L’allerta pandemica nelle ultime settimane è divenuta sempre più reale e consistente.
Su tutto il territorio nazionale si assiste ad un incremento di contagi da coronavirus e conseguente necessità di ricoveri, con un andamento in su della nota curva epidemiologica che spaventa e, di certo, non rassicura soprattutto in un momento dinamico e frenetico come questo.
Seppur ferragosto è ormai alle spalle e con esso il timore di innumerevoli raggruppamenti umani di fronte a braci fumanti e roventi di salsicce e spiedini imbevuti in cocktail di anguria, in quest’ultimo scorcio di agosto 2020 il desiderio dell’estate non fa, difatti, desistere dalla tentazione vacanziera milioni di italiani, in dirittura di arrivo se non addirittura partenza su coste estere, in barba alla bombardante promozione – anche ministeriale – delle vacanze da trascorrere assolutamente nella nostra bella Italia.
Se volgiamo lo sguardo alla fase della chiusura forzata – comunemente indicata col termine anglosassone lockdown – e ai mille buoni propositi da marinai a cui tutti ci siamo aggrappati promettendo infiniti comportamenti integerrimi, quando l’idea di allontanarsi da casa senza una plausibile giustificazione atterriva e di per sé imponeva una resa alla via di fuga, oggi la situazione é precipitata in senso opposto con una incorreggibile voglia di trasgredire e dimenticare moniti e consigli di virologi, tuttologi, opinionisti e, pure, della nonna!
L’apertura delle regioni, la libertà di andare al mare o, comunque, nelle località turistiche, l’eliminazione dei plexiglass dalle nostre vite e la totale anarchia nel rispetto delle regole di distanziamento in qualunque fascia di età – con picchi di strafottenza negli adolescenti che ancora si illudono erroneamente, considerato il nuovo target di ammalati sempre più giovani, di essere asintomatici ed immuni alla malattia – fanno temere che la fase 2 stia tremendamente fallendo il suo obiettivo di rilanciare l’economia e l’Italia nella speranza di un ritorno alla normalità che, giorno per giorno, sembra sempre più una meteora, con un settembre alle porte, tutto a sorpresa, buio e poco certo, per noi e per i nostri figli in quanto la prima istituzione pubblica ad essere travolta da una eventuale ricaduta pandemica sarebbe la scuola nonostante gli immani sforzi per metterla in carreggiata e farla ripartire a tutto tondo con sedie dotate di supporti rotanti, braccialetti anticovid e forme di didattica all’aperto in alternanza ad una a distanza, ormai, collaudata.
Le spiagge sono sempre più invase da gente assembrata in totale disinvoltura; giovani in apericena, impegnati in serate da scatenati danzatori aspiranti “Bolle” e sospirate partite di pallone come se il virus non avesse mai sfiorato il respiro di tutti; vacanzieri di ritorno da zone attenzionate con tanto di souvenir in valigia fatto di Coronavirus e calamite da apporre all’immancabile frigo argenteo; lidi con ombrelloni non distanziati, lettini e sdraio non sanificati, coinvolti dalla marea umana, o forse meglio dire disumana, e noncuranti delle forme minime di precauzione come l’uso della mascherina, sempre più un optional dimenticato.
Tutto questo stato di cose unito all’incremento dei contagi di ritorno ha fatto allarmare i governatori regionali che hanno sensibilizzato il Governo centrale e chiesto nuove restrizioni con una “stretta” sulle libertà soprattutto degli infra trentenni, con l’indecisione se chiudere o no le discoteche o farle rigenerare a nuova vita con il Governo al tavolo per trovare una soluzione conciliante ed economicamente soddisfacente, con i Briatore nottambuli in preda a crisi isteriche per il contraccolpo nei guadagni che una tale decisione comporta, essendo stata definitivamente approvata la chiusura almeno fino al 7 settembre e il contestuale divieto di ogni forma di capannello di balli ovunque nei lidi, sulle spiagge, nelle strutture ricettive, nei bar ovvero l’imposizione – rinnovata per l’ennesima volta – dell’uso obbligatorio della mascherina in luoghi aperti quando ci sono più persone, particolarmente stringente dalle ore 18 alle 6 del mattino.
Ogni amministrazione si é poi regolata in autonomia, chi impone la mascherina sempre; chi in particolari fasce orarie o particolari zone di ritrovo dove il rischio assembramento é più alto com’è avvenuto nella bella isola caprese; ovvero chi richiede un numero di persone da tre in su, come in alcuni paesi della incantevole Costiera sorrentina, ferma restando la nuova Ordinanza del Ministero della Salute varata appena ieri sera non derogabile in pejus dai consigli regionali.
Il tallone d’Achille degli italiani é di nuovo molto dolorante perché il senso di responsabilità in cui si è creduto un po’ utopisticamente ha manifestato il suo fallimento facendo acqua da tutte le parti: tanti sono i cittadini responsabili che rispettano le regole e restano fedeli al divieto di assembramento gratuito seppur a chiederlo é la circostanza ludica e incantata della voglia di godersi la vacanza ma tanti, troppi hanno già dimenticato o, semplicemente, rimosso ciò che é stato e che è ancora.
Pochi giorni fa ha destato un certo clamore il post di un infermiere della Capitale che in vernacolo romanesco allerta tutti sull’importanza della mascherina e del rispetto delle norme anticovid che non sono per nulla scomparse, anzi in un momento come questo con incontri tanto frequenti e ravvicinati, vanno tenute ancora più in debita considerazione. Nelle sue parole la rabbia per ciò a cui si assiste ancora, con indifferenza e colpevole noncuranza e con una perseverante e rimproverabile conduzione di vita tornata alla normalità, quando cosi non é!
L’infermiere in questione, senza aver fatto alcun giorno di ferie, continua a grondare litri di sudore nella palandrana anticovid che, tuttora, é costretto ad indossare per poco più di una indennità di 100 euro al mese a fronte di ammalati che imperversano ancora nelle corsie degli ospedali. Alla fine si lascia andare a veri e propri improperi contro l’incoscienza e la irresponsabilità collettiva, cercando col suo modo diretto e sofferto e il suo persistente ed encomiabile impegno quotidiano di dare una scossa all’orda di potenziali infetti in circolo in piena libertà nel Paese.
Negazionisti o allarmisti, ottimisti o pessimisti, politici o virologi, giovani e meno giovani, siamo tutti vulnerabili dinanzi al virus e alla sua invisibile ascesa.
Non sappiamo se siamo di fronte ad una psicosi da Coronavirus come millanta qualcuno, non sappiamo il primo settembre cosa succedera’ né se le scuole apriranno o se questa terribile temibile nuova ondata della Pandemia ci costringerà ad un nuovo fermo delle nostre vite come preannunciano i virologi più preoccupati, ma sappiamo, perché lo abbiamo già vissuto, quanto é temibile come avversario questo nemico coronato; non sappiamo però cosa questo comporterà non alle nostre singole vite che verranno di nuovo travolte ma al senso di appartenenza ad una comunità che sembrava aver trovato una strada, una luce nelle sonate dai balconi o negli abbracci simbolici nella distanza di un contatto inesistente ed é questo sentimento che dovrebbe animarci e spingerci tutti ad agire più responsabilmente, avendo cura di sé stessi e degli altri, in un impeto che dovrebbe insorgere naturalmente spontaneo e volontario e non sotto la minaccia di salate multe ai nostri portafogli e discutibili sculacciate governative.