Ormai lo sappiamo quest’anno, il coronavirus ha fermato la processione che, secondo la tradizione, nel pomeriggio del sabato che precede la prima domenica di maggio, si è sempre tenuta dal Duomo alla chiesa di Santa Chiara, con la teca contenente il sangue e con il busto di San Gennaro, Santo Patrono di Napoli e della Campania, unitamente alle statue di alcuni Santi compatroni. L’appuntamento, con l’attesa del miracolo della liquefazione del sangue, di solito vede la partecipazione di migliaia di persone, ma all’epoca del Covid 19. scenario impensabile per l’inevitabile folla, come ogni anno gomito a gomito. In questa occasione, si verificava (quasi sempre) l’evento della liquefazione del sangue del martire. Lo storico Paolo Jorio, direttore del Museo del Tesoro di San Gennaro, non ricorda nessun precedente, “nemmeno durante la guerra la processione è stata fermata”. . Riccardo Imperiali di Francavilla, sangue blu nelle vene, delegato per gli affari legali della Deputazione, comunica che la cerimonia si svolgerà in cappella, probabilmente a porte chiuse. Nel corso della messa la teca con il sangue del Santo Martire sarà portata all’altare dal Cardinale Sepe per dare inizio alla celebrazione e al termine riportata nella cappella. Ma il miracolo non può mai saltare, a volte si fa attendere ma il Santo non ha mai tradito i suoi devoti.
La processione si svolgeva in ricordo della traslazione delle reliquie del Santo dal cimitero posto nell’agro marciano, nel territorio di Fuorigrotta, a Napoli, fino alle Catacombe di Capodimonte, poi denominate, per questa ragione, di San Gennaro. La processione di maggio era detta anche degli infrascati, per la consuetudine del clero presente di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne e’ memoria la corona in argento che sovrasta il baldacchino che, in pubblico, custodisce la teca con il sangue del Santo.
Va detto che noi siamo napoletani e sappiamo che:” Il Santo ci protegge anche senza la processione”.