È successo ancora e ancora.
Di nuovo un uomo, un marito, un ex ha ferito e ucciso la donna che diceva di amare tanto.
Impossibile… una conta sempre più drammatica che vede giorno dopo giorno nuove vittime, nuove storie, nuove tragedie familiari.
E quello che stupisce è l’efferatezza della persona “normale” che arriva a nascondere il corpo nel cofano dell’auto scappando via nel tentativo di una fuga per farla franca!
La molla è sempre la stessa: esercitare la potenza della supremazia e annullare l’altro che ha voluto chiudere la relazione.
Nella storia di Anna, c’è un aspetto inquietante che rende tutto più drammatico ovverosia la consapevolezza del pericolo del suo ex tanto da aver sporto denuncia per ben due volte nei giorni che hanno preceduto la sua morte e da spingerla a trasferirsi a vivere dalla madre proprio perché aveva paura di certi comportamenti, violenti e sospetti.
Eppure lei è l’ennesima vittima di una denuncia inascoltata , di un grido di allarme finito nel vuoto, di una svista dello Stato che avrebbe dovuta tutelarla e salvarla mentre lei è finita nelle grinfie spietate del suo aguzzino.
Tutto evitabile se quelle denunce avessero avuto un seguito…in tempo utile!
C’e’ come una regressione dei comportamenti impregnati da un maschilismo imperante e malsano volto a screditare la donna e cancellarne dignità, esistenza, libertà.
Se da Sorrento ci spostiamo a Palermo fa rabbrividire la storia dello stupro di una ragazza in una serata di luglio da parte di un gruppo di ben 7 ragazzi.
Ad incastrarli non solo la denuncia della ragazza ma video e chat in cui descrivevano quanto avvenuto e le strategie per nascondere e far sparire i loro cellulari con le prove ivi contenute.
Ragazzi così giovani che si improvvisano violentatori in branco, in base ad un accordo neanche tacito ma chiaro dopo aver deliberatamente deciso di renderla inerte facendola ubriacare…una follia di gruppo che è imperniata di una profonda crudeltà e soprattutto di una consapevole decisione perché da soli si può essere preda di un raptus per modo di dire ma in compagnia determinarsi a tanto è segno di una precipua volontà di fare del male, umiliare, annientare l’altro.
E poi la loro età non giustifica assolutamente una proiezione alla violenza così forte…è l’età delle avventure, delle energie positive, della costruzione della personalità, della programmazione di un futuro con entusiasmo e invece probabilmente finiranno in galera in caso di condanna.
Fiorella Mannoia cantava nella sua famosa canzone l’incomprensione delle donne da parte degli uomini e la loro sofferenza per amore.
Attualizzata quella canzone potrebbe diventare “quello che le donne denunciano” o almeno ci provano con coraggio quotidianamente e da anni mentre imperversa una violenza di genere sempre più netta…più frequente…più inaudita…
La rivoluzione sarebbe quella di improntare una nuova educazione dei sentimenti e delle emozioni compresa una capacità di gestire la fine delle relazioni quasi sempre vera causa dei femminicidi, senza considerare la difficoltà di accettare il ruolo della donna nella società…ancora oggi, seppur sembri paradossale, un ruolo che non solo va qualificato come paritario, ma identitario di una identità portatrice come è di propri valori, di propri diritti, di proprie libertà, di dignità che nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di annientare.