Per fortuna l’Italia non esporta solo pizza e tradizioni oltreoceano, ma anche cultura. Natalia Ginzburg torna a farsi leggere in America e il New York Times ne parla come “Una dei grandi autori italiani del ventesimo secolo”. Molti parlano di Effetto Ferrante per il successo planetario dell’ “Amica geniale” e quindi di una riscoperta degli autori italiani, intanto sugli scaffali delle librerie americane fanno capolino i titoli della Ginzburg alcuni dei quali hanno subito un restyling con nuove traduzioni, più moderne.
In Inghilterra tutto ciò è accaduto lo scorso anno ed anche qui ricorre il paragone con Elena Ferrante: “E’ un po’ come leggere la Ferrante, con la differenza che, mentre leggi la Ferrante, ti sembra di fare una nuova amica, mentre con la Ginzburg è più trovare un mentore”, ha scritto di recente su The Guardian la critica letteraria Lara Feigel.
Da sottolineare che gli U.S.A. hanno manifestato grande incostanza nei riguardi della scrittrice facendo un po’ di tira-e-molla, inizialmente liquidandola come autrice minore a causa del suo interesse per la vita familiare, probabilmente tema di poco spessore per i mangiatori di hamburger.
Lessico Famigliare è stato ri-recensito e promosso a pieni voti da Cynthia Zarin che afferma: «La cosa migliore che si può dire di questo libro è che è un capolavoro. C’è qualcosa di Beckett nella prosa di Ginzburg; e qualcosa di Cechov, che ammirava molto; e qualcosa delle ultime opere di Shakespeare, dove la tragedia spesso avviene fuori dal palcoscenico. È uno dei misteri della vita che quello che rende le tragedie sia sopportabili, sia insopportabili è la stessa cosa: che la vita va avanti».
Di seguito i titoli proposti negli Stati Uniti.
E’stato così
E’ la storia di un amore disperato e geloso, rivissuto a ritroso da una moglie assassina. E’ una confessione di dolorosa chiarezza per raccontare un matrimonio di solitudine dove una donna, schiacciata da un diffuso senso d’inferiorità, sopporta per anni la stramba relazione extraconiugale del marito finché si accorge di possedere anch’ella un mezzo per fermare il vortice di riavvicinamenti e partenze, per impedire che lui vada via di nuovo.
Caro Michele
Una madre già avanti negli anni ma ancora giovane e un figlio lontano fisicamente e ancor piú (e soprattutto) distante nelle idee, nelle esigenze, negli affetti e nei dolori. Un figlio per il quale la madre prova rancore, ma dal quale non riesce a staccarsi; e l’ultimo, irrescindibile cordone ombelicale è fatto di sole lettere. Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall’incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.
Lessico Famigliare
La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg: “Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l’acido cloridrico’, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole”.