Si è conclusa con un albo esplosivo la miniserie in 3 albi Nathan Never Deep Space che ci ha fatto compagnia per tutta l’estate. L’intera saga ovviamente va considerata con il titolo Yari Kiran, personaggio misterioso ed enigmatico dall’oscuro passato creato da Mirko Perniola e “tradotto” graficamente, insieme a tutto il contesto nel quale è inserito, da Ivan Calcaterra.
La resa dei conti arriva con il terzo albo La rana e lo scorpione, mentre qui e qui potete recuperare le recensioni delle precedenti due uscite.
Quello che era ancora da svelare, inclusi i reali intenti di Yari Kiran, giunge al lettore in questo terzo albo con risposte molteplici e su più fronti che non è assolutamente il caso di svelare qui, pena un eccesso di spoiler; pertanto, da qui in poi cercheremo di contenere al minimo le rivelazioni, ma l’avviso resta valido per chi ancora dovesse leggere l’albo.
Nella prima parte ci viene raccontato tutto ciò che c’è da sapere sulle origini di Yari e sul suo pianeta, un mondo del tutto peculiare dove tutti sono asserviti ed omologati ad una sorta di forza invisibile ed immanente, il Kurban, un superorganismo che include tutti i segmenti di vita e al quale tutti appartengono senza possibilità di scelta.
Yari se n’è tirato fuori a sue spese, ribellandosi e trovando rifugio sulla Terra, dove ha potuto inebriarsi di sensazioni inedite attingendo ad esse con il suo olfatto sovrumano. Nathan ha sin dal primo momento nutrito dubbi sulla reale natura dell’alieno e sui suoi scopi, ma ha dovuto metterli a tacere per timore di essere giudicato “razzista” nei confronti del diverso.
Sta in questi concetti il messaggio che lo sceneggiatore ha distribuito nella sua storia, con una metafora sull’accettazione di chi non è come noi, ma anche su quanto sia troppo comodo e semplice lasciarsi viziare uniformandosi alle convenzioni sociali.
Se la connotazione negativa del personaggio Yari che emerge proseguendo nella lettura è innegabile, non si può però non soffermarsi sulle sue evidenti ragioni e sul suo anelito ad una maggiore libertà individuale.
Lascia infine riflettere, insinuando dubbi, la conclusione dell’albo, con la sua particolare rilettura sotto un diverso punto di vista della celebre favola della rana e dello scorpione.
Tra i pregi della miniserie va di certo annoverata l’unità artistica e grafica ottenuta, nonostante l’intera miniserie sia stata disegnata a più mani, affidando a Ivan Calcaterra lo studio e la realizzazione delle caratteristiche di Yari e del suo mondo. È Calcaterra stesso ad aver realizzato le prime 18 tavole di La Rana e lo scorpione, salvo lasciare poi a Massimo Dall’Oglio il compito di completare l’opera.
L’intero epilogo della miniserie Deep Space è così realizzato in uno stile totalmente diverso, che si può definire da “mangaka” in tutto e per tutto, dalla caratterizzazione dei personaggi alla disposizione delle vignette nelle tavole, in una sorta di contaminazione tra diverse interpretazioni del fumetto.
L’esperimento è di certo interessante ed apre nuove vie alla principale testata di genere fantascientifico di casa Bonelli, come già si era provato in alcuni numeri di Agenzia Alfa o nella miniserie Nathan Never Generazioni dove proprio Dall’Oglio ha dato il suo contributo. In questa circostanza, però, l’impressione è stata quella di una disunità grafica troppo spiccata se inserita in un’unica grande macrostoria: è stato spiazzante passare dalle tavole di Calcaterra, di Simona Denna e di Silvia Corbetta, tutte bene o male appartenenti ad un filone abbastanza tradizionale per un lettore di Nathan Never, a quelle di un fumettista con evidenti diverse fonti di ispirazione.
Il trittico di copertine si conclude con una bella opera dello stesso Calcaterra, che traspone Nathan sul pianeta di Yari in una dinamica immagine nella quale riecheggia lo scontro finale tra i due.
uscita: 25/08/2020
Formato: 16×21 cm, b/n
Pagine: 96
Soggetto: Mirko Perniola
Sceneggiatura: Mirko Perniola
Disegni: Massimo Dall’Oglio, Ivan Calcaterra
Copertina: Ivan Calcaterra