Il palazzo Como è un palazzo rinascimentale sito in via Duomo a Napoli. Dal 1888 è sede del Museo Civico Filangieri.
il palazzo era proprietà di Giovanni Como, figlio di Girolamo, che, nel 1450, con l’aiuto del fratello Fabio, acquistò una casa vicina e un giardino con fontane per ampliare la propria dimora. Purtroppo, con il susseguirsi degli anni, in seguito al declino della dinastia aragonese, anche la famiglia Como cadde in rovina e decisero di affittarlo, prima ai canonici della Cattedrale, poi, nel 1567, a Tommaso Salernitano, che lo utilizzò fino al 1587, anno in cui la proprietà venne venduta a Marcello de Bottis. Quest’ultimo, però, per ragioni sconosciute, abbandonò il palazzo dopo pochi mesi e lo lasciò alla Congregazione di Santa Caterina da Siena i frati che entrarono in possesso dell’edificio lo trasformarono in monastero. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi, l’austriaco Antonio Mennel lo utilizzò come fabbrica di Birra. Successivamente, l’Ordine della Venerabile Giovanna de Lestomac occupò l’edificio, dopo una parentesi che lo vide sede per gli alloggi delle truppe austriache. Anche in questo caso, però, la loro permanenza non durò molto a causa del crollo della volta del refettorio, nel 1826, il palazzo fu dimora dei padri Minori Osservanti che vi rimasero fino al 1863, quando ci fu una nuova soppressione degli ordini religiosi. A metà XIX secolo, Palazzo Como a causa dei lavori di allargamento di via Duomo misero seriamente a repentaglio la sua permanenza. Ma alla fine, invece di abbatterlo, decisero di farlo arretrare di una ventina di metri. Il palazzo poi venne destinato a museo grazie all’intervento di Gaetano Filangieri junior, principe di Statriano, che propose all’allora sindaco di Napoli (Girolamo Giusso), di conservarvi le opere di sua proprietà.
Tutte queste vicissitudini sembrano che siano riconducibili ad uno o più spiritelli che occupavano la dimora.
La leggenda popolare che aleggia sul palazzo, racconta che l’abitazione fosse infestata da un Munaciello” (o monaciello), ” che in napoletano significa letteralmente piccolo monaco, che è una delle figure esoteriche più famose e caratteristiche della tradizione partenopea. Si tratta di una figura rappresentata come un ragazzino deforme vestito con il saio dei frati domenicani. Secondo la leggenda ancora oggi per le sale del palazzo sembrerebbe esserci lo spiritello che si diverte a spaventare i visitatori con rumori improvvisi.