole di una nuova società. Si votarono a Gesù Cristo,(prima di nominarlo, si facevano il segno della croce), a San Michele Arcangelo, che con lo spadino in mano e la bilancia decide la giustezza e l’ingiustizia e a San Pietro, che detiene le chiavi per aprire tutte le porte.
Scrissero regole, codici, formule segrete, riti di ammissione e affiliazione, simboli esoterici, parole chiavi.
Favignana fu la dimora dei tre uomini per quasi trent’anni. Dopo quel soggiorno forzato sul suolo siciliano i fratelli avevano messo a punto molteplici leggi di sangue e di guerra che avrebbero consentito ai futuri adepti di crescere e moltiplicarsi.
Una volta riacquistata la libertà i tre fratelli, giurarono, sul sacro vincolo della famiglia e della fede, reciproco rispetto e fedeltà per tutta la vita.
Si separarono, Osso decise di restare in Sicilia per divenire il fondatore di Cosa Nostra.
Mastrosso, decise di andare in Calabria dove creò la ‘Ndragheta.
Carcagnosso decise di salire fino in Campania dove diede vita alla prima struttura malavitosa della Camorra.
Ancora oggi sappiamo quanto sono importanti i rituali in queste organizzazioni criminali, potremmo dire che sono un po’ come la Bibbia per un cristiano, questi rituali (ad esempio quelli per affiliare i giovani) vivono ancora oggi questa oscura malia da questa nefasta leggenda dei cavalieri spagnoli.
Il mito e le origini (da Wikipedia)
Secondo Marc Monnier, rettore della Università di Ginevra, il termine camorra sarebbe derivato da gamurra e avrebbe avuto origine non napoletana, bensì sardo-pisana: la prima citazione del termine si ha infatti in un documento medievale pisano. Una delle tante ipotesi storiche della camorra vede questa nascere e svilupparsi in periodo medievale nei quartieri portuali della città di Cagliari intorno al XIII secolo, quando era necessario per Pisa, controllare gli isolani ed evitare che questi potessero unirsi e creare sommosse. Pisa avrebbe così ingaggiato dei sardi facendoli costituire in bande di mercenari armati, il cui compito era quello di pattugliare i diversi borghi e mantenere così l’ordine pubblico. Tale modalità di contenimento dei conflitti e gestione di potere sarebbe passata in seguito dalle mani dei dominatori pisani a quelle dei governatori aragonesi: protettorato, gabelle, gioco d’azzardo e tangenti avrebbero fornito loro le entrate necessarie per mantenere in piedi tale organizzazione malavitosa, composta e diretta da capibastone della plebe. Questa ipotesi storica vuole che i gruppi di mercenari sardi abbiano, a un certo punto, lasciato Cagliari e la Sardegna alla volta della Campania, stabilendovisi, durante il governatorato spagnolo. A differenza delle altre organizzazioni criminali campane, diffuse soprattutto nell’entroterra rurale, tale organizzazione gruppale attecchì velocemente nel territorio partenopeo, tra la popolazione locale nei quartieri più popolosi, evolvendosi autonomamente in una struttura di famiglie (o clan) capitanate da criminali provenienti dai più bassi strati della società napoletana dando vita alla camorra propriamente detta, oltre a fungere da mercenari pagati dagli alti ceti sociali per esercitare il controllo delle bische, si rendevano allo stesso tempo anche autori di soprusi, abusando del potere loro conferito. Queste bande infatti commettevano illeciti ai danni dei popolani.